Auto

Nuova, utilitaria, italiana e che rispecchi l’autista.  Cadono tutti gli stereotipi di genere: in fatto di auto le donne italiane hanno le idee chiare. Nello scegliere un nuovo veicolo sono razionali, puntano sulla concretezza e sul costo finale del veicolo. Niente fronzoli, le macchine non sono solo "roba da uomini". Un’indagine effettuata su 250 donne (campione troppo piccolo) da Gfk Eurisko, per conto di Automobile.it, sfata molti luoghi comuni sul legame motori e donne. Anche per l’automotive, le donne sanno cosa vogliono. Sono delle acquirenti razionali: la maggioranza delle intervistate (85%) valuta le caratteristiche tecniche e i costi prima dell’acquisto e solo una minoranza (15%) è un acquirente emozionale, che non si lasciano conquistare solo dal design. La maggior parte di esse (61,1%) preferisce un’auto nuova, l’usato tiene bene (38,9%), di piccola o media cilindrata e che consumi poco. I segmenti più popolari risultano essere proprio le utilitarie (49,8%) e le citycar (23,6%), in poche preferiscono le station wagon (2,4%), non solo perché più facili da guidare ma soprattutto perché più economiche. Stesse linee guida per quanto riguarda i marchi. Fiat è la più richiesta dalle automobiliste (34%) seguita da Lancia (9%) e Toyota, Opel, Ranault e Ford (6%), chiudono Audi, Smart, Seat e Mini (1%). Quasi tutte le donne badano alla funzionalità del mezzo: 9 donne su 10 vedono l’auto come mero mezzo di trasporto, ma allo stesso tempo si guarda il lato esteriore del veicolo. Si acquista un veicolo che possa esprimere la personalità (33%) e capace di riflettere la posizione sociale (22%), un’auto che possa distinguersi dalla altre (49%). L’auto delle donne è utilizzata spesso nel tempo libero (84%), magari per lo shopping del weekend (83%), anche se metà del campione (50%) la utilizza anche per recarsi a lavoro. Donne che sanno cosa vogliono, virtuose anche alla guida del proprio veicolo. Dopo dieci anni di patente a punti le donne hanno visto sottrarsi meno punti degli uomini, solo il 25,44% delle multe con decurtazione di punti riguardavano il gentil sesso, ma si trovano a pagare una polizza auto più costosa per colpa dell’abolizione delle “quote rosa”.