Il mercato dei beni durevoli è in crisi da un pezzo e gli italiani che decidono di comprare un' auto nuova sono sempre meno. Se il mese di agosto si era rilevato disastroso per il mercato automobilistico, sperando che si trattasse solo di uno “spostamento” di capitali su altri mercati, questo settembre si è chiuso ancora peggio.

Le vendite di nuove vetture sono calate del 25,7%, il decimo calo consecutivo a due cifre che sembra condannare non solo l’intero settore ma anche ciò che ruota intorno. Se nel settembre 2011 le auto vendute furono 142.021 oggi la quota delle immatricolazioni effettive di nuovi veicoli non supera i 110 mila veicoli, piazzandosi al secondo posto come “periodo più nero” della storia automobilistica italiana. Era il lontano 1984 quando non si riuscì a superare la soglia dei 107 mila veicoli, ma erano altri tempi. A soffrire è anche il mercato dell’usato, dove i trasferimenti di proprietà sono scesi a 309 mila nel mese di settembre facendo segnare un -17,75% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le difficoltà finanziarie - e l’incertezza riguardo il futuro - portano le famiglie italiane a investire sempre di meno sulle automobili visto che richiedono non solo un costo d’investimento iniziale, ma anche spese annuali sempre più onerose come bollo, assicurazione, manutenzione e soprattutto carburante. Si sfrutta il più possibile la vettura già in possesso, senza considerare un rinnovo nel breve tempo. Atteggiamento che rispetto al periodo “pre-crisi” ha ridotto la domanda del prodotto di ben 42% facendo “tremare” tutti i produttori. Un mercato in rosso in cui chi crescono solo i coreani della Kia (+12,21%) e la Land Rover (35,11%), mentre gli altri cercano soluzioni più o meno condivisibili, ma crescendo di poco come il Gruppo Fiat (+0,6%).

Un mercato in controtendenza quello italiano, visto che a livello mondiale si viaggia verso un nuovo record di vendite di circa 60 milioni di veicoli venduti in un anno. Un mercato che offre sempre più scelta (modelli, motorizzazioni, etc.) ma soprattutto capace di pensare al futuro, offrendo auto sempre più performanti ed ecologiche. Un adattarsi alle esigenze del consumatore, sempre più attendo a ciò che sarà.

Un recente studio condotto dall’Institute of Electical and Electronics Engineers ha ipotizzato la percezione dell’automobile in un futuro prossimo. Nel 2040 avremo sempre più vetture automatizzate, capaci di guidarsi da sole, che occuperanno il 75% del mercato. Oggi sono già tante le compagnie che si stano muovendo verso questo tipo di veicoli che modificheranno completamente non solo il nostro modo di guidare, ma anche il concetto di spostamento/viaggio, basandosi sul progetto di punta di Google ovvero la Google Cars. Una visione futuristica dell'auto, ma già realizzabile secondo gli ingegneri di Mountain View con le tecnologie oggi presenti sul mercato, che prevede di “annullare” la figura del pilota che sarà sostituito in tutti i processi di guida dal computer di bordo. Un sistema che integrando software e dispositivi (sensori, telecamere, laser) sarà capace di compiere qualsiasi operazione, sia prevedibili che imprevedibili come l’attraversamento di un pedone o un incidente. Un’intelligenza artificiale che potrebbe non solo eguagliare le capacità di un pilota umano, ma addirittura migliorarle grazie agli sviluppi tecnologici.

La sperimentazione è attiva da tempo, ma il Nevada sarà il primo Paese a permettere a una Toyota Prius, modificata dai tecnici Google, di circolare tra le strade cittadine in modalità automatica. Il futuro non è proprio dietro l’angolo, basti pensare agli sviluppi richiesti alla infrastrutture ma anche all’ accettazione da parte del consumatore. Certo è che l’aggiornamento tecnologico riduce sempre di più i tempi di adeguamento del consumatore, che nel giro di una trentina di anni riuscirà facilmente a cambiare la sua accezione di “guidare".

Il futuro può offrire delle libertà a chi l’ha sempre solo sognate.