aston martin L'Aston Martin è da sempre sinonimo di qualità ed eccellenza grazie alla manifattura artigianale delle auto ed allo status symbol che da tempo rappresentano. Quello che non tutti sanno è che, tra i marchi inglesi, è probabilmente il più italiano di tutti. Nei suoi oltre 100 anni di storia l'Aston Martin ha vissuto il suo momento più importante, in termini di crescita, tra la prima e la seconda guerra mondiale grazie all'ingegno di un italiano, il genovese Augusto Bertelli che ha regalato le basi grazie alle quali è diventata nel tempo il prestigioso marchio che conosciamo. Marchio che, oggi, è di proprietà del fondo di private equity milanese Investindustrial di proprietà del finanziere Andrea Bonomi, ma procediamo con ordine.

Aston Martin: storia della casa automobilistica

Tutto iniziò nel 1913 quando un meccanico di nome Robert Bamford decise di aprire, insieme al pilota Lionel Martin una concessionaria di auto Singer nel centro di Londra. In quegli anni avere a che fare con le automobili o con i motori in genere apriva la strada ad una serie di sperimentazioni che prima o poi avrebbero portato alla costruzione di una vettura, principalmente da corsa. Robert Bamford e Lionel Martin non erano da meno e dopo appena 1 anno decisero di cimentarsi nella realizzazione di un'auto da corsa montando sul telaio di un'Isotta Fraschini un motore Coventry e, propio con questo veicolo, Lionel Martin riuscì ad aggiudicarsi la Londra-Aston Clinton (ti ricorda qualcosa questo nome?). Dopo un altro anno vede la luce la prima creatura del marchio, la Coal Scuttle: una vettura biposto dotata di motore 1.4 litri benzina che viene bloccata a causa della Prima Guerra Mondiale quando i macchinari vengono sequestrati per essere poi riutilizzati a scopo bellico. Al termine del conflitto mondiale si susseguono una serie di cambi di proprietà dovuti ai risultati non propriamente positivi ottenuti dalle vetture prodotte. L'Aston Martin (o l'azienda che lo diventerà a breve) entra ufficialmente in crisi per la prima volta all'inizio degli anni '20. Una crisi economica e di idee che costringe Robert Bamford a mollare la presa ed abbandonare la società che si riprende solo grazie all'apporto economico di un certo Louis Zborowski, facoltoso nobile e pilota britannico. Nonostante le prime vetture prodotte nel 1922, la mancanza di successi costringe Zborowski a passare il testimone nelle mani di Lady Charnwood che mette l'azienda nelle mani del figlio, John Benson, il quale non può far altro che traghettare l'azienda all'ennesima bancarotta, una crisi talmente profonda che costringe anche Lionel Martin a lasciare.

Aston Martin: l'era Renwick e Bertelli

Nel 1926, anno in cui Lady Charnwood esce di scena, subentrano Bill Renwick ed Augusto Bertelli che ne rilevano le quote e ribattezzano l'azienda con il nome che ancora oggi conosciamo: nasce ufficialmente l'Aston Martin. Questa "strana coppia" in realtà aveva ben poco di strano data la grande esperienza nel settore sia di Renwick che di Bertelli i quali erano proprietari di un'azienda specializzata in costruzione di motori aeronautici. La divisione dei ruoli era ben definita: l'investitore inglese a capo della sezione commerciale ed il genovese a supervisione della parte tecnica, grazie al quale le vetture realizzate iniziavano a a conquistare diverse vittorie nella classe Motorsport.

Aston Martin: i cambi al vertice si susseguono

La storia dell'Aston-Martin è un alternarsi di momenti felici (pochi) e momenti difficili (tanti) che non consentono all'azienda di spiccare definitivamente il volo ma, nonostante i problemi, il marchio Aston Martin inizia ad essere conosciuto in tutto il mondo grazie all'acquisizione, nel 1947, da parte di David Brown, imprenditore inglese attivo nel settore agricolo. Sotto la sua guida viene acquisita la Lagonda, nasce la 2-Litre Sports (una spider prodotta in soli 15 esemplari) e debutta la prima vettura del marchio con la sigla DB (le iniziali del titolare) che contraddistingue da sempre una serie di modelli riconducibili al produttore inglese. Nel 1950 entra in produzione la prima DB2 e le vetture impegnate nei campionati sportivi (contrassegnate dalla sigla DBR) iniziano a regalare le prime soddisfazioni fino ad arrivare al 1959 anno nel quale Carroll Shelby alla guida di una DBR1 si aggiudica la 24 Ore di Le Mans e l'Aston Martin debutta in Formula 1 (abbandonandola poi nel 1960 dopo 5 GP disputati e e due sesti posti). Gli ingredienti per il salto definitivo erano tutti nell'aria ed infatti nel 1963, forte di un motore 4.0 a sei cilindri e di un design seducente realizzato dall'italiana Touring Superleggera, nasce la DB5 che fin da subito conquista una fetta impressionante di pubblico composto da automobilisti facoltosi. Il successo, quello vero, arriva però un anno più tardi quando il cinema proietta nell'Olimpo delle autovetture di fascia alta l'Aston Martin DB5 che in Agente 007 - Missione Goldfinger diventa la vettura ufficiale di James Bond. Sean Connery guiderà l'Aston Martin DB5 in Missione Goldfinger ed in altri 5 capitoli della saga trasformando una semplice fuoriserie inglese in una vera e propria icona. Ma la felicità dura poco, nel 1972 l'azienda inglese viene venduta al consorzio Company Developments che a sua volta, tre anni più tardi, cede la proprietà a Peter Sprague e George Minden, due uomini d'affari americani. Debuttano infatti, in soli due anni, l'ammiraglia a quattro porte Lagonda, la V8 Vantage e la cabrio Volante che, nonostante un buon successo tra il pubblico, non riescono a risollevare le sorti del produttore inglese. La crisi continua con l'ennesimo passaggio di mano, stavolta nel 1980 da parte di Victor Gauntlett che acquisisce fino al 50% delle quote ed in due anni riesce a stabilire il record negativo di auto prodotte prima di lasciare l'Aston Martin nelle mani dell'armatore greco Peter Livanos: solo 30 vetture nel 1982.

L'arrivo della Ford

"Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare" devono aver pensato i dipendenti dell'Aston Martin quando, tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta, vedono la Ford assumere il completo controllo del pacchetto azionario. Con una strategia costruttiva nuova ed un supporto economico adeguato, la casa statunitense suona la sveglia aumentando vendite, produzione e modelli lanciando sul mercato una serie di modelli uno migliore dell'altro: la DB7 nel 1994, la Vanquish nel 2001 e la DB9 nel 2004. E con il successo delle vendite arriva anche quello sportivo, la DBR9 vince nel campionato FIA GT nel 2005 e festeggia il titolo costruttori nel 2006, esattamente un anno prima che David Richards (direttore della Prodrive) insieme ad altri investirori subentri alla Ford rilevando il pacchetto di maggioranza e continuando a dettare legge nei diversi campionati sportivi. Durante questi 100 anni di storia l'Aston Martin ha sempre avuto uno stretto rapporto con l'Italia, a volte per una parte della proprietà ed altre volte grazie ai piloti che hanno accompagnato le vetture del marchio nelle competizioni sportive. Nel 2012, a chiusura del cerchio, il pacchetto di maggioranza del gruppo inglese viene rilevato dalla Investindustrial, un fondo di private equity milanese facente capo ad Andrea Bonomi che riesce a siglare uno degli accordi commerciali più importanti dell'Aston Martin: insieme Mercedes per la fornitura di motori a marchio AMG.

Aston Martin: i modelli attualmente in produzione

Abbiamo parlato della storia dell'Aston Martin, delle sue vicissitudini e della sua particolare caratteristica di risalire sempre la china nonostante i numerosi passaggi di proprietà ai quali è stata sottoposta nel corso dei 100 anni di attività. È ora di dare un'occhiata anche al presente ed ai modelli con i quali la casa inglese affronta le sfide di questi anni. Sono 10 le vetture Aston Martin a listino, alcune di queste disponibili nella doppia veste di coupé e cabrio, diamo un'occhiata ai prezzi ed alle caratteristiche.

Aston Martin V8 Vantage

Aston Martin V8 Vantage

fonte: astonmartin.com

Apriamo le danze con l'Aston Martin V8 Vantage (438 cm di lunghezza, 189 cm di larghezza e 126 cm di altezza) in versione coupé, prodotta dal 2016 e dotata di un motore 4.7 litri e di tutti gli accessori di serie che un'auto di questa fascia possa desiderare. Il prezzo? Di fascia alta: 126.775 euro per la versione "base" da 426 cv e 132.414 euro per il modello Sportshift con 436 cv. Alla coperta si affianca la cabrio che mantiene inalterate le caratteristiche di base, la dotazione e le misure e si differenzia, oltre che per la mancanza di un tetto fisso sulla testa, anche per il prezzo: 139.078 euro è il costo del modello con 426 cv e 144.717 euro quello della Sportshift.

Aston Martin V12 Vantage

Aston Martin V12 Vantage

fonte: astonmartin.com

Saliamo di livello con l'Aston Martin V12 Vantage coupé (439 cm di lunghezza, 187 cm di larghezza e 125 cm di altezza), un 6.0 litri da 572 cv per il quale serve staccare un assegno da 191.671 euro. Per la versione cabrio (o Roadster come preferite) è necessario un altro piccolo sforzo: 203.974 euro e potrete urlare a tutti la vostra voglia di avere il vento tra i capelli.

Aston Martin Vanquish S

Aston Martin Vanquish S

fonte: astonmartin.com

Ed eccoci arrivati alla Vanquish S (473 cm di lunghezza, 191 cm di larghezza e 130 cm di altezza) che con il suo motore da 6.0 litri e 604 cv potrebbe essere definita la "top di gamma" anche sul fronte prezzo: 273.335 euro per la configurazione coupé e soltanto 288.712 euro per quella cabrio (posso dirlo? Questa è la mia preferita).

Aston Martin DB9 GT Volante

Aston Martin DB9 GT Volante

fonte: fckerbeckbentley.com

Desiderate una cabrio pura? L'Aston Martin DB9 GT Volante (472 cm di lunghezza, 188 cm di larghezza e 128 cm di altezza) con il suo motore 6.0 litri ed i suoi 547 cv fa al caso vostro, il prezzo? Solo 210.348 euro.

Aston Martin Rapide S

Aston Martin Rapide S

fonte: astonmartin.com

Oppure il vostro sogno è un coupé a quattro porte dalle linee sportive ed eleganti insieme? Allora dovete volgere il vostro sguardo verso la Rapide S (502 cm di lunghezza, 193 cm di larghezza e 136 cm di altezza) equipaggiata da un motore 6.0 litri di cilindrata che eroga 560 cv al costo di 204.697 euro che salgono a 208.746 euro per la versione Shadow Edition.

Aston Martin DB11

Aston Martin DB11

fonte: db11.astonmartin.com

Lasciamo le quattro porte alle famiglie sportive e concentriamoci sulla DB11 (474 cm di lunghezza, 206 cm di larghezza e 128 cm di altezza) una 5.2 litri con una potenza di 608 cv ed un prezzo di listino altrettanto importante: 213.637 euro nella versione base e 231.637 euro se decidete di optare per la Launch Edition.

Aston Martin Vantage GT8

Aston Martin Vantage GT8

fonte: astonmartin.com

Terminiamo con l'Aston Martin Vantage GT8 (454 cm di lunghezza, 192 cm di larghezza e 126 cm di altezza) una sportiva pura contraddistinta dai vivaci colori fluo ed equipaggiata con un motore 4.7 litri da 446 cv. Listino? 228.801 euro per l'entry level (fa ridere già così) e 234.439 euro per il modello Sportshift II. A questi si aggiungono i modelli storici fuori produzione: Aston Martin 2-Litre Sports, chiamata anche Aston Martin DB1 , la DB2, DB2/4 , DB Mark III, DB4,DB4 GT,DB4 GT Zagato, DB5, DB6, DBS, AM V8, Aston Martin Lagonda, Vantage Zagato, Virage V8, DB7,DB7 Zagato, DB AR1 e Vanquish.