La Corte dei Conti striglia l’Agenzia delle Entrate, colpevole di non aver usato a sufficienza l’anagrafe dei rapporti finanziari. Le informazioni finanziarie in possesso dell’Agenzia delle Entrate potrebbero essere usate per avviare accertamenti fiscali e per combattere l’evasione.
Anagrafe dei rapporti finanziari: poco usata per trovare gli evasori
La creazione di un’anagrafe dei rapporti finanziari, contenente le informazioni su conti correnti e conti di deposito è stata prevista nel 1991, ma è stata creata con molto ritardo ed è entrata in funzione solo nel 2009. La sua istituzione è costata 10 milioni di euro ma è usata poco dall’Agenzia delle Entrate ai fini della lotta all’evasione fiscale.
Nella sua Deliberazione n. 11/2017/G, la Corte dei Conti sottolinea che:
non è mai stato realizzato, né pare sia imminente, un utilizzo massivo dell’ingente mole di dati presenti nell’Anagrafe relativa alle disponibilità finanziarie. Sarebbe auspicabile avviare al più presto procedure automatizzate comparative tra i dati contabili e/o reddituali disponibili in Anagrafe tributaria e le informazioni sulle disponibilità finanziarie emergenti dall’Archivio dei rapporti finanziari, considerando l’eventualità di rappresentare al contribuente le incoerenze che dovessero emergere e comunque orientando l’azione di accertamento alla verifica delle posizioni più anomale.
Secondo la Corte dei Conti, quindi, l’Agenzia delle Entrate dovrebbe sfruttare di più e meglio i dati in suo possesso. Incrociando le informazioni finanziarie con quelle emerse dalle dichiarazioni dei redditi, sarebbe immediato trovare anomalie e dati discordanti e quindi inviare avvisi bonari ai contribuenti o far scattare accertamenti fiscali.
Mancano liste selettive e analisi del rischio di evasione
Grazie alle informazioni contenute nell’anagrafe dei rapporti finanziari, l’Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto stilare delle liste selettive, indicando i contribuenti a maggior rischio di evasione. Ma finora l’Agenzia non ha adempiuto a quest’obbligo.
Anche l’analisi del rischio di evasione è stata messa da parte e, da quando è nata l’anagrafe, l’Agenzia delle Entrate non ha mai riferito alle Camere riguardo all’attività di indagine svolta. La Corte dei Conti parla di “grave inadempienza” da parte dell’Agenzia delle Entrate.
La Deliberazione della Corte dei Conti invita a un uso più intenso dei dati finanziari già in possesso dell’Agenzia, non solo per far emergere redditi non dichiarati, ma anche per svolgere indagini e accertamenti anche di tipo penale o per cercare beni pignorabili.
Lascia un commento