Dopo il varo del Dicembre scorso, arriva il sì in Senato al parere della commissione Affari costituzionali sui presupposti di necessità e urgenza del decreto legge banche, il cosiddetto Salva Banche, nato per supportare gli istituti in crisi ed in particolare porre rimedio alla situazione ormai critica del Monte dei Paschi di Siena.
Il parere è stato votato dall’assemblea in seguito all’intervento del M5s che aveva raccolto le 30 firme necessarie per far pronunciare l’aula. Richiesta consentita perché il parere della commissione non era stato approvato all’unanimità .
Decreto Salva Banche, le principali caratteristiche
L’intervento statale consiste nella creazione di un fondo di 20 miliardi per intervenire a tutela del risparmio, utile a dare maggior solidità al sistema bancario italiano parso più volte in difficoltà .
Un intervento di cui certamente il Governo avrebbe fatto a meno ma che pareva sempre più necessario, soprattutto alla luce del mancato aumento di capitale del Monte dei Paschi (a poche ore dal Decreto è arrivata la richiesta di sostegno straordinario). Un’azione concordata, precisa il Presidente del Consiglio Gentiloni, con le autorità europee, molto attente sul caso MPS.
Un intervento che prevede un meccanismo di tutela degli obbligazionisti subordinati di Mps al 100%, andando ad assegnare loro prima azioni e poi obbligazioni ordinarie. bene ricordare che l’intervento pubblico porta con sé la conversione forzosa con perdite. Per far fronte a ciò la stessa banca dovrà far partire un meccanismo di transazione utile a scambiare le obbligazioni in azioni e poi in obbligazioni ordinarie.
Un decreto nato sulle urgenti necessità di MPS, ma realizzato per tutto il comparto: sono infatti presenti altre misure per il settore, dal rinvio della trasformazione in spa delle Popolari al trattamento fiscale delle imposte differite attive (Dta).
Monte dei Paschi ed il nuovo piano industriale
Al salvagente statale dovrà aggiungersi per MPS un piano di rilancio industriale che permetta alla banca di ritrovare slancio. Un piano che andrà sottoposto alla Banca Centrale Europea, la quale avrà il compito di valutarne l’efficacia e la capacità di superare possibili situazioni avverse così come da stress test. Importante sarà inoltre il parere della Commissione europea che dovrà verificare la compatibilità con la disciplina europea sugli aiuti di Stato.
Servirà probabilmente una deroga alla normativa sugli aiuti di Stato per permettere allo Stato italiano di versare i 6,6 miliardi necessari al Monte dei Paschi. Un confronto che con tutta probabilità sarà lungo e complesso e che costringe i vertici dell’Istituto italiano a muoversi in fretta.
Appena compreso il fallimento della soluzione di Mercato, il management del gruppo ha cominciato a lavorare ad un piano più incisivo rispetto a quello presentato in Ottobre. Importante riuscire ad approdare a un RoTe dell’11% entro il 2019 grazie a un utile di poco superiore al miliardo e a fronte di un aumento di cinque.
Un asticella ben più alta ora: gli utili andranno spalmati su un capitale di oltre 9 miliardi e raggiunti in tempi più rapidi, andando a lavorare sul taglio dei costi e quindi su probabili chiusure di filiali (oltre le 500 già previste) e conseguenti esuberi (oltre ai 2.600 già coperti).
Salvataggio MPS: i dettagli
Due i principali punti del piano: liberare la banca dai crediti deteriorati ed effettuare una importante ricapitalizzazione. Due passaggi che dovrebbero permettere di restituire stabilita (e credibilità ) al Monte dei Paschi.
L’intervento, approvato dal CDA dell’istituto e dalla BCE, vede l’intervento di JP Morgan e di Atlante, il fondo nato per supportare il salvataggio delle banche in difficoltà . Quest’ultimo avrà il ruolo di acquistare i quasi 10 miliardi di euro di sofferenze nette presenti nel bilancio di MPS entro il 2018. Approvato anche il seguente aumento di capitale da 5 miliardi di euro.
Le fasi del progetto di salvataggio MPS
Un percorso certo lungo, che necessiterà di tempo per portare i risultati sperati. A settembre arriverà il nuovo piano industriale mentre tra ottobre e novembre si terrà  l’assemblea che voterà l’aumento di capitale stabilito.
La vendita delle sofferenze ad Atlante comincerà  all’inizio del 2017. Per evitare di esporsi a rischi di mercato sarà utilizzato un finanziamento ponte a sostegno della cartolarizzazione delle sofferenze, che verranno pagate al 33% del valore facciale.
Le sofferenze cedute verranno suddivise in tre blocchi:
- una tranche “senior”(da 6 miliardi), su cui ci sarà  l’intervento della Cags;
- una tranche definita “mezzanine” (1,6 miliardi) riservata ad Atlante;
- una tranche “junior” (da 1,6 miliardi) a scadenza più lunga e opzionabile dagli attuali soci.
Il piano permetterebbe al Monte dei Paschi di arrivare ad un Cet 1 (uno dei principali parametri per valutare la salute di una banca) ben oltre la soglia minima del 13% richiesta dalla Vigilanza.
Salvataggio MPS: i possibili dubbi
Un piano importante quello strutturato che dovrebbe riportare il Monte dei Paschi ad uno stato di sicurezza rilevante. L’elemento più positivo è che tutto questo dovrebbe avvenire interamente con capitali privati, senza quindi dover richiedere l’intervento pubblico.
Ma qui sorgono i primi dubbi sul progetto. Non è così certo che i soli interventi privati possano bastare: se così fosse bisognerebbe attendere l’esito della successiva contrattazione tra Governo e la Commissione europea. Un’incertezza che aleggia ancora forte: oggi in Borsa MPS vale 800 milioni di euro, da qui al 2016 ne dovrà trovare 5 miliardi, ben sei volte l’attuale valore. Numeri che raccontano di un piano ambizioso, ma sicuramente complesso.
Lo sconto sul Terp (il prezzo teorico dopo che è stato staccato il diritto di opzione) e le condizioni del mercato fanno inoltre immaginare a molti specialisti un alto rischio di “inoptato”, termine utilizzato per indicare quote non sottoscritte.
Monte dei Paschi: crediti e liquiditÃ
Altro tema caldo è quello dei crediti incagliati: saltata la cartolarizzazione del piano privato ed il contributo del Fondo Atlante sarà necessario trovare nuove vie. Diverse le vie possibili: dalla cessione per pacchetti alla auto-cartolarizzazione, fino alla gestione interna. Resta in essere anche la possibile creazione di una bad bank a cui cedere gli Npl in cambio di azioni.
Centrale la questione della liquidità . Il decreto prevede la garanzia pubblica sulle emissioni delle banche in difficoltà , una opzione già richiesta da MPS, ma che necessità di un ulteriore decreto ministeriale per definirne tempi e modi. Da qui il confronto tra il management di Siena e gli uomini del Tesoro, utile a far partire il prima possibile questo sostegno.
Roberto
Più che un commento, la mia è una preoccupazione: per la seconda volta ho acquistato azioni mps pensando che più in basso di così non potessero scendere…..non mi interessa molto quando è se recuperare il capitale, ma mi terrorizza se x l’aumento di capitale saranno coinvolti gli azionisti pro quota.