Con l’arrivo della Primavera, Inter e Roma hanno deciso di buttarsi via dopo aver tenuto un passo molto alto (i nerazzurri dall’arrivo di Pioli in poi, i giallorossi dall’inizio).
Icardi & Co. sognavano la Champions e ora rischiano di vedere con il binocolo l’Europa League, mentre la squadra di Spalletti cullava residue speranze di scudetto e adesso deve fare attenzione ai due punti che la separano dal Napoli. In coda il Crotone ha gettato ancora il cuore oltre l’ostacolo, ma potrebbe non bastare visto il colpo esterno dell’Empoli.
Mania da gol
Per capire quanto Sarri ci tenga a fare del Napoli una macchina da divertimento bisogna solo analizzare un dato: con il gol di Callejon sono ben quattro i giocatori che gli azzurri hanno mandato in doppia cifra quest’anno. Non ci è riuscito nessuno nei cinque maggiori campionati europei.
Non saranno ancora pronti per un primo posto, ma sono già strutturati per mandare in rete chiunque. Mertens ha sostituito stagioni da sei-sette gol con un’annata da ventuno reti. Insigne si è spaventosamente avvicinato alla porta negli ultimi due anni. Hamsik ha ritrovato dopo parecchie stagioni la doppia cifra e Callejon, silenziosamente, è tornato a pungere anche quest’anno, riprendendosi la doppia cifra che da quando è a Napoli aveva mancato solo lo scorso anno.
Abbiamo senza dubbio bisogno di squadre vincenti e solide come la Juventus. Ma non ci dispiace nemmeno vendere undici calciatori che disegnano partite così belle come quelle che ci regala il Napoli.
Il fallimento di Pioli
Stefano Pioli ha fallito. C’è da premettere che non era semplice riuscirci, anzi. Era difficile recuperare il caos derivato dalle gestioni Mancini e De Boer. Il problema grosso è che Pioli aveva recuperato il divario. Era arrivato dove nessuno avrebbe immaginato. E poi è crollato sul più bello. È caduto nel momento più semplice della rincorsa. Ha preso due cantonate bestiali da Sampdoria e Crotone e quando era ora di rifarsi ha fotografato col derby il suo periodo all’Inter.
Tutto bene fino a dieci minuti dalla fine e poi il black-out. Un cambio galeotto: Murillo per Joao Mario. Da lì un’inutile difesa di un risultato legittimato. Ne è scaturito un pareggio beffardo che ha fatto bene solo ai cugini rivali. Per l’Inter solo la testa china e la consapevolezza di aver perso per strada un’altra stagione.
Date un’Europa a questa squadra
Uno dei tanti meriti da attribuire all’Atalanta di quest’anno riguarda la gestione delle trasferte. Tralasciando la clamorosa sconfitta di San Siro contro l’Inter, la squadra di Gasperini ha sempre fatto la voce grossa lontana da casa. Oggi è rimasta aggrappata alla Roma, conquistando un punto pesantissimo.
Un mese fa la spuntarono a Napoli e ancora prima raccolsero punti pesanti contro Milan e Fiorentina. Senza dimenticare exploit pesanti contro Chievo (1-4) e Genoa (0-5).
È uno dei motivi che hanno portato il cammino dell’Atalanta a ridosso di un sogno europeo che Gasp sta cercando di cullare il più possibile. E dopo una stagione così, se lo meriterebbero pure.
Esagerare con la competitivitÃ
È ormai chiaro che Allegri abbia deciso di non fare sconti a nessuno. Ma dopo una prestazione tanto dispendiosa con il Barcellona e una gara di ritorno assai impegnativa alle porte, avrebbe potuto fare un’eccezione contro il Pescara – un turno agevole e quasi insignificante ai fini del campionato – e far riposare i più forti. Se l’idea di non staccare mai la spina può poggiare su nobili basi, il rischio di perdere giocatori è sempre concreto.
Ed è ciò che il tecnico ha fatto con Dybala, uscito anzitempo per una botta rimediata da Muntari. A che serve rischiare giocatori così importanti per gare dotate di poco senso?
Undici metri per spostare due lati della classifica
Il rigore con cui Pasqual ha battuto la Fiorentina non è un semplice gol dell’ex. È anche quello, perché – insomma – 302 partite in undici anni con una maglia non si dimenticano. Ma il suo è un gol che spacca due lati della classifica. Fa perdere alla Fiorentina la definitiva occasione di agganciare l’Europa (tutte le altre concorrenti hanno pareggiato e la settimana prossima i viola sfidano l’Inter).
E restituisce all’Empoli una fetta concreta di salvezza. Il successo al Franchi elimina una buona percentuale di speranza del Crotone, a cui probabilmente non servirà tanto il pari agguantato a Torino. La favola di Nicola rischia di essere neutralizzata da un rigore che dalla parte di Firenze conserva quell’amaro che solo un ex può lasciarti.
La Lega Pro è bella, ma non ci vivrei
L’ultima parentesi vorremmo dedicarla al Venezia, una piazza storica, assente oramai da anni dal calcio che conta. Dopo tre fallimenti sono stati decisivi gli investimenti di Tacopina e la scelta dei professionisti con cui ha lavorato. Il primo è Giorgio Perinetti, un direttore sportivo con la vittoria nel sangue. Ha vinto al Bari, ha vinto al Siena, ha vinto al Palermo. Ha vinto quando ha scelto di ripartire dal basso e rifondare una squadra che in due anni ha scalato la montagna dalla D alla B.
E poi c’è Pippo Inzaghi, un altro che ha avuto l’umiltà di ripartire dalla gavetta dopo un’esperienza troppo affrettata. Il tempo è stato galantuomo. E anche Pippo può togliersi le soddisfazioni che da allenatore si sta togliendo il fratello. Bentornati.
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