
Aston Martin: storia della casa automobilistica
Tutto iniziò nel 1913 quando un meccanico di nome Robert Bamford decise di aprire, insieme al pilota Lionel Martin una concessionaria di auto Singer nel centro di Londra. In quegli anni avere a che fare con le automobili o con i motori in genere apriva la strada ad una serie di sperimentazioni che prima o poi avrebbero portato alla costruzione di una vettura, principalmente da corsa. Robert Bamford e Lionel Martin non erano da meno e dopo appena 1 anno decisero di cimentarsi nella realizzazione di un'auto da corsa montando sul telaio di un'Isotta Fraschini un motore Coventry e, propio con questo veicolo, Lionel Martin riuscì ad aggiudicarsi la Londra-Aston Clinton (ti ricorda qualcosa questo nome?). Dopo un altro anno vede la luce la prima creatura del marchio, la Coal Scuttle: una vettura biposto dotata di motore 1.4 litri benzina che viene bloccata a causa della Prima Guerra Mondiale quando i macchinari vengono sequestrati per essere poi riutilizzati a scopo bellico. Al termine del conflitto mondiale si susseguono una serie di cambi di proprietà dovuti ai risultati non propriamente positivi ottenuti dalle vetture prodotte. L'Aston Martin (o l'azienda che lo diventerà a breve) entra ufficialmente in crisi per la prima volta all'inizio degli anni '20. Una crisi economica e di idee che costringe Robert Bamford a mollare la presa ed abbandonare la società che si riprende solo grazie all'apporto economico di un certo Louis Zborowski, facoltoso nobile e pilota britannico. Nonostante le prime vetture prodotte nel 1922, la mancanza di successi costringe Zborowski a passare il testimone nelle mani di Lady Charnwood che mette l'azienda nelle mani del figlio, John Benson, il quale non può far altro che traghettare l'azienda all'ennesima bancarotta, una crisi talmente profonda che costringe anche Lionel Martin a lasciare.Aston Martin: l'era Renwick e Bertelli
Nel 1926, anno in cui Lady Charnwood esce di scena, subentrano Bill Renwick ed Augusto Bertelli che ne rilevano le quote e ribattezzano l'azienda con il nome che ancora oggi conosciamo: nasce ufficialmente l'Aston Martin. Questa "strana coppia" in realtà aveva ben poco di strano data la grande esperienza nel settore sia di Renwick che di Bertelli i quali erano proprietari di un'azienda specializzata in costruzione di motori aeronautici. La divisione dei ruoli era ben definita: l'investitore inglese a capo della sezione commerciale ed il genovese a supervisione della parte tecnica, grazie al quale le vetture realizzate iniziavano a a conquistare diverse vittorie nella classe Motorsport.Aston Martin: i cambi al vertice si susseguono
La storia dell'Aston-Martin è un alternarsi di momenti felici (pochi) e momenti difficili (tanti) che non consentono all'azienda di spiccare definitivamente il volo ma, nonostante i problemi, il marchio Aston Martin inizia ad essere conosciuto in tutto il mondo grazie all'acquisizione, nel 1947, da parte di David Brown, imprenditore inglese attivo nel settore agricolo. Sotto la sua guida viene acquisita la Lagonda, nasce la 2-Litre Sports (una spider prodotta in soli 15 esemplari) e debutta la prima vettura del marchio con la sigla DB (le iniziali del titolare) che contraddistingue da sempre una serie di modelli riconducibili al produttore inglese. Nel 1950 entra in produzione la prima DB2 e le vetture impegnate nei campionati sportivi (contrassegnate dalla sigla DBR) iniziano a regalare le prime soddisfazioni fino ad arrivare al 1959 anno nel quale Carroll Shelby alla guida di una DBR1 si aggiudica la 24 Ore di Le Mans e l'Aston Martin debutta in Formula 1 (abbandonandola poi nel 1960 dopo 5 GP disputati e e due sesti posti). Gli ingredienti per il salto definitivo erano tutti nell'aria ed infatti nel 1963, forte di un motore 4.0 a sei cilindri e di un design seducente realizzato dall'italiana Touring Superleggera, nasce la DB5 che fin da subito conquista una fetta impressionante di pubblico composto da automobilisti facoltosi. Il successo, quello vero, arriva però un anno più tardi quando il cinema proietta nell'Olimpo delle autovetture di fascia alta l'Aston Martin DB5 che in Agente 007 - Missione Goldfinger diventa la vettura ufficiale di James Bond. Sean Connery guiderà l'Aston Martin DB5 in Missione Goldfinger ed in altri 5 capitoli della saga trasformando una semplice fuoriserie inglese in una vera e propria icona. Ma la felicità dura poco, nel 1972 l'azienda inglese viene venduta al consorzio Company Developments che a sua volta, tre anni più tardi, cede la proprietà a Peter Sprague e George Minden, due uomini d'affari americani. Debuttano infatti, in soli due anni, l'ammiraglia a quattro porte Lagonda, la V8 Vantage e la cabrio Volante che, nonostante un buon successo tra il pubblico, non riescono a risollevare le sorti del produttore inglese. La crisi continua con l'ennesimo passaggio di mano, stavolta nel 1980 da parte di Victor Gauntlett che acquisisce fino al 50% delle quote ed in due anni riesce a stabilire il record negativo di auto prodotte prima di lasciare l'Aston Martin nelle mani dell'armatore greco Peter Livanos: solo 30 vetture nel 1982.L'arrivo della Ford
"Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare" devono aver pensato i dipendenti dell'Aston Martin quando, tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta, vedono la Ford assumere il completo controllo del pacchetto azionario. Con una strategia costruttiva nuova ed un supporto economico adeguato, la casa statunitense suona la sveglia aumentando vendite, produzione e modelli lanciando sul mercato una serie di modelli uno migliore dell'altro: la DB7 nel 1994, la Vanquish nel 2001 e la DB9 nel 2004. E con il successo delle vendite arriva anche quello sportivo, la DBR9 vince nel campionato FIA GT nel 2005 e festeggia il titolo costruttori nel 2006, esattamente un anno prima che David Richards (direttore della Prodrive) insieme ad altri investirori subentri alla Ford rilevando il pacchetto di maggioranza e continuando a dettare legge nei diversi campionati sportivi. Durante questi 100 anni di storia l'Aston Martin ha sempre avuto uno stretto rapporto con l'Italia, a volte per una parte della proprietà ed altre volte grazie ai piloti che hanno accompagnato le vetture del marchio nelle competizioni sportive. Nel 2012, a chiusura del cerchio, il pacchetto di maggioranza del gruppo inglese viene rilevato dalla Investindustrial, un fondo di private equity milanese facente capo ad Andrea Bonomi che riesce a siglare uno degli accordi commerciali più importanti dell'Aston Martin: insieme Mercedes per la fornitura di motori a marchio AMG.Aston Martin: i modelli attualmente in produzione
Abbiamo parlato della storia dell'Aston Martin, delle sue vicissitudini e della sua particolare caratteristica di risalire sempre la china nonostante i numerosi passaggi di proprietà ai quali è stata sottoposta nel corso dei 100 anni di attività. È ora di dare un'occhiata anche al presente ed ai modelli con i quali la casa inglese affronta le sfide di questi anni. Sono 10 le vetture Aston Martin a listino, alcune di queste disponibili nella doppia veste di coupé e cabrio, diamo un'occhiata ai prezzi ed alle caratteristiche.Aston Martin V8 Vantage

fonte: astonmartin.com
Aston Martin V12 Vantage

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Aston Martin Vanquish S

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Aston Martin DB9 GT Volante

fonte: fckerbeckbentley.com
Aston Martin Rapide S

fonte: astonmartin.com
Aston Martin DB11

fonte: db11.astonmartin.com
Aston Martin Vantage GT8

fonte: astonmartin.com
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