Età pensionabile

L’età pensionabile indica l’età anagrafica che consente di richiedere il pensionamento, in base alle disposizioni normative previste dalle leggi. In Italia è previsto un sistema contributivo, con il quale possono andare in pensione le persone che non solo hanno raggiunto una determinata età, ma che allo stesso tempo hanno versato anche un numero minimo di contributi previdenziali. Nel nostro Paese le pensioni vengono gestite dall’INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, presso il quale il datore di lavoro deve versare i contributi obbligatori e che si occupa di erogare sia le pensioni sia i trattamenti assistenziali. L’età pensionabile è anche un riferimento per i fondi pensione, una forma di previdenza integrativa facoltativa proposta da banche e imprese di assicurazione.

Come funziona l’età pensionale in Italia

Le legislazioni sulla pensione cambiano spesso, introducendo modifiche ai requisiti per l’ottenimento del trattamento pensionistico dell’INPS. Il legislatore, infatti, deve garantire la sostenibilità del sistema, tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione, dell’aspettative di vita, dei tassi di natalità e dei livelli occupazionali. Con la Legge Fornero è avvenuto il passaggio al sistema contributivo, con la soppressione della pensione di anzianità che consentiva di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica, purché in possesso di 40 anni di contributi versati. Attualmente esiste appena la pensione di vecchiaia, la quale nel triennio 2019/22 richiede un’età minima di 67 anni con aumento progressivo e almeno 20 anni di contributi previdenziali. Tuttavia è prevista anche la pensione anticipata, un’agevolazione che consente di andare in pensione a qualsiasi età anagrafica fino al 2026 con:
  • 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne.
Per chi invece svolge lavori usuranti è ancora disponibile il sistema delle quote, con il quale i lavoratori possono andare in pensione con almeno 35 anni di contributi. In questo caso bisogna avere una quota minima specifica, ottenuta cumulando l’età anagrafica con l’anzianità contributiva, con valori differenti in base all’inquadramento come autonomi e dipendenti e al numero di giorni/notti lavorati svolgendo mansioni usuranti.

Età pensionabile, fondi pensione e assicurazione vita

L’età pensionabile è un riferimento importante quando bisogna scegliere tra fondo pensione e assicurazione vita. Nel primo caso si tratta di una soluzione pensionistica complementare rispetto ai contributi obbligatori da versare all’INPS, uno strumento opzionale con il quale è possibile usufruire di un reddito aggiuntivo al momento di andare in pensione. È un vero e proprio prodotto finanziario di risparmio, con la possibilità di decidere in quali fondi investire, l’importo e la periodicità dei versamenti. I fondi pensione presentano un livello di rischio specifico in base alla tipologia di fondi, possono offrire un capitale garantito e prevedono il riscatto anticipato dopo almeno 8 anni. Al raggiungimento dell’età pensionabile il fondo pensione mette a disposizione una rendita, con un capitale che può essere rivalutato a seconda delle performance dei fondi. La somma può essere versata in un’unica soluzione, oppure attraverso pagamenti regolari in base a quanto previsto dal contratto, beneficiando anche di una detrazione Irpef sui versamenti di capitale. L’assicurazione vita è una copertura che tutela contro il decesso o l’invalidità, con un premio assicurativo di importo fisso e una durata prestabilita al momento della stipula del contratto. È possibile interrompere la polizza in qualsiasi momento, si possono detrarre le somme al 19% ed è possibile indicare dei beneficiari che in caso di morte ricevono il pagamento del capitale. Entrambi possono essere visti come una pensione integrativa, seppur con alcune differenze. Mentre i fondi pensione sono strumenti di risparmio, ai quali è possibile contribuire anche con il versamento del TFR, le polizze vita sono prodotti assicurativi che tutelano i propri cari nell’eventualità di una scomparsa prematura, tuttavia con le assicurazioni vita caso vita è possibile ricevere una rendita se alla scadenza del contratto si è ancora in vita.