Per abbassare i costi dell’RC auto, la Commissione Finanze della Camera dei deputati ha avanzato l’ipotesi di tagliare l’imposta provinciale che va dal 12,5% al 16% del premio base. La quota di RC auto tagliata diventerebbe un’accisa sul carburante. Ma in cosa consiste nel dettaglio la proposta di taglio del costo dell’RC auto? E quali sarebbero i reali benefici per gli automobilisti se questa proposta diventasse realtà? rc auto accisa prezzo carburante

Diminuire il costo RC auto, la proposta

Sul costo totale dell’assicurazione auto, grava un’imposta stabilita su base provinciale che varia a seconda della città di residenza. L’imposta provinciale va da un minimo del 12,5% ad un massimo del 16% del premio base. Per venire incontro agli italiani e permettergli di sostenere una spesa più bassa, la Commissione Finanze della Camera dei deputati sta discutendo sull’ipotesi di tagliare l’imposta provinciale. In media, un automobilista spende circa 526 euro per l’assicurazione auto. Con un taglio dell’imposta provinciale al 16%, che è l’aliquota più diffusa in Italia, si registrerebbe un risparmio di circa 67 euro. Va da sé che tagliare quest’imposta influirebbe negativamente sul gettito fiscale che entrerebbe nelle casse dello Stato. Si stima che l’imposta sull’RC auto abbia generato introiti per 2 miliardi di euro nel solo anno 2021. Per non perdere queste entrate, la Commissione ha avanzato l’ipotesi di aggiungere un'imposta diretta sul costo del carburante che comporterebbe un aumento di circa 0,05 centesimi di euro a litro, prendendo in considerazione i 39 miliardi di litri di benzina registrati negli anni passati. Considerando i prezzi del carburante di aprile 2023, si registrerebbe un aumento del 3,5%, facendo aumentare il prezzo della benzina da circa 1,88 a 1,94 euro per litro e del diesel da circa 1,77 a 1,83 euro per litro. i.

A chi conviene l'accisa sulla benzina per pagare meno l'assicurazione auto?

I benefici per gli automobilisti derivanti dal taglio dell’RC auto, sarebbero proporzionali ai chilometri solitamente percorsi e dal tipo di auto. Se prendiamo in considerazione un’auto a benzina che percorre mediamente 10.000 chilometri annui, l’automobilista si ritroverebbe a pagare circa 40 euro in più sul carburante. Ma con la riduzione del costo dell’assicurazione si registrerebbe comunque un risparmio di circa 26 euro, risparmio che andrebbe ad aumentare nel caso in cui l’automobile fosse a diesel. Ma se i chilometri annui percorsi fossero di più di 16.500, non ci sarebbe alcun beneficio e l'automobilista si ritroverebbe con una spesa di circa 14 euro in più. Quindi, possiamo facilmente dedurre che i benefici si limitano ad automobilisti che percorrono pochi chilometri annui e che se la proposta diventasse legge porterebbe un risparmio non trascurabile in quelle zone in cui le imposte provinciali sono molto elevate. Gli automobilisti residenti nella provincia di Napoli, d esempio, spendono mediamente 1.005 euro annui per l’assicurazione obbligatoria sui veicoli. Con il taglio dell’imposta provinciale, il costo scenderebbe a 878 euro, con un risparmio di 127 euro. In questo caso, anche tenendo conto dell’aumento del costo della benzina, un automobilista napoletano si ritroverebbe a risparmiare anche se percorresse con la sua auto più di 30.000 chilometri annui. Di contro, i benefici diminuirebbero per gli automobilisti di Milano. Mediamente gli automobilisti della provincia lombarda spendono 417 euro per il pagamento dell’assicurazione dell’auto. Eliminando l’imposta provinciale, la spesa totale scende a 364 euro. L’accisa sul carburante andrebbe ad incidere in maniera rilevante sul risparmio di un automobilista milanese, che si ritroverebbe il risparmio azzerato se solo percorresse più di 13.000 chilometri annui e un aggravio ci circa 28 euro percorrendo più di 20.000 chilometri annui.