Fuorigioco: la ventesima giornata di serie A
Allarme rosso: la Juve ha imitato la gara nera di Genova e ha lasciato tre punti alla Fiorentina, ma anche (e soprattutto) alla Roma. Spalletti inizia a sgattaiolare alle spalle di Allegri e cerca di metterla psicologicamente dalla parte sua. Potenzialmente ha ancora quattro punti da recuperare, ma l’impressione è che questa Juve sia fallibile.
Cagliari e Sassuolo hanno distribuito 4-1 a Genoa e Palermo e l’Atalanta ha perso il passo contro la Lazio dopo un’altra prova di qualità . L’Empoli si regala un punto esterno che vale come una vittoria: significa un altro piccolo allungo sulle condannate che anche a questo giro non hanno conquistato mezzo punto in tre.
Manuale di istruzioni: come si batte la Juve
Illudere la concorrenza non ha senso e sappiamo benissimo che la Juventus sa come reagire ad ogni sconfitta. La realtà però è che di solito i bianconeri perdono una o due partite così nel corso di un girone. Non quattro. E invece quest’anno Allegri (che di pareggio non ne ha visto mezzo) ha raccolto un poker di allarmanti k.o che i suoi sembrano poter gestire solo per un numero limitato di partite.
L’organico resta superiore a tutti e per quanto questa giornata permetta a tutte le inseguitrici di recuperare il massimo dei punti, è vero anche che Roma e Napoli non si sono distinte per continuità . Però c’è sempre un però. E cioè che la Juve non è più brillante, splendente e inaffondabile.
La Juve ha delle crepe pesanti (il centrocampo in primis) e quando viene aggredita va nel pallone. Le quattro sconfitte sono frutto di quattro partite giocate male dall’inizio alla fine. Cosa hanno avuto in comune Inter, Milan, Genoa e Fiorentina? La voglia e la capacità di attaccare la manovra non perfetta della Juventus. Una volta preso possesso della partita, vincere non è più utopico. E Paulo Sousa pare averlo capito bene.
Non dimenticatevi di Marek
Di Marek Hamsik se ne parla sempre troppo poco. Forse perché il calcio italiano è così abituato ad averlo che nemmeno se ne accorge più. Hamsik è un quadro che adorna la casa, ma tu quasi non ci fai più caso perché lui c’è e sai che c’è. Il giorno in cui qualcuno ce lo toglierà , faremo particolarmente attenzione al vuoto lasciato dal quadro e capiremo quanto vuota sia la casa senza Hamisk.
La realtà è che Sarri avrebbe fatto più fatica a sostituire lui che Higuain. È un leader silenzioso, fluttua nel campo come una divinità e si intromette nelle partite con un senso quasi artistico. Segna ancora con un colpo da biliardo e dimostra di essere l’unico vero campione imprescindibile per il Napoli.
Le estati russe di Gagliardini
Chi può aspirare a diventare l’Hamsik dell’Inter, è Roberto Gagliardini. Promosso subito titolare da Pioli, non ha deluso le aspettative. Il ragazzino che due anni fa faceva fatica a trovare la sua identità in Serie B ha subìto una trasformazione: domina il campo con l’autorità di chi il terreno di gioco vuole conquistarlo con i denti. Palleggia bene e sa ciò che deve fare, sempre. Pensa a fare bene e non a strafare. Non fa la cosa difficile, fa la cosa giusta. E all’Inter, oggi, serve solo questo. Ventura lo tenga d’occhio. Nel gelo della Russia uno col piede così caldo così può servire.
Saggio Luciano
Spalletti ha vinto, ma non ha risparmiato critiche. Ha distrutto Dzeko (“a volte è molle, non puoi avere cinque occasioni e non segnare mai”) e ha avvertito la squadra con saggezza. Quando non chiudi le partite, regali energia mentale agli avversari e solo l’idea di rischiare di lasciare due punti a Udine ha fatto impazzire Spalletti.
La Roma ha meritato di vincere, ma ha abbassato troppo il baricentro nel finale. Ha mancato l’appuntamento con lo 0-2 e poi ha ballato pericolosamente. Non se lo può permettere in un campionato con un solo verbo a disposizione: rincorrere.
Luciano ha fondato la mentalità . Non è un caso che si sia rivolto all’unico uomo possibile nel finale per difendersi: un attaccante, Francesco Totti.
Sinisa ha fallito
Chi non riesce a gestire i vantaggi è il Torino, che tra una rimonta e l’altra ha lasciato dodici punti per strada nello stesso modo. Eloquente il volto di Mihajlovic che nel dopo-partita dice di non essere arrabbiato, ma infuriato.
Ci è sembrato più sconsolato che infuriato e ci è sembrato sconsolato verso se stesso e non verso i suoi ragazzi. “Non sono riuscito a fare il salto di qualità ” è la prima frase che dice dopo che il suo Toro si è fatto rimontare due gol dal Milan dopo che Ljajic aveva fallito dal dischetto il gol del 3-0. Miha ha raggiunto la consapevolezza che il Toro, dopo il Napoli, sia la squadra che meglio sa esprimersi. Ma ha capito anche che una volta eseguiti i compiti stressanti del sergente, i suoi calciatori crollano mentalmente.
Abbassano il baricentro, tornano in trincea, temono se stessi e dilapidano punti. L’ennesima prova maiuscola macchiata da dieci minuti da film horror è il punto esclamativo su un campionato che pare non poter dare più sussulti europei ai granata.
Redivivi
Toh, chi si rivede. Marco Borriello torna in campo dall’inizio e non dimentica come si fa gol. Dopo qualche polemica di troppo, ribalta il Genoa con una doppietta e manda in visibilio Cagliari. La vacanza promessa da Vieri a inizio stagione si avvicina e l’ex Milan e Juve ha il compito essenziale di salvare i rossoblù (cosa non più difficile vista la classifica).
Il centravanti dei sardi non ha voglia di mollare, si è ripreso il posto e probabilmente riprenderà ancora la maglia da titolare. Stesso dicasi per Alessandro Matri: doppietta anche per l’avanti del Sassuolo che ha ritrovato nell’assist-man Berardi la possibilità di gonfiare la rete. Due nuovi gloriosi inizi per il 2017.
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