Tempesta su Banca Carige. Il CDA è infatti decaduto dopo le dimissioni di altri quattro consiglieri, tra cui il presidente Pietro Modiano e l’a.d Fabio Innocenzi. La BCE ne ha quindi decretato l’amministrazione straordinaria, rispondendo in modo netto al mancato aumento di capitale previsto nel piano concordato con la Banca centrale europea, ma saltato a causa dell’astensione dell’azionista Malacalza.
È la prima volta che la BCE utilizza un simile approccio nel mercato italiano, lanciando un messaggio importante a tutto il sistema. Ai tre commissari, Pietro Modiano (ex presidente), Fabio Innocenzi (ex amministratore delegato) e il professor Raffaele Lener, il compito di traghettare la banca ad una situazione di maggiore sicurezza, rispettando il piano di risanamento condiviso con l’Europa.
L’aiuto del Fondo Interbancario di tutela dei depositi
Che la situazione fosse preoccupante si era già visto a fine Novembre, quando per salvare Banca Carige era dovuto intervenire il Fondo Interbancario di tutela dei depositi, realtà nata proprio per supportare il sistema bancario in casi di difficoltà . 320 milioni di euro fondamentali per evitare che il “fallimento di mercato” attraverso la sottoscrizione di un’obbligazione subordinata.
Un prestito con scadenza a 10 anni e rendimento al 13% annuo sottoscritto per 318,2 milioni dallo schema volontario del Fondo, e dal Banco di Desio per i restanti 1,8. Un prestito che doveva essere il primo passo verso l’aumento di capitale previsto per il 22 Dicembre.
Le richieste della BCE e il piano di risanamento
Molti i confronti avvenuti tra i rappresentanti di Banca Carige e la BCE. Fondamentale portare in fondo al più presto l’aumento di capitale a cui far seguire poi la ricerca di un partner affidabile che finalizzasse il salvataggio dell’Istituto ligure.
Una richiesta, quella dell’aumento di capitale, non conclusa positivamente a causa della decisone dell’azionista di riferimento della banca, Malacalza Investimenti che detiene il 27,5% delle quote, di astenersi dal voto in assemblea. Una scelta che ha fatto venire meno il quorum deliberativo per concludere l’operazione.
Una rinuncia probabilmente figlia del prestito arrivato dal Fondo Interbancario che, secondo l’azionista, garantiva la doverosa sicurezza per poter ritardare e valutare l’eventuale aumento di capitale.
Prosegue l’attività di rafforzamento patrimoniale
Continua la fondamentale attività di rafforzamento patrimoniale e rilancio commerciale. Obiettivo è recuperare quote di mercato nei segmenti core e derisking, ma soprattutto ridurre i Non Performing Loan. Chiara la necessità di cercare e valutare possibili fusioni.
Probabile anche la rivalutazione, di concerto con i rappresentanti del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, del bond subordinato da 320 milioni alla luce di una situazione profondamente mutata. Elementi che dovrebbero essere parte integrante del nuovo piano industriale in via di completamento.
Il Governo vigila
Una situazione complessa quella di Carige e che è costantemente sotto osservazione da parte del Governo. Già prima di Capodanno non sono mancati i colloqui con i vertici della banca e con la famiglia Malacalza. Il Governo che ha ribadito la propria disponibilità , ricordando però che non ci saranno altri interventi economici per salvare Istituti.
Fondamentale a questo punto una mediazione per far partire l’aumento di capitale, primo passo per il risanamento della banca in attesa poi di trovare sul mercato un partner o un possibile acquirente.
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