Cuneo fiscale al 49%, il 10% in più della media europea
In Italia il cuneo fiscale è al 49%. Questo vuol dire che la busta paga lorda, cioè quella pagata dal datore di lavoro, è doppia rispetto a quella che finisce nelle tasche dei lavoratori dipendenti. A dare questo dato è stato il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi.
Le trattenute che prosciugano la busta paga e che in totale rappresentano il 49% del reddito sono sia quelle a carico del datore di lavoro che quelle a carico dei lavoratori, vale a dire l’insieme di contributi e imposte dirette o indirette che incidono sul costo del lavoro.
In Italia il cuneo fiscale è molto più alto che nel resto d’Europa: in media nei Paesi dell’Unione il totale delle trattenute si ferma al 39% dello stipendio lordo, ben 10 punti percentuali in meno che nel nostro Paese.
Anziché diminuire, negli ultimi anni il cuneo fiscale è aumentato: i dati Istat ci dicono che nel 2010 era pari al 46,2%.
La Corte dei Conti lancia l’allarme: troppe tasse sul lavoro
Ma non sono solo i lavoratori dipendenti a pagare tanto. Nel caso delle partite IVA il livello di tassazione arriva al 51% e alle piccole e medie imprese va ancora peggio.
Le PMI si trovano a pagare tasse il 25% in più delle imprese europee che rientrano nella stessa categoria. La pressione fiscale che schiaccia le attività delle imprese è pari al 64,8% del fatturato. Ogni anno, per rispettare i vari adempimenti fiscali, un imprenditore investe in media quasi 270 ore di lavoro. Nel resto d’Europa serve meno della metà del tempo.
Una riduzione del cuneo fiscale, a vantaggio sia delle famiglie che delle imprese, è necessaria. Anche per rafforzare la ripresa economica e per ridare competitività alla nostra economia. Secondo il Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica, ci sono segnali incoraggianti per la ripresa della crescita e ci si è lasciati alle spalle un periodo di recessione durato otto anni.
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