Controlli fiscali: al setaccio Facebook e Instagram
L’Australian Taxation Office, il corrispondente australiano della nostra Agenzia delle Entrate, usa attivamente le informazioni condivise dagli utenti sui social per scovare gli evasori. E lo fa da circa un anno.
Grazie al costante monitoraggio dei post di utenti australiani di Facebook e Instagram, l’ATO ha recuperato nell’ultimo anno 10 miliardi di tributi che non erano stati pagati al Fisco australiano. Il tutto semplicemente incrociando i dati di reddito dichiarato e gli stili di vita ostentati sui social network. A spiegare il meccanismo la stessa autorità australiana:
“Se ad esempio in una famiglia il marito dichiara un reddito di 80 mila dollari australiani all’anno e la moglie 60 mila, possiamo verificare se il tenore di vita mostrato nei post pubblicati su Instagram e Facebook rispecchia quanto dichiarato. Osservando i loro profili sui social network infatti notiamo che negli ultimi anni hanno volato almeno tre volte in business class e fatto una vacanza invernale in un resort di lusso in Canada. Inoltre l’analisi rivela che hanno anche tre figli che vanno a scuola in un istituto privato la cui retta costa 75 mila dollari all’anno.”
Controlli fiscali: e in Italia?
Ovviamente anche nel nostro Paese l’Agenzia delle Entrate non è indifferente a quanto avviene sui social network. E non può ignorare quello che gli utenti postano pubblicamente e di propria spontanea volontà. Perché ricordiamo che sui social sono visibili a tutti esclusivamente i post resi pubblici, mentre in qualsiasi momento si può agire sulla restrizione della privacy per selezionare il pubblico che potrà vedere quel che si posta.
Detto questo, quello che fa con il social il Fisco nostrano, lo ha spiegato nella scorsa primavera il direttore dell’Agenzia delle Entrate, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano economico ItaliaOggi:
“Alle notizie ritraibili dalle banche dati si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte, per cui lo scenario informativo è ampio e variegato.”
È chiaro che con queste premesse, anche se meno plateali delle dichiarazioni del Fisco australiano, i social network diventano uno strumento in più per gli organi di controllo per la lotta all’evasione fiscale.
Attenzione quindi a quel che si posta, soprattutto se pubblico e senza alcuna restrizione della privacy.
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