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Targa e Bollo sulla bici: pazzia o utilità?

tassa sulla bici

Targa e tassa sulla bici: non si tratta di uno scherzo, ma di un emendamento presentato lo scorso 25 novembre 2015 in commissione Lavori Pubblici del Senato. A presentarlo, il senatore del Partito Democratico Marco Filippi per un cambio preciso nella Riforma sul Codice della Strada su biciclette e motoslitte.
Nel giro di qualche giorno la proposta è uscita dai vertici governativi per raggiungere le strade e il risultato era prevedibile: è nata una polemica generale, coordinata soprattutto dalle punte di sarcasmo nate su Twitter. Ma era una bufala? No, l’emendamento esiste. La svista però c’è stata lo stesso. Spieghiamo cos’è successo.

Targa e Tassa (bollo) sulla bici: la proposta


L’emendamento presentato ha come obiettivo la modifica del DDL 1638 e prevede:

[…] La definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa: per i proprietari delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale.

È bastato questo a scatenare l’inferno dei commenti. Letta così la proposta può essere interpretata in diversi modi, tra i quali una sorta di targa e di bollo per chi guida in bicicletta, come se diventasse un motorino o auto qualsiasi.

La polemica: #labicinonsitocca

Come si legge su una petizione online dei giorni scorsi: “Per quanto non si faccia esplicitamente riferimento al concetto di targa e bollo all’interno della proposta di legge, resta difficile interpretare in modo diverso il concetto di ‘idonea tariffa per i proprietari delle biciclette‘ (bollo) e ‘modalità di identificazione delle biciclette stesse‘ (targa). Molti utenti, più o meno famosi, ciclisti e non, non hanno trovato giusta la proposta del senatore PD e su Twitter in particolar modo si sono sentite diverse battute: basta seguire l’hashtag #labicinonsitocca. Qualche esempio:

Insomma, gli italiani si sono un po’ sentiti come Fantozzi. Alla bersagliera.

Targa e bollo su bici: una “mezza” bufala

Come dicevamo, l’emendamento è stato di facile interpretazione e il senatore è dovuto tornare sui suoi passi. Da una sua dichiarazione alla stampa si legge: “Come già fatto in questi giorni su Twitter ribadisco che non propongo di introdurre alcuna targa per le biciclette, si tratterebbe semplicemente di assegnare un numero al telaio, la cui marchiatura è un servizio che molti comuni offrono gratuitamente ai cittadini per combattere i furti e cercare di contrastare il mercato parallelo della ricettazione delle biciclette.

Per quanto riguarda la tariffa, essa sarebbe riservata esclusivamente a chi utilizza cicli per fini commerciali come il trasporto di persone. Si pensi ad esempio ai risciò, che alcuni prefetti stanno dichiarando illegali perchè non sono normati. Questo sarebbe un modo per regolamentarli con costi irrisori. Rimango comunque disponibile a definire meglio la questione in commissione, qualora il testo così com’è risulti fraintendibile, poi sarà il Governo (parliamo di una legge delega) a valutare la praticabilità delle proposte. L’utilizzo delle bici verrà da me sempre incentivato e mai ostacolato, anche in ottica di salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini”.

Non si capisce se sia ricorso ai ripari dopo l’ondata di indignazione o se effettivamente abbia sbagliato il testo nella proposta, insomma. Lasciamo un ragionevole dubbio e facciamoci bastare la replica. Non esiste quindi una proposta per tassare le bici, ma solo per applicare un numero al telaio per legge e normare il mercato del trasporto a due ruote.

Cosa succederà ora?

L’emendamento in questione ha di fronte un lungo cammino. Innanzitutto dovrà essere ripresentato, per non incappare in ulteriori fraintendimenti e atterrare alla terza lettura in Camera già “zoppo”. Successivamente, se accettato e non modificato, spetterà al Governo valutarne la fattibilità attraverso decreti legislativi concreti. A loro volta i DL dovranno ripetere il percorso al Parlamento, per venire incontro a un’accettazione totale e, forse, all’esecuzione. Insomma, c’è ancora tanta strada e tanto da pedalare.

La domanda che nasce da tutta questa vicendo la rivolgo a chi legge: sarebbe giusta una tassa sulle bici? E perché?

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