I proprietari delle auto storiche sanno di poter contare su alcune agevolazioni, sia per quanto riguarda la tassa automobilistica che per l’Rc Auto, se fanno esplicita richiesta dell’attestato di storicità o rilevanza storica. Si tratta di un certificato rilasciato dall'A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) http://www.asifed.it che - dopo accurate verifiche - conferisce al mezzo un valore collezionistico, solo se il proprietario e il veicolo sono tesserati a uno dei club territoriali ad esso facente capo.
Spesso auto d'epoca e auto storica vengono usati come sinonimi, ma tra le due tipologie di vetture c'è una grossa differenza. Mentre le vetture storiche possono circolare ogni giorno, quelle d'epoca possono farlo soltanto durante raduni o manifestazioni a carattere storico/culturale.
Auto storiche, la confusione prima di tutto
In base all’articolo 63 legge n.342 del 2000 "Sono esentati dal pagamento delle tasse automobilistiche i veicoli ed i motoveicoli, esclusi quelli adibiti ad uso professionale, a decorrere dall'anno in cui si compie il trentesimo anno dalla loro costruzione. […] A tal fine viene predisposto, per gli autoveicoli dall'Automobilclub Storico Italiano (A.S.I.), per i motoveicoli anche dalla Federazione Motociclistica Italiana (FMI), un apposito elenco indicante i periodi di produzione dei veicoli".
L’articolo non offre nessun chiarimento riguardo la questione dell’iscrizione obbligatoria al club per poter richiedere l’attestato di storicità: a far chiarezza ci ha provato l’Agenzia delle Entrate (Risoluzione 112/E nov. 2011) notificando che non è espressamente richiesta l’iscrizione nei registri dell’ASI per godere del regime di favore previsto per le auto storiche.
La risoluzione dell’Agenzia delle Entrate è rafforzata dalla sentenza della Corte di Cassazione (n.3837 15 febbraio 2013) che chiarisce come la disciplina che regola il beneficio dell’esenzione per i veicoli storici non impone ai cittadini l’iscrizione all’ASI, definendo “assolutamente estranea al precetto normativo la pretesa che esenzione e vincolo associativo costituiscono un binomio necessario”.
Infine le Regioni, che dal 2011 disciplinano la tassazione automobilistica, non possono richiedere l’iscrizione obbligatoria all’ASI se non attraverso una promulgazione di una legge regionale. Una regolamentazione necessaria ad attestare la validità dell’obbligo se non fosse che, essendo la tassa automobilistica un tributo regionale derivato, le Regioni non possono escludere le esenzioni già previste dalla legge statale.
Perché le Regioni chiedono ancora ai possessori di auto storiche di pagare il bollo?
Secondo i dati forniti dall’Aci, in Italia circolano più di 4 milioni (1 veicolo circolante su 10) di auto che hanno più di 20 anni. Negli ultimi anni c’è stato un boom di auto storiche: oggi sono più di 500 mila le vetture rientranti in questa tipologia e l’A.S.I. con i suoi 3 mila nuovi certificati d'identità all'anno confermano l'ascesa di questo fenomeno. L'associazione, che tutela gli interessi generali della motorizzazione storica italiana, raccoglie bene 263 club federati e 38 club aderenti a cui un soggetto può iscriversi versando una quota compresa tra i 100 e i 300 euro. Un guadagno elevato, non solo per l'A.S.I ma soprattutto per le Regioni che incassano la maggior parte della quota d'iscrizione, che cresce annualmente del 7% e fa gola a tutti.
Perché le auto storiche non devono pagare il bollo?
La motivazione per me è abbastanza ovvia e condivisibile: è un modo per incentivare la conservazione in buono stato di veicoli che hanno fatto la storia, che altrimenti andrebbero perduti.
Ma ho una perplessità: ogni giorno discutiamo delle innovazioni settoriali, di come potrebbe risollevarsi un mercato in crisi, dei veicoli elettrici, di come abbattere le emissioni di CO2 nell'ambiente, dell’ottimizzazione dalla tecnologia ibrida, della progettazione di Smart City e di green economy, ma poi in realtà chi gode delle agevolazioni che dovrebbero portare il futuro nelle nostre città è ancora attaccato al passato. Non è una critica al possesso e all'utilizzo di veicolo di una certa rilevanza storica, qualcuno potrebbe obiettarmi che siano solo veicoli da mostra, parate, eventi, ma solo un'osservazione sul perché oggi il possesso di un veicolo di ultima generazione, più performante, meno o quasi per nulla inquinante, debba essere tassato dallo stato e invece l'old style no. Una perplessità personale, soggettiva, discutibile ma che mi porta a dubitare di almeno una parte dei possessori di questa tipologia di vetture. Sono davvero tutti intenditori/collezionisti o c'è una qualcuno che ne approfitta?
Visto che la tassa automobilistica tiene conto, oltre che alle direttive regionali e alla potenza del veicolo, dell’impatto ambientale che il veicolo ha sull’ambiente non sarebbe opportuno tassare maggiormente questa tipologia di veicolo? Il famoso “superbollo” previsto per le auto più potenti, quindi anche più inquinanti, non dovrebbe essere esteso anche ai veicoli di una “certa età”?
L'incipit alla discussione potrebbe finire qui, se non fosse che l'Rc auto di un veicolo storico possa costare anche il 70% in meno rispetto a una polizza standard. Perché? Per quanto le condizioni del veicolo fosse ottimali, si parla sempre di tecnologie e sicurezza di almeno 20 anni fa. ABS, ESP, TCS, Air bag, etc. garantiscono non solo la sicurezza di tutti gli automobilisti, ma anche di chi guida e di tutte le persone che vivono la strada. Forse tali agevolazioni andrebbero garantite esclusivamente ai veri collezionisti?
Carissimo, sono il felice proprietario di un’auto “di interesse storico eo collezionistico”.
Al di là della confusione generata fra “auto storica/d’epoca/d’interesse…” che sono tre cose ben diverse…
Mi limito a dire che l’auto “d’epoca” non va confusa con il vecchio rottame arrugginito usato dallo zingaro o dall’imbianchino di paese… Si tratta di vetture trovate, talvolta ereditate, rimesse a posto nonostante i molti decenni trascorsi, nonostante l’irreperibilità dei ricambi, spesso con notevole spesa, e che percorrono chilometraggi irrisori rispetto all’utilitaria di famiglia.
La mia “vecchietta” va a carburatore e puntine platinate, ha la trazione posteriore con ponte rigido e freni a tamburo… però, regala un’esperienza e sensazioni che nessun salotto elettronico-cibernetico potrà mai pareggiare, ed un’esperienza di guida (intesa proprio come “saper guidare” che nessuna moderna “ribassata-elettronica-ABSESPCVTTDI” potrà mai eguagliare.
E, oltre a digerire benzine di tutti i tipi, se serve parte a spinta… alla faccia delle supertecnologiche…
Ciao Maurizio,
ti ringrazio del tuo intervento. Hai perfettamente ragione quando dici che le auto d’epoca non devono essere confuse con rottami arruginiti, anzi lo scopo di queste agevolazioni sono chiarissime: preservare dall’oblio autentici gioielli del passato. Hai nuovamente ragione quando parli di emozioni forse ineguagliabili con le nuove autovetture e non nascondo che ti invidio parecchio…
Nell’articolo ho voluto riportare alcune mie perplessità sia in merito a boom di auto “d’Epoca” che pare leggermente sospetto… che alla motivazione che porta ad agevolare una categoria di autovetture piuttosto che altre in netta contraddizione con le regole solite (tasso di inquinamento in primis).
Tu hai dato già dato una risposta, che poi ho riportato anch’io nell’articolo: si ipotizza che questi veicoli pur se più inquinanti percorrano molti meno chilometri di un’autovettura normale.
Però il bollo è una tassa di possesso e non di circolazione…
Non ci hai detto il modello della tua “vecchietta”
In molti altri paesi, decisamente più avanti del nostro, il bollo auto e l’assicurazione, sono decrescenti per quanto più vecchio è il veicolo (che sia auto, moto o autocarro ecc.) e, molto spesso, già dopo i 10 anni, queste imposte (perché oramai anche l’assicurazione è da considerarsi tale…) diventano irrisorie e questo senza alcun obbligo di iscrizione a club ed affini. Statisticamente un veicolo di oltre 20 anni viene utilizzato per percorrenze annue di gran lunga inferiori a quelle di un veicolo più fresco con conseguente riduzione drastica delle probabilità statische di sinistri, inquinamento ed usura della pubblica via. Da ciò i plausibili e giustificati regimi agevolativi.
Egregio sig. Russo, come Marzullo insegna, lei si è fatto una domanda e si è anche dato una risposta, lo scrive lei: “appassionato di programmazione, progettazione, sviluppo e comunicazione”, ma di auto direi proprio di no!
Ancora lei stesso scrive: “l’ASI con i suoi 3000 nuovi certificati l’anno”,
come mai questa frase non “sviluppa e progetta la programmazione della sua relativa comunicazione?” Mi pare chiaro chi è che ci ha guadagnato da tutto questo “bordello”, certo non i veri collezionisti; una piccola dritta, provi ad andare a guardarsi i bilanci ASI fino al 2000 (data della legge in materia che lei ha citato), e poi dal 2001, vedrà che le si apriranno nuovi orizzonti!
Ed ancora, lei scrive “sopratutto per le regioni che incassano la maggior parte della quota d’iscrizione”; enti pubblici incassano quote d’iscrizione ad un’associazione di diritto privato! Si rende conto di quello che le fanno scrivere?
Inoltre indipendentemente dall’ovvio fatto che le ha fatto notare il sig. Maurizio riguardo l’irrilevante percorrenza dei mezzi amatoriali, quella dell’inquinamento è una balla colossale, studiata ad hoc per far vendere auto nuove, dipende tutto da cosa cerchiamo in uscita da quei simpatici tubicini cromati, se le dicessero la verità su ciò che esce ora a differenza di una volta, la penserebbe molto diversamente anche lei.
Infine lei ha nuovamente detto bene rispondendo al sig. Maurizio: “però il bollo è una tassa di possesso e non di circolazione…”; appunto, le tasse sul possesso costituzionalmente possono avere un solo parametro per la loro quantificazione, il valore venale del bene oggetto della tassazione, dunque l’attuale tassa automobilistica è lapalissianamente incostituzionale,e lo sarebbe ancor più come lei la vorrebbe; qualora fosse necessaria e non lo è, l’ennesima prova delle “qualità” della nostra classe dirigente. Un saluto cordiale e buon lavoro.
Ciao Giampiero,
francamente non comprendo questo tono. Abbiamo più volte trattato l’argomento auto storiche, indicando le modalità per registrare l’auto, le possibili agevolazioni e le motivazioni di quest’ultime (che tra l’altro per me sono di base condivisibili)
In questo caso, come ho già avuto modo di esprimere nella risposta data a Maurizio, ho voluto sollevare due perplessità:
1)il boom di auto “storiche” che pare leggermente sospetto… sembra quasi che venga utilizzato come sistema solo per pagare meno il bollo e l’assicurazione (ne ho ricevute parecchie di richieste di questo tipo negli articoli inerenti il bollo auto… ed è da lì che mi è scattata la molla per lo sviluppo di questo articolo)
2)Le motivazione che portano ad agevolare una categoria di autovetture piuttosto che altre in netta contraddizione con le regole solite (tasso di inquinamento in primis).
Una risposta a quest’ultimo quesito ce la siamo già data ed è pure riportata nell’articolo: si ipotizza che questi veicoli pur se più inquinanti percorrano molti meno chilometri di un’autovettura normale.
Avrebbe poi un senso se il numero delle autovetture storiche fosse limitato, ma in realtà stanno aumentando notevolmente.
Il mio dubbio è che un gruppo folto di “furbi” possa inquinare un settore fatto di veri appassionati.
Noi abbiamo due nonnine in casa, una “comune” Panda 4×4 e una Citroen BX 4×4 GTi. La prima viene ancora usata per 3 o 4mila km annui, mentre la seconda (rara e con ricambi di difficile reperimento) si limita a pochissime uscite annue.
Per entrambe la spesa annuale di mantenimento e ripristino è decisamente superiore a quella di un bollo per una berlina media, la Panda è in condizioni ottime e, come ha già argomentato Maurizio, dà soddisfazioni ogni volta che la si usa. Purtroppo però i “furbetti” in Italia si moltiplicano come le erbacce, e purtroppo anche in campo auto storiche non è immune; basta cercare su qualche sito di annunci per trovare centinaia di annunci di veri e propri mostri, ferro da pressare, accozzaglie di modelli diversi, tutti con attestato ASI ed esenti bollo!
Le assicurazioni stanno correndo tutte ai ripari portando a 30 il minimo di anni per usufruire degli sconti con buona pace di chi come me e tanti altri usa un mezzo storico per quel che è e non per risparmiare a tutti i costi.
La soluzione ci sarebbe: esentare dal bollo tutte le auto oltre i 20 anni (alcune regioni lo fanno, altre vogliono 30 anni) e usare un metodo più serio per distinguere le auto che possono godere di agevolazioni sull’assicurazione. Questo perché chi usa un’auto di oltre 20 anni come auto di famiglia di solito non lo fa perché gli piace, ma perché non può permettersi il passaggio a un’auto recente. L’assicurazione però dovrebbe pagarla come tutti quelli che ogni mattina si buttano nel traffico dei pendolari…
Sig. Salvatore la mia voleva solo essere di tono leggero pur argomentando cose serissime, nulla di personale, mi spiace se ha frainteso, ma nel merito non ha risposto cosa pensa; certo che ci sono i furbetti come lei dice, e purtroppo per quanto precedentemente detto ora sono la maggioranza, ma tutto ciò ha un solo responsabile, quello che le ho indicato prima, che si stà oltremodo illecitamente arricchendo con buona pace del collezionismo, quello vero. Saluti.
Ciao Giampiero,
credo di aver risposto ampiamente nell’articolo, l’ultima frase è:
Forse tali agevolazioni andrebbero garantite esclusivamente ai veri collezionisti?
Nessuna critica per quelli che, come te, hanno una passione e lo fanno seguendo le regole, ci mancherebbe. Però il numero continua a crescere….. e c’è chi se ne approfitta e sfrutta queste agevolazioni in maniera impropria.
Assicurazione su auto storiche, è corretto pagarle molto meno, solo se si percorrono pochissimi chilometri (per eventi, raduni, etc) perché tutti gli altri fattori che determinano il premio assicurativo sono assolutamente sfavorevoli.
Sono d’accordo che il premio assicurativo dovrebbe essere lo specchio della pericolosità della coppia guidatore/veicolo, quindi restare proporzionale alla percorrenza annua: se un’auto, storica o meno, percorre 1000 Km./anno sicuramente è meno a rischio incidenti (forse vale la regola contraria per il guidatore, che diventa meno “allenato”).
Per quanto riguarda il bollo, invece, andrebbe abbattuto, sino ad azzerarlo, per le auto più vecchie, anche “solo” di 15 anni; in questo modo si salvaguarda sia il collezionista che il povero guidatore che sa di non avere più la possibilità di cambiare auto di qui all’eternità.
Non mi si tacci di classismo, ma il collezionista d’auto che spende tanto per la sua “vecchietta” dà un contributo notevole alla valorizzazione dei pezzi storici frutto, spesso, della genialità dei nostri connazionali e che sono, di fatto, una sorta di museo della creatività e dell’ingegno, ma… chi spende centinaia di euro in manutenzione e ricambi (spesso da creare ex-novo) può anche permettersi qualche euro in più di bollo; chi arranca ogni giorno per sopravvivere, barcamenandosi tra discount e mercatini “paralleli” e tenendosi una macchina per centinaia di migliaia di Km e 15/20 anni, andrebbe salvaguardato maggiormente.
D’accordo che il vecchio rottame non ha valenza storica, e chi cerca di fare il furbo per pagare meno lede la dignità dei legittimi possessori dei migliori pezzi da museo, ma se non tuteliamo chi paga, tra bollo e assicurazione, una somma che è dieci volte superiore al valore dell’auto che guida, non sorprendiamoci di questi fenomeni.
Gentile dottore Mi chiamo francesco e sono proprietario di una lancia dedra td. 1900 del 1993. Per avere l’esenzione del bollo uno dell’aci mi aveva consigliato di iscrivermi ad un club iscritto all’asi . Così ho fatto un club di roma che si chiama il campidoglio .Ho portato le foto e mi hanno detto che la macchina è in perfetta condizione. Solo che l’iscrizione l’ho fatta a luglio e ancora non ho risposte. Adesso a giorni mi arriverà dalla regione il foglio che mi chiede di pagare il bollo o mandare la risposta perchè sono esente come devo comportarmi la ringrazio fin da adesso
Credo sia stata fatta un po’ di confusione con questo articolo. Premesso che in Italia non c’è una disciplina esauriente che sia diretta a regolare la definizione dei veicoli ventennali e ultraventennali. Le poche normative sono incomplete e quando si parla di questo argomento ci vuole competenza tecnica!!! che deriva dalla passione. Se non si ha è facile commettere degli errori.
Su questo articolo appunto si fa un po’ di confusione tra auto storica, d’epoca e auto d’interesse collezionistico. L’Art. 60 CDS parla di veicoli d’interesse storico e auto d’epoca….
Benissimo: Le vetture storiche sono diverse dai veicoli di interesse storico non sono esclusivamente quelle che hanno compiuto 20 anni. Un veicolo storico è una vettura che ha qualcosa da raccontare, che si porta dietro una storia!!! vedi la 131 di Renato Vallansaska che è ben diversa rispetto a una comune 131 4 porte. La prima è un auto storica, la seconda non lo è: parleremo quindi di un veicolo vecchio??? oppure parleremo di un veicolo Vintage come fatto in altre nazioni dove vige una precisa disciplina???
Premesso questo si può iniziare a stendere un articolo…
Il bollo per le Auto storiche è una tassa di circolazione non di possesso.
I registri di marca si chiamano appunto così perchè essi detengono e aggiornano le caratteristiche tecniche di ogni modello. Ad esempio come si determinerebbero l’anno di produzione e le caratteristiche tecniche di una Fiat 501? la motorizzazione è in grado di farlo con certezza? ci sono i registri di marca a coadiuvare in questo.
Per quanto rigurada la famigerata tassa di proprietà: Non c’è bisogno dell’interpretazione delle autorità per capire che l’ADS il CRS ed il CI non servono come documentazione che attesti la tassa ridotta, leggendo bene l’articolo credo che sia pacifico…
Semplicemente basta recarsi in una ricevitoria Lottomatica dare al gestore la targa della vettura e la ricevuta sarà l’attestato-documento che dimostrerà il pagamento ridotto della tassa automobilistica. Non ci vogliono né luminari né Professoroni.
L’obbiettivo degli appassionati e di questi enti non è quello di agevolare o privilegiare come sostiene lei. Bensi è quello di tutelare un patrimonio che si sta disperdendo!!! e nessuno lo cita e se ne rende conto. Questi veicoli non sono dei cespiti come le vetture moderne, quindi sono fuori dalle tabelle Aci e dovrebbero stare anche al di fuori del redditometro (salvo l’acquisto), visto anche il palese conflitto di disciplina tra lo strumento d’accertamento che utilizza i KW come funzione di calcolo, azzerati nella autostoriche con la tassa di circolazione…
L’inquinamento per le auto ventennali e ultraventennali è poca cosa e non mi si venga a dire o provi a far credere che sia il più grave. In Italia tale inquinamento equivale secondo un articolo di qualche anno fa su rivista specializzata alla partenza di due boing… poi non sta nè a lei nè a me revisionare un veicolo, per quello ci sono gli specialisti ma prima di toccare questi veicoli che sono estremamente efficenti è bene controllare quelli moderni che circolano come revisionati…
Sono poi totalmente in contrasto con chi usa e sfrutta un veicolo d’interesse storico senza la diligenza di un appassionato collezionista, soltanto per risparmiare qualche centinaia di euro… ma qui entraimo in un bel ginepraio, ed è bene non addentrarsi.
Daccordissimo per il fatto che solo gli appassionati possano beneficiare dell’assicurazione ridotta; le assicurazioni si muovono in questa direzione, tanto è che è sempre più difficile assicurare un veicolo ventennale ed utilizzarlo per fini diversi da quelli passionistici
Ciao Emanuele,
grazie per i tuoi consigli per la realizzazione di un buon articolo, ne farò tesoro.
Vorrei focalizzare l’attenzione su due punti:
1)”L’obbiettivo degli appassionati e di questi enti non è quello di agevolare o privilegiare come sostiene lei. Bensi è quello di tutelare un patrimonio che si sta disperdendo!!!”
Credo che nel mio articolo dica esattamente la stessa cosa:
La motivazione per me è abbastanza ovvia e condivisibile: è un modo per incentivare la conservazione in buono stato di veicoli che hanno fatto la storia, che altrimenti andrebbero perduti.
2) “Sono poi totalmente in contrasto con chi usa e sfrutta un veicolo d’interesse storico senza la diligenza di un appassionato collezionista, soltanto per risparmiare qualche centinaia di euro… ma qui entriamo in un bel ginepraio, ed è bene non addentrarsi.”
Lo scopo del mio articolo era proprio questo! Addentrarmi in questo problema, perché lo è. In un momento di crisi così prolungato come questi, ogni sistema per truffare il prossimo va bloccato! L’esplosione dei numero di iscritti è sospetto e questo va a scapito degli appassionati.
Volutamente non ho voluto aggiungere altre carne al fuoco in merito all’obbligatorietà o meno ad un’associazione privata (articolo de Il Fatto Quotidiano)
Ma è necessaria una regolamentazione chiara, trasparente, che tuteli tutti.
Ogni contributo è ben accetto per una conversazione sana e costruttiva, il nostro blog serve a questo.
Salvatore mi scusi; in maniera velata in un punto le ho spiegato un errore commesso nei primi righi, non so se l’ha capito. Glie lo riporto:
“I proprietari delle auto storiche sanno di poter contare su alcune agevolazioni, sia per quanto riguarda la tassa automobilistica che per l’Rc Auto, se fanno esplicita richiesta dell’attestato di storicità o rilevanza storica. Si tratta di un certificato rilasciato dall’A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) http://www.asifed.it che – dopo accurate verifiche – conferisce al mezzo un valore collezionistico, solo se il proprietario e il veicolo sono tesserati a uno dei club territoriali ad esso facente capo”.
Quel “Se fanno esplicita richiesta”, non è così; lo dice lei, la riduzione della tassa automobilistica avviene per anzianità del veicolo. Oltretutto l’ente non è solo l’ASI, tali documenti, non so se li ha mai riempiti non conferiscono un valore collezionistico, ma ne accertano le caratteristiche tecniche e dove presente: la storia; è ben diverso, su quei documenti non si parla di valori. Tanto è che viene richiesto dalle assicurazioni proprio perchè attesta le caratteristiche tecniche. Addirittura il CRS è fondamentale ed essenziale per ritargare un veicolo, quindi riportarlo in vita. Va bene citare e parlare di interpretazioni od interpelli da parte dell’A.E. sul tema della tassa automobilistica, tra l’altro questo legato a regione a statuto speciale. Il problema non sussiste in quanto l’art. è palese sotto questo punto di vista e facilmente comprensibile da chi si occupa di pratiche automobilistiche ed enti addetti.
Per quanto riguarda la sicurezza dei veicoli, è bene citare l’incremento degli incidenti dovuto a questi senno è un elemento che di per se dice poco. Perchè credo che la sicurezza sia dovuta allo stato di efficenza del veicolo quindi esito positivo della revisione, e alla diligenza del guidatore, se venisse utilizzata quella del passionista, mi creda che gli incidenti diminuirebbero vertiginosamente e sarebbe un bene per tutti!!! Abs e controlli di trazione servono, ma la maggioranza degli incidenti credo avvengano per distrazione dell’automobilista in particolar modo non esiste strumento che possa impedire al guidatore di rispondere al cellulare, in quanto dovrebbe apparire una grossa mano e con un sonoro scappelloto impedire a questo di utilizzarlo.
posseggo una VESPA PIAGGIO PK 125 S ,anno di prima immatricolazione 1982.
inserendo i dati per un preventivo mi si evidenzia che la data di prima immatr.non puo antecedente al 1984 e quindi non posso procedere .
Il pagamento del bollo che viene automaticamente in forma ridotta è la certificazione che l’auto è d’epoca.
Perchè mi devo iscrivere a un club o all’ASI? E’ tutto un magna magna? Se dovessi avere un incidente ho la certificazione del bollo che l’auto è storica è mi debbono risarcire per il valore dell’auto. Perchè si sta diffondedo una voce che se non se iscritto all’ASI non vieni risarcito. Aspetto una conferma per via e-mail.
Grazie
Franco
Buongiorno a tutti ,sono il”felice”possessore di tre auto storiche ed otto motocicli d’epoca ,leggendo un po’ i vostri commenti vi do un mio personale parere su come stanno le cose ,per quanto riguarda l’utilizzo delle vetture e moto considerate che possedendo anche vetture e moto attuali che normalmente utilizzo per lavoro e per la famiglia l’inquinqmento che posso effettuare con le storiche e’ veramente irrisorio in quanto le riesco ad usare esclusivamente quando c’e bel tempo ,non c’e’ tanto traffico ,non ho impegni di lavoro e tutta una serie di circostanze idonee per l’utilizzo di tali veicoli . Confesso che l’emozione del saper guidare tali veicoli praticamente privi di tutti i comfort dei veicoli odierni ,e’ una cosa unica e spero in futuro che non vengano interpretate leggi ad hoc per le vere storiche dai “soliti furboni all’italiana ” che driblano tariffe di bolli ed assicurazioni rovinando e danneggiando il mondo collezionistico solo per poter utilizzare vecchi catorci spendendo meno ,questo non e’ giusto!!!
Leggendo le varie risposte, mi rendo conto che nessuno ha focalizzato il mio problema, quindi lo pongo direttamente alla vostra attenzione.
Per quanto riguarda l’assicurazione RCA molti parlano soltanto di risparmi, ma nessuno si pone il problema in caso di sinistro subito a torto, dove di certo un eventuale danno supera il valore commerciale del mezzo?
Io ho un Camper VW T3 westfalia dell’89 ed il valore commerciale è di circa 4000 euro, mentre il valore intrinseco è di circa 18000 euro…. che succede se mi distruggono il camperino, solo 4000 o un % del valore intrinseco?
Sto cercando di capire se convenga iscrivere il mezzo al registro ASi oppure restare fuori, considerato che i prezzi di bollo e di assicurazione sono irrisori comunque
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Carissimo, sono il felice proprietario di un’auto “di interesse storico eo collezionistico”.
Al di là della confusione generata fra “auto storica/d’epoca/d’interesse…” che sono tre cose ben diverse…
Mi limito a dire che l’auto “d’epoca” non va confusa con il vecchio rottame arrugginito usato dallo zingaro o dall’imbianchino di paese… Si tratta di vetture trovate, talvolta ereditate, rimesse a posto nonostante i molti decenni trascorsi, nonostante l’irreperibilità dei ricambi, spesso con notevole spesa, e che percorrono chilometraggi irrisori rispetto all’utilitaria di famiglia.
La mia “vecchietta” va a carburatore e puntine platinate, ha la trazione posteriore con ponte rigido e freni a tamburo… però, regala un’esperienza e sensazioni che nessun salotto elettronico-cibernetico potrà mai pareggiare, ed un’esperienza di guida (intesa proprio come “saper guidare” che nessuna moderna “ribassata-elettronica-ABSESPCVTTDI” potrà mai eguagliare.
E, oltre a digerire benzine di tutti i tipi, se serve parte a spinta… alla faccia delle supertecnologiche…
Ciao Maurizio,
ti ringrazio del tuo intervento. Hai perfettamente ragione quando dici che le auto d’epoca non devono essere confuse con rottami arruginiti, anzi lo scopo di queste agevolazioni sono chiarissime: preservare dall’oblio autentici gioielli del passato. Hai nuovamente ragione quando parli di emozioni forse ineguagliabili con le nuove autovetture e non nascondo che ti invidio parecchio…
Nell’articolo ho voluto riportare alcune mie perplessità sia in merito a boom di auto “d’Epoca” che pare leggermente sospetto… che alla motivazione che porta ad agevolare una categoria di autovetture piuttosto che altre in netta contraddizione con le regole solite (tasso di inquinamento in primis).
Tu hai dato già dato una risposta, che poi ho riportato anch’io nell’articolo: si ipotizza che questi veicoli pur se più inquinanti percorrano molti meno chilometri di un’autovettura normale.
Però il bollo è una tassa di possesso e non di circolazione…
Non ci hai detto il modello della tua “vecchietta”
In molti altri paesi, decisamente più avanti del nostro, il bollo auto e l’assicurazione, sono decrescenti per quanto più vecchio è il veicolo (che sia auto, moto o autocarro ecc.) e, molto spesso, già dopo i 10 anni, queste imposte (perché oramai anche l’assicurazione è da considerarsi tale…) diventano irrisorie e questo senza alcun obbligo di iscrizione a club ed affini. Statisticamente un veicolo di oltre 20 anni viene utilizzato per percorrenze annue di gran lunga inferiori a quelle di un veicolo più fresco con conseguente riduzione drastica delle probabilità statische di sinistri, inquinamento ed usura della pubblica via. Da ciò i plausibili e giustificati regimi agevolativi.
Egregio sig. Russo, come Marzullo insegna, lei si è fatto una domanda e si è anche dato una risposta, lo scrive lei: “appassionato di programmazione, progettazione, sviluppo e comunicazione”, ma di auto direi proprio di no!
Ancora lei stesso scrive: “l’ASI con i suoi 3000 nuovi certificati l’anno”,
come mai questa frase non “sviluppa e progetta la programmazione della sua relativa comunicazione?” Mi pare chiaro chi è che ci ha guadagnato da tutto questo “bordello”, certo non i veri collezionisti; una piccola dritta, provi ad andare a guardarsi i bilanci ASI fino al 2000 (data della legge in materia che lei ha citato), e poi dal 2001, vedrà che le si apriranno nuovi orizzonti!
Ed ancora, lei scrive “sopratutto per le regioni che incassano la maggior parte della quota d’iscrizione”; enti pubblici incassano quote d’iscrizione ad un’associazione di diritto privato! Si rende conto di quello che le fanno scrivere?
Inoltre indipendentemente dall’ovvio fatto che le ha fatto notare il sig. Maurizio riguardo l’irrilevante percorrenza dei mezzi amatoriali, quella dell’inquinamento è una balla colossale, studiata ad hoc per far vendere auto nuove, dipende tutto da cosa cerchiamo in uscita da quei simpatici tubicini cromati, se le dicessero la verità su ciò che esce ora a differenza di una volta, la penserebbe molto diversamente anche lei.
Infine lei ha nuovamente detto bene rispondendo al sig. Maurizio: “però il bollo è una tassa di possesso e non di circolazione…”; appunto, le tasse sul possesso costituzionalmente possono avere un solo parametro per la loro quantificazione, il valore venale del bene oggetto della tassazione, dunque l’attuale tassa automobilistica è lapalissianamente incostituzionale,e lo sarebbe ancor più come lei la vorrebbe; qualora fosse necessaria e non lo è, l’ennesima prova delle “qualità” della nostra classe dirigente. Un saluto cordiale e buon lavoro.
Ciao Giampiero,
francamente non comprendo questo tono. Abbiamo più volte trattato l’argomento auto storiche, indicando le modalità per registrare l’auto, le possibili agevolazioni e le motivazioni di quest’ultime (che tra l’altro per me sono di base condivisibili)
In questo caso, come ho già avuto modo di esprimere nella risposta data a Maurizio, ho voluto sollevare due perplessità:
1)il boom di auto “storiche” che pare leggermente sospetto… sembra quasi che venga utilizzato come sistema solo per pagare meno il bollo e l’assicurazione (ne ho ricevute parecchie di richieste di questo tipo negli articoli inerenti il bollo auto… ed è da lì che mi è scattata la molla per lo sviluppo di questo articolo)
2)Le motivazione che portano ad agevolare una categoria di autovetture piuttosto che altre in netta contraddizione con le regole solite (tasso di inquinamento in primis).
Una risposta a quest’ultimo quesito ce la siamo già data ed è pure riportata nell’articolo: si ipotizza che questi veicoli pur se più inquinanti percorrano molti meno chilometri di un’autovettura normale.
Avrebbe poi un senso se il numero delle autovetture storiche fosse limitato, ma in realtà stanno aumentando notevolmente.
Il mio dubbio è che un gruppo folto di “furbi” possa inquinare un settore fatto di veri appassionati.
A presto
Noi abbiamo due nonnine in casa, una “comune” Panda 4×4 e una Citroen BX 4×4 GTi. La prima viene ancora usata per 3 o 4mila km annui, mentre la seconda (rara e con ricambi di difficile reperimento) si limita a pochissime uscite annue.
Per entrambe la spesa annuale di mantenimento e ripristino è decisamente superiore a quella di un bollo per una berlina media, la Panda è in condizioni ottime e, come ha già argomentato Maurizio, dà soddisfazioni ogni volta che la si usa. Purtroppo però i “furbetti” in Italia si moltiplicano come le erbacce, e purtroppo anche in campo auto storiche non è immune; basta cercare su qualche sito di annunci per trovare centinaia di annunci di veri e propri mostri, ferro da pressare, accozzaglie di modelli diversi, tutti con attestato ASI ed esenti bollo!
Le assicurazioni stanno correndo tutte ai ripari portando a 30 il minimo di anni per usufruire degli sconti con buona pace di chi come me e tanti altri usa un mezzo storico per quel che è e non per risparmiare a tutti i costi.
La soluzione ci sarebbe: esentare dal bollo tutte le auto oltre i 20 anni (alcune regioni lo fanno, altre vogliono 30 anni) e usare un metodo più serio per distinguere le auto che possono godere di agevolazioni sull’assicurazione. Questo perché chi usa un’auto di oltre 20 anni come auto di famiglia di solito non lo fa perché gli piace, ma perché non può permettersi il passaggio a un’auto recente. L’assicurazione però dovrebbe pagarla come tutti quelli che ogni mattina si buttano nel traffico dei pendolari…
Ciao @Davide,
ti ringrazio per l’ottimo intervento.
Sig. Salvatore la mia voleva solo essere di tono leggero pur argomentando cose serissime, nulla di personale, mi spiace se ha frainteso, ma nel merito non ha risposto cosa pensa; certo che ci sono i furbetti come lei dice, e purtroppo per quanto precedentemente detto ora sono la maggioranza, ma tutto ciò ha un solo responsabile, quello che le ho indicato prima, che si stà oltremodo illecitamente arricchendo con buona pace del collezionismo, quello vero. Saluti.
Ciao Giampiero,
credo di aver risposto ampiamente nell’articolo, l’ultima frase è:
Forse tali agevolazioni andrebbero garantite esclusivamente ai veri collezionisti?
Nessuna critica per quelli che, come te, hanno una passione e lo fanno seguendo le regole, ci mancherebbe. Però il numero continua a crescere….. e c’è chi se ne approfitta e sfrutta queste agevolazioni in maniera impropria.
Assicurazione su auto storiche, è corretto pagarle molto meno, solo se si percorrono pochissimi chilometri (per eventi, raduni, etc) perché tutti gli altri fattori che determinano il premio assicurativo sono assolutamente sfavorevoli.
Sono d’accordo che il premio assicurativo dovrebbe essere lo specchio della pericolosità della coppia guidatore/veicolo, quindi restare proporzionale alla percorrenza annua: se un’auto, storica o meno, percorre 1000 Km./anno sicuramente è meno a rischio incidenti (forse vale la regola contraria per il guidatore, che diventa meno “allenato”).
Per quanto riguarda il bollo, invece, andrebbe abbattuto, sino ad azzerarlo, per le auto più vecchie, anche “solo” di 15 anni; in questo modo si salvaguarda sia il collezionista che il povero guidatore che sa di non avere più la possibilità di cambiare auto di qui all’eternità.
Non mi si tacci di classismo, ma il collezionista d’auto che spende tanto per la sua “vecchietta” dà un contributo notevole alla valorizzazione dei pezzi storici frutto, spesso, della genialità dei nostri connazionali e che sono, di fatto, una sorta di museo della creatività e dell’ingegno, ma… chi spende centinaia di euro in manutenzione e ricambi (spesso da creare ex-novo) può anche permettersi qualche euro in più di bollo; chi arranca ogni giorno per sopravvivere, barcamenandosi tra discount e mercatini “paralleli” e tenendosi una macchina per centinaia di migliaia di Km e 15/20 anni, andrebbe salvaguardato maggiormente.
D’accordo che il vecchio rottame non ha valenza storica, e chi cerca di fare il furbo per pagare meno lede la dignità dei legittimi possessori dei migliori pezzi da museo, ma se non tuteliamo chi paga, tra bollo e assicurazione, una somma che è dieci volte superiore al valore dell’auto che guida, non sorprendiamoci di questi fenomeni.
Gentile dottore Mi chiamo francesco e sono proprietario di una lancia dedra td. 1900 del 1993. Per avere l’esenzione del bollo uno dell’aci mi aveva consigliato di iscrivermi ad un club iscritto all’asi . Così ho fatto un club di roma che si chiama il campidoglio .Ho portato le foto e mi hanno detto che la macchina è in perfetta condizione. Solo che l’iscrizione l’ho fatta a luglio e ancora non ho risposte. Adesso a giorni mi arriverà dalla regione il foglio che mi chiede di pagare il bollo o mandare la risposta perchè sono esente come devo comportarmi la ringrazio fin da adesso
Credo sia stata fatta un po’ di confusione con questo articolo. Premesso che in Italia non c’è una disciplina esauriente che sia diretta a regolare la definizione dei veicoli ventennali e ultraventennali. Le poche normative sono incomplete e quando si parla di questo argomento ci vuole competenza tecnica!!! che deriva dalla passione. Se non si ha è facile commettere degli errori.
Su questo articolo appunto si fa un po’ di confusione tra auto storica, d’epoca e auto d’interesse collezionistico. L’Art. 60 CDS parla di veicoli d’interesse storico e auto d’epoca….
Benissimo: Le vetture storiche sono diverse dai veicoli di interesse storico non sono esclusivamente quelle che hanno compiuto 20 anni. Un veicolo storico è una vettura che ha qualcosa da raccontare, che si porta dietro una storia!!! vedi la 131 di Renato Vallansaska che è ben diversa rispetto a una comune 131 4 porte. La prima è un auto storica, la seconda non lo è: parleremo quindi di un veicolo vecchio??? oppure parleremo di un veicolo Vintage come fatto in altre nazioni dove vige una precisa disciplina???
Premesso questo si può iniziare a stendere un articolo…
Il bollo per le Auto storiche è una tassa di circolazione non di possesso.
I registri di marca si chiamano appunto così perchè essi detengono e aggiornano le caratteristiche tecniche di ogni modello. Ad esempio come si determinerebbero l’anno di produzione e le caratteristiche tecniche di una Fiat 501? la motorizzazione è in grado di farlo con certezza? ci sono i registri di marca a coadiuvare in questo.
Per quanto rigurada la famigerata tassa di proprietà: Non c’è bisogno dell’interpretazione delle autorità per capire che l’ADS il CRS ed il CI non servono come documentazione che attesti la tassa ridotta, leggendo bene l’articolo credo che sia pacifico…
Semplicemente basta recarsi in una ricevitoria Lottomatica dare al gestore la targa della vettura e la ricevuta sarà l’attestato-documento che dimostrerà il pagamento ridotto della tassa automobilistica. Non ci vogliono né luminari né Professoroni.
L’obbiettivo degli appassionati e di questi enti non è quello di agevolare o privilegiare come sostiene lei. Bensi è quello di tutelare un patrimonio che si sta disperdendo!!! e nessuno lo cita e se ne rende conto. Questi veicoli non sono dei cespiti come le vetture moderne, quindi sono fuori dalle tabelle Aci e dovrebbero stare anche al di fuori del redditometro (salvo l’acquisto), visto anche il palese conflitto di disciplina tra lo strumento d’accertamento che utilizza i KW come funzione di calcolo, azzerati nella autostoriche con la tassa di circolazione…
L’inquinamento per le auto ventennali e ultraventennali è poca cosa e non mi si venga a dire o provi a far credere che sia il più grave. In Italia tale inquinamento equivale secondo un articolo di qualche anno fa su rivista specializzata alla partenza di due boing… poi non sta nè a lei nè a me revisionare un veicolo, per quello ci sono gli specialisti ma prima di toccare questi veicoli che sono estremamente efficenti è bene controllare quelli moderni che circolano come revisionati…
Sono poi totalmente in contrasto con chi usa e sfrutta un veicolo d’interesse storico senza la diligenza di un appassionato collezionista, soltanto per risparmiare qualche centinaia di euro… ma qui entraimo in un bel ginepraio, ed è bene non addentrarsi.
Daccordissimo per il fatto che solo gli appassionati possano beneficiare dell’assicurazione ridotta; le assicurazioni si muovono in questa direzione, tanto è che è sempre più difficile assicurare un veicolo ventennale ed utilizzarlo per fini diversi da quelli passionistici
Ciao Emanuele,
grazie per i tuoi consigli per la realizzazione di un buon articolo, ne farò tesoro.
Vorrei focalizzare l’attenzione su due punti:
1)”L’obbiettivo degli appassionati e di questi enti non è quello di agevolare o privilegiare come sostiene lei. Bensi è quello di tutelare un patrimonio che si sta disperdendo!!!”
Credo che nel mio articolo dica esattamente la stessa cosa:
La motivazione per me è abbastanza ovvia e condivisibile: è un modo per incentivare la conservazione in buono stato di veicoli che hanno fatto la storia, che altrimenti andrebbero perduti.
2) “Sono poi totalmente in contrasto con chi usa e sfrutta un veicolo d’interesse storico senza la diligenza di un appassionato collezionista, soltanto per risparmiare qualche centinaia di euro… ma qui entriamo in un bel ginepraio, ed è bene non addentrarsi.”
Lo scopo del mio articolo era proprio questo! Addentrarmi in questo problema, perché lo è. In un momento di crisi così prolungato come questi, ogni sistema per truffare il prossimo va bloccato! L’esplosione dei numero di iscritti è sospetto e questo va a scapito degli appassionati.
Volutamente non ho voluto aggiungere altre carne al fuoco in merito all’obbligatorietà o meno ad un’associazione privata (articolo de Il Fatto Quotidiano)
Ma è necessaria una regolamentazione chiara, trasparente, che tuteli tutti.
Ogni contributo è ben accetto per una conversazione sana e costruttiva, il nostro blog serve a questo.
Salvatore mi scusi; in maniera velata in un punto le ho spiegato un errore commesso nei primi righi, non so se l’ha capito. Glie lo riporto:
“I proprietari delle auto storiche sanno di poter contare su alcune agevolazioni, sia per quanto riguarda la tassa automobilistica che per l’Rc Auto, se fanno esplicita richiesta dell’attestato di storicità o rilevanza storica. Si tratta di un certificato rilasciato dall’A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) http://www.asifed.it che – dopo accurate verifiche – conferisce al mezzo un valore collezionistico, solo se il proprietario e il veicolo sono tesserati a uno dei club territoriali ad esso facente capo”.
Quel “Se fanno esplicita richiesta”, non è così; lo dice lei, la riduzione della tassa automobilistica avviene per anzianità del veicolo. Oltretutto l’ente non è solo l’ASI, tali documenti, non so se li ha mai riempiti non conferiscono un valore collezionistico, ma ne accertano le caratteristiche tecniche e dove presente: la storia; è ben diverso, su quei documenti non si parla di valori. Tanto è che viene richiesto dalle assicurazioni proprio perchè attesta le caratteristiche tecniche. Addirittura il CRS è fondamentale ed essenziale per ritargare un veicolo, quindi riportarlo in vita. Va bene citare e parlare di interpretazioni od interpelli da parte dell’A.E. sul tema della tassa automobilistica, tra l’altro questo legato a regione a statuto speciale. Il problema non sussiste in quanto l’art. è palese sotto questo punto di vista e facilmente comprensibile da chi si occupa di pratiche automobilistiche ed enti addetti.
Per quanto riguarda la sicurezza dei veicoli, è bene citare l’incremento degli incidenti dovuto a questi senno è un elemento che di per se dice poco. Perchè credo che la sicurezza sia dovuta allo stato di efficenza del veicolo quindi esito positivo della revisione, e alla diligenza del guidatore, se venisse utilizzata quella del passionista, mi creda che gli incidenti diminuirebbero vertiginosamente e sarebbe un bene per tutti!!! Abs e controlli di trazione servono, ma la maggioranza degli incidenti credo avvengano per distrazione dell’automobilista in particolar modo non esiste strumento che possa impedire al guidatore di rispondere al cellulare, in quanto dovrebbe apparire una grossa mano e con un sonoro scappelloto impedire a questo di utilizzarlo.
posseggo una VESPA PIAGGIO PK 125 S ,anno di prima immatricolazione 1982.
inserendo i dati per un preventivo mi si evidenzia che la data di prima immatr.non puo antecedente al 1984 e quindi non posso procedere .
Il pagamento del bollo che viene automaticamente in forma ridotta è la certificazione che l’auto è d’epoca.
Perchè mi devo iscrivere a un club o all’ASI? E’ tutto un magna magna? Se dovessi avere un incidente ho la certificazione del bollo che l’auto è storica è mi debbono risarcire per il valore dell’auto. Perchè si sta diffondedo una voce che se non se iscritto all’ASI non vieni risarcito. Aspetto una conferma per via e-mail.
Grazie
Franco
Buongiorno a tutti ,sono il”felice”possessore di tre auto storiche ed otto motocicli d’epoca ,leggendo un po’ i vostri commenti vi do un mio personale parere su come stanno le cose ,per quanto riguarda l’utilizzo delle vetture e moto considerate che possedendo anche vetture e moto attuali che normalmente utilizzo per lavoro e per la famiglia l’inquinqmento che posso effettuare con le storiche e’ veramente irrisorio in quanto le riesco ad usare esclusivamente quando c’e bel tempo ,non c’e’ tanto traffico ,non ho impegni di lavoro e tutta una serie di circostanze idonee per l’utilizzo di tali veicoli . Confesso che l’emozione del saper guidare tali veicoli praticamente privi di tutti i comfort dei veicoli odierni ,e’ una cosa unica e spero in futuro che non vengano interpretate leggi ad hoc per le vere storiche dai “soliti furboni all’italiana ” che driblano tariffe di bolli ed assicurazioni rovinando e danneggiando il mondo collezionistico solo per poter utilizzare vecchi catorci spendendo meno ,questo non e’ giusto!!!
Ciao Ettore,
ottimo commento. Hai fatto una fotografia perfetta della situazione.
Leggendo le varie risposte, mi rendo conto che nessuno ha focalizzato il mio problema, quindi lo pongo direttamente alla vostra attenzione.
Per quanto riguarda l’assicurazione RCA molti parlano soltanto di risparmi, ma nessuno si pone il problema in caso di sinistro subito a torto, dove di certo un eventuale danno supera il valore commerciale del mezzo?
Io ho un Camper VW T3 westfalia dell’89 ed il valore commerciale è di circa 4000 euro, mentre il valore intrinseco è di circa 18000 euro…. che succede se mi distruggono il camperino, solo 4000 o un % del valore intrinseco?
Sto cercando di capire se convenga iscrivere il mezzo al registro ASi oppure restare fuori, considerato che i prezzi di bollo e di assicurazione sono irrisori comunque