L’Italia non investe in ricerca... e fin qui niente di nuovo. Ma all’estero s’investe sui ricercatori italiani ed è questo il caso di Alessandro Curioni, ingegnere chimico a capo del dipartimento del Computational Sciences di Ibm a Zurigo, incarico ottenuto dopo un’importantissima gavetta in USA.  E di che cosa si occupa esattamente Curioni? Beh, non proprio di bazzecole, se si considera che è uno tra coloro grazie ai quali a breve avremo una batteria per auto elettriche con un’autonomia di 800 km (e non c’è bisogno di essere esperti di settore per capire che sono tantissimi). Questo record è possibile grazie all’unione di litio più aria, al posto degli ioni di litio. Il primo prototipo si calcola sarà pronto l’anno prossimo, ma per la commercializzazione bisognerà aspettare ancora un bel po’: per ora si parla del 2020. Vero è che chiunque si accaparrerà il primato nella definizione di questa tecnologia, la farà da padrone per molti anni sulle innovazioni del settore automobilistico… anche perché è bene chiarire che il team di Zurigo non è l’unico che sta facendo ricerca in quello specifico campo, e a “concorrere” ci sono cervelli di fama mondiale, come Andreas Fischer per la tedesca Basf e Yang Shao Horn che guida il team di ricerca al bostoniano MIT.

Ma intanto che aspettiamo il 2020, a che punto è il settore della mobilità elettrica? Si parlava di incentivi statali, ma l’Unione giornalisti italiani dell’automotive si è riunita in una tavola rotonda dal nome “Green economy e automobile” e questo è l’esito: ''Gli incentivi non sostengono la domanda, non funzionano perche' sono orientati per il 90% alle societa', e non sono applicabili perche' si chiede alle aziende, per poterne usufruire, di rottamare auto vecchie di dieci anni, che sono circa 1.600 in tutta Italia''. Dunque troppo poche. Queste le parole di Romano Valente, presidente dell’Unrae, mentre l’AD di Fiat Sergio Marchionne sottolinea come, per chi produce auto elettriche, non ci sia alcun guadagno al giorno d’oggi. Un’altra esigenza che emerge prepotentemente è quella di adeguate infrastrutture utili a “ricaricare” le auto elettriche, attualmente troppo poche e quasi inesistenti al Sud Italia.

Intanto però, l’industria non demorde perché la ricerca di cui parlavamo all’inizio fa sperare in un cambio di rotta, ed ecco che anche in Italia le elettriche continuano a sfilare in bella mostra tra una fiera e l’altra, come la sempre più frequentata 4x4 Fest di Carrara, in Toscana, e che dedicherà dei dibattiti proprio all’avanzamento delle ricerche in questo settore.