Banche e crisi, un binomio che pare proprio non volerci abbandonare. Una preoccupazione che continua ad essere talmente sentita da spingere la Commissione Europea ha presentare una nuova serie di misure anti-crisi utili a ridurre ulteriormente i rischi nei bilanci bancari.
Un passo per molti dovuto, risposta alle tante, troppe, situazioni limite che attanagliano molte banche dell’Unione e che rischiano di minare profondamente la solidità del sistema Europa e i risparmi dei cittadini.
Misure anti-crisi: le principali novità proposte dalla Commissione Europea
Si parte dall’introduzione di nuovi requisiti di capitale e limiti nell’uso della leva finanziaria, passaggio decisivo per limitare ulteriormente possibili situazioni critiche. Altro punto importante è la volontà della Commissione di ridurre gli oneri amministrativi degli Istituti più piccoli, andando in contro alle tante differenze esistenti tra le banche europee, un ‘ecosistema profondamente eterogeneo.
Novità che dovrebbero essere inoltre decisive a completare quell’unione bancaria da tempo necessaria, a partire dall’introduzione di una garanzia unica dei depositi creditizi, come previsto da tempo.
La Commissione propone di portare al 3% del capitale Tier One il coefficiente massimo di leva finanziaria per le banche più grandi, che si traduce in vincoli che impongano un reale equilibrio tra finanziamento a breve termine e prestiti a lungo termine. Novità a cui si aggiunge l’adozione del TLAC (Total Loss Absorbing Capacity, una percentuale di fondi propri utili ad assorbire le perdite) negli Istituti di dimensioni rilevanti.
Questa misura, insieme al Mrel (requisito minimo di fondi propri per le banche più piccole ) si pensa possa facilitare il contributo di azionisti e obbligazionisti istituzionali nel caso di possibili  interventi pubblici in una banca. Una via per evitare sul nascere situazioni limite come quelle avvenute nel 2015 in Italia.
Restano dubbi sulla reazione dei governi e soprattutto degli Istituti. Per molti questa pare un ulteriore carico sulle spalle di un settore non certo in salute.
Parola d’ordine: supportare le PMI
Un nodo spinoso, oltre alla stabilità , è il ritorno delle banche a sostegno per lo sviluppo e al finanziamento dell’economia reale, piccole e medie imprese su tutto. Proprio per questo si punta a rivedere il fattore di supporto alle PMI (Sme Supporting Factor), eliminando i limiti ai prestiti che portano le banche ad effettuare accantonamenti meno elevati del normale. Si vuole inoltre eliminare molti degli oneri amministrativi per gli istituti di credito più piccoli.
L’obiettivo è sì di rendere il sistema sempre più stabile, ma non a discapito della crescita economica, oggi sempre più rilevante per spingere verso quell’agognata ripresa.
Misure anti-crisi: le banche coinvolte nelle nuove regole
Il nuovo pacchetto vedrà coinvolti i 13 istituti sistemici (Unicredit per l’Italia), ma verrà applicato anche alle banche di paesi terzi che hanno però una rilevante presenza in Europa. Una scelta per molti versi simile a quella presa recentemente dalle istituzioni USA.
Sarà importante che tali novità non minino la competitività delle banche europee rispetto ai competitor internazionali. A complicare la questione c’è il clima di poca cooperazione che segna la regolazione internazionale del settore bancario, con paesi più attenti alle questioni interne che non a situazioni globali.
Non cambiano i processi salva-banche
Innovazioni che però non vogliono modificare minimamente il regime di salvataggio delle banche in difficoltà , resta infatti presente il bail-in. In situazioni di crisi non saranno previsti interventi statali, ma l’istituto dovrà contare sull’intervento dei privati attraverso prelievi di azionisti e correntisti della banca stessa.
Se pur non sempre amata dai cittadini, il bail-in resta una prassi su cui continuare a fare affidamento.
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