In un week-end pieno di discussioni arbitrali, ci siamo dimenticati che Juventus-Milan, oltre ad essere stata la partita del “mani di De Sciglio” è stata anche una bella partita. Una gara in cui il Milan ha dimostrato di dare del filo da torcere alla squadra più forte di tutti. Una gara in cui Donnarumma si è dichiarato pronto a raccogliere il testimone di Buffon. Insomma, una partita per cui ci sarebbe stato tanto altro da dire.
In ordine sparso poi sono accaduti tanti altri eventi scientificamente inspiegabili: i quattro gol del Chievo in una sola partita, il ritorno al gol di Destro e soprattutto, signori e signori, ha segnato Muntari.
Mettetevelo in testa: il rigore per la Juve c’era
Nella maggior parte dei casi, vale quello che si vede nell’immediato, la prima sensazione, il campo. Nessuno di noi era in campo venerdì, quindi stiamo giudicando un episodio da una posizione che è peggiore rispetto a quella dell’arbitro di porta. Parliamo di sensazioni e pretendiamo che siano la verità .
Il problema più grosso è che non ci fidiamo, ma di questo abbiamo già parlato in altre sedi. Una verità certa, però, è che l’arbitro decide in diretta. E in di< retta, per la direzione che prende il pallone, per il movimento innaturale del difensore, per il rischio che si assume allargando il volume del corpo, quello è rigore. Attenzione. Poi lo rivedi e inizi a ritrattare. L’ha toccata di mano? Di ascella? Di petto? Non è del tutto chiaro.
Ma siamo sicuri che la moviola in campo (che sarà utilissima per una serie di casi e che tutti aspettiamo) sia la panacea di tutti i mali? Tutti avete rivisto quel replay e tutti ci avete dato interpretazioni differenti; ma un intervento del genere, è scienza, si giudica meglio in diretta, e in campo, che non rivedendo i singoli fotogrammi. Anche al microscopio. Fatevene una ragione e fidatevi. Ah, l’arbitro non è tenuto a spiegare (a giocatori, allenatori, dirigenti e giornalisti) chi ha dato il rigore. Il fischietto lo ha l’arbitro, e l’unica cosa che conta è se lui fischia o meno.
Ultimo dato: la Juve ieri ha avuto il terzo rigore a favore, in campionato. Il terzo, non il decimo. Per una squadra che sta dominando, non sono poi così tanti.
Banega, Kondogbia e Shutter Island
Parlare oggi di Icardi sarebbe fin troppo facile e sin troppo riduttivo. La realtà è che i due protagonisti assoluti della trionfale marcia dell’Inter con Pioli portano i nomi di Banega e Kondogbia. Sono stati bistrattati, contestati e spesso relegati ai margini perché evidentemente incapaci di inserirsi in un contesto tattico.
Ma l’unica incapacità evidente a volte è quella di gestire dei talenti (perché di questo parliamo quando parliamo di questi due signori) e metterli nelle capacità di fare bene. In un club come la Juventus, Banega e Kondogbia sarebbero diventate stelle planetarie dopo pochi mesi. L’Inter ci ha messo un po’ di più, ma ha finalmente trovato in Pioli l’uomo capace di ridare fiducia a giocatori che aspettavano solo di essere posizionati al posto giusto. Bastava davvero poco.
P.S – Una cosa su Icardi la diciamo lo stesso e la diciamo a Bauza: o ci riveli che Maurito ti ha fatto ciò che ha fatto con Maxi Lopez o convocare Pratto al suo posto ti farà assomigliare a Di Caprio in Shutter Island.
Non fate andare via Spalletti
La notizia è che la Roma ha rimesso la freccia e in modo molto convinto ha ripreso il secondo posto grazie a Dzeko e Bruno Peres, due dei bersagli maggiori della tifoseria dopo il tracollo di Lione. Hanno colpito molto le parole di Spalletti nel dopo-gara:
“Gli ho fatto un favore, alla società , a non firmare il rinnovo, perché se perdo altre due partite sarà la società a mandare via me, e penso che sarebbe anche giusto. E loro sono contenti secondo me. Allo scorso allenatore gli hanno fatto tre anni di contratto e hanno dovuto pagarlo anche dopo l’esonero. La verità è che la Roma – riporta La Gazzetta dello Sport – è una grande squadra e bisogna meritarsi di allenarla.”
La nostra speranza è che la Roma trattenga Spalletti, indipendentemente dai risultati di quest’anno. Recuperare questa Juventus è una prova difficile per chiunque, soprattutto per squadre come Roma o Napoli che hanno fatto oggettivamente tanti punti. Spalletti è un punto di partenza solido e bisogna lasciare che lavori in pace anche il prossimo anno. Anche se dovesse perdere due partite. Anche se dovesse uscire contro il Lione. Il calcio italiano ha bisogno di Luciano. E la Roma può decollare con lui.
Andrea Masiello ha dimostrato di (poter) essere da Nazionale
Leggere queste righe farà male a tutti i tifosi del Bari che hanno patito una retrocessione fin troppo strana sei anni fa e che oggi rivedono Andrea Masiello in campo. Ma il difensore dell’Atalanta ha dimostrato nel week-end appena trascorso di essere un difensore invalicabile. Perso lui, Gasperini ne ha presi 7 dall’Inter. Una giornata storta, senz’altro. Magari sarebbe successo anche con lui. Ma il campionato ci ha dimostrato che questo difensore, se avesse tenuto la testa solo sul campo e non avesse combinato partite, sarebbe presto finito nel giro di qualche squadra internazionale con una maglia della Nazionale sulle spalle. È una brutta storia, il talento sprecato. Ci perdono un po’ tutti.
P.S numero due: commovente l’applauso della Nord dell’Atalanta a Zingonia. 90 minuti da incubo non cancellano mesi da record.
Salutate Luis. E fidatevi di Schick
Ferrero esulta e scherza in televisione, ma dovrà pensare quanto prima a come trattenere Luis Muriel e Marco Giampaolo, i due artefici principali della magnifica stagione della Sampdoria. Se il tecnico è riuscito a plasmare al meglio una squadra giovane, Muriel è la scheggia impazzita di talento che decide in modo autoritario quando uscire dagli schemi e far prelevare l’anarchia del suo mancino.
Lamanna ha tremato più volte, ma non ha potuto nulla quando il colombiano ha recuperato da Ntcham (l’uomo che aveva ben indirizzato Mandorlini) il pallone che gli ha permesso di decidere il derby per la seconda volta quest’anno. La Samp se lo goda: potrebbero essere gli ultimi mesi a Marassi. Poi passerà il testimone a qualcuno: Schick, magari?
Compleanno amaro
La Fiorentina fa 90 anni, vince con un colpo di coda piuttosto fortunoso, ma ha smesso definitivamente di incantare. Paulo Sousa ha rotto il giochino, fossilizzato su un modulo che non appartiene al tipo di squadra che ha a disposizione. Il suo integralismo ha preso il sopravvento e la gente al Franchi ha smesso di divertirsi. In tribuna oggi c’erano Ranieri e Terim. Chissà che i viola non stiano progettando l’inizio di un ciclo nuovo. Perché questo, nonostante tutto, è già finito. E il compleanno di oggi, mascherato da una vittoria, porta con sé un sorriso poco sincero e molto lontano dalla possibilità di scongiurare una crisi.
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