Il 2016 è considerato da tutte le banche italiane negativamente: sono tante, infatti, le banche che hanno dovuto ammettere la loro sconfitta per essere poi salvate in extremis. La Borsa Italiana si ritrova pertanto a fare i conti con un notevole aumento delle sofferenze degli istituti risentendone con una costante pressione.
Le banche italiane e gli spiragli di luce
Tra le tante notizie negative che ruotano attorno al mondo delle banche italiane, ci sono però alcuni spiragli di luce. Si tratta dell’entrata in Borsa di Veneto Banca. In seguito al forte deprezzamento delle azioni e al rischio totale di bancarotta dovuto all’errata gestione dell’ultima amministrazione, Veneto Banca ha deciso di costituirsi in Spa e quotarsi in borsa, al fine di vedere un risollevamento del capitale.
L’aumento del capitale varrà un milione di euro ed è già partita l’operazione di pre-marketing in cui si sonda il terreno dei possibili investitori. Sullo sfondo è apparso il Fondo Atlante, lo stesso che probabilmente diventerà il maggiore azionista della Popolare di Vicenza, che ha anticipato la Veneto Banca di qualche mese sullo stesso percorso. Infatti anche la Popolare di Vicenza ha visto le sue azioni essere vendute a 62 euro con un deprezzamento che aveva più il sapore di una svendita.
Ora l’aumento di capitale a 1,75 miliardi non è stato ben visto, ma pare che una quota del 700% possa essere investita dal Fondo Atlante. Quest’accordo deriverebbe grazie alle garanzie prestate alla Popolare di Vicenza dalla UniCredit, che ha risentito di questo gesto mettendo a rischio la sua stessa stabilità. Il Fondo Atlante subentrerebbe quindi a UniCredit quale garante, al fine di rendere più appetibile il capitale per gli investitori.
Allo stesso modo, il Fondo Atlante potrebbe farsi garante della Veneto Banca subentrando o affiancandosi all’attuale garante, la Banca San Paolo che ha già allargato il rischio a un consorzio di banche capitanate dalla Banca IMI
Banca Popolare di Milano e Banco Popolare
Nonostante la buona notizia dell’associazione della Banca Popolare di Milano e del Banco Popolare, gli esperti non sono convinti possa essere un matrimonio fruttuoso. Infatti, secondo gli analisti della Morgan Stanley, la banca affari di New York, l’accordo potrebbe far perdere sino al 10% dei ricavi a causa di un taglio sui costi che potrebbe non garantire una copertura sufficiente per tutto il capitale.
Secondo le due banche, una milanese e l’altra veronese, invece, ciò che nascerà dalla loro unione sarà un terzo polo bancario basato sulla “sinergia” che porterà a un recupero di risparmi notevole basato soprattutto sul taglio al personale, con un esubero di 1800 posti, e sulla diminuzione delle filiali sul territorio.
La BCE continua però a storcere il naso circa quest’unione, a causa delle pessime esperienze avute da Popolare di Vicenza e Veneto Banca, di Spoleto, Etruria, Marche, Carige che con delle improbabili unioni hanno visto i loro capitali ottenere dei deprezzamenti mai avuti nella loro storia. La BCE ha, infatti, chiesto alla banca veronese l’aumento del capitale di un miliardo per poterla presentare al mercato, al momento della fusione, nelle condizioni migliori.
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