Sogni ogni giorno la pensione per coltivare i tuoi hobby senza alcuna preoccupazione? Se sei nato a partire dagli anni ’80 preparati a lavorare ancora a lungo. Secondo le stime del World Economic Forum l’età pensionabile già a partire dal prossimo decennio dovrà allungarsi, fino ad arrivare a oltre 70 anni nel 2050.
Lo studio del World Economic Forum
Il World Economic Forum ha organizzato uno studio per monitorare i 6 principali sistemi pensionistici del mondo. L’analisi si è concentrata su Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Giappone, Canada e Olanda. Oltre a questi Paesi sono stati presi in considerazione anche la Cina e l’India, i due Stati più popolosi al mondo. Il risultato dello studio è la pubblicazione intitolata “Vivremo fino a 100 anni, come possiamo permettercelo?“. Nel documento il World Economic Forum dà informazioni e dati utili per capire in che direzione ci siamo muovendo.
Il primo punto da considerare è il costante aumento dell’aspettativa di vita: l’età media aumenta di circa un anno ogni cinque. Questo significa che attorno al 2066 un quarto della popolazione mondiale avrà più di 65 anni e l’aspettativa di vita supererà i 100 anni, sia per le donne sia per gli uomini.
Vivremo più a lungo, quindi. Ma non potremo goderci la pensione altrettanto a lungo.
Età pensionabile e aspettativa di vita
L’aumento della vita media ci costringerà a lavorare molto più a lungo rispetto a quanto non si faccia oggi. Il rischio, altrimenti, sarebbe il collasso dei sistemi pensionistici come li conosciamo oggi. Secondo il World Economic Forum se non si interviene presto per allungare l’età pensionabile ci ritroveremo di fronte alla più grande crisi pensionistica della storia.
Il rischio più grande è rappresentato dall’aumento esponenziale del gap pensionistico. Questo gap indica la differenza tra i contributi effettivamente versati e le pensioni erogate. Nei prossimi anni, come abbiamo visto, l’aspettativa di vita aumenterà e se questo aumento non sarà bilanciato da un aumento parallelo dell’età pensionabile e se non ci saranno variazioni rilevanti nei tassi di natalità , non ci saranno risorse a sufficienza per pagare le pensioni per tutti.
Il World Economic Forum ha definito il possibile scenario e ha calcolato il gap pensionistico che i maggiori Paesi del mondo dovranno affrontare. Ipotizzando di ricevere una pensione di importo pari al 70% dell’ultima retribuzione, nel 2050 il gap pensionistico sarà pari a 5 volte l’intero valore dell’attuale economia mondiale.
Si passerà dal gap di 70.000 miliardi di dollari del 2015 a 400.000 miliardi di dollari nel 2050. Tradotto in numeri un po’ più concreti, vorrebbe dire che ogni persona nell’arco della sua vita riceverebbe 300.000 dollari in più rispetto alla somma dei suoi versamenti. Tradotto in termini ancora più semplici vuol dire che l’attuale sistema pensionistico così com’è non è sostenibile.
Ci si aspetta che entro il 2050 il rapporto tra lavoratori e pensionati passi dall’attuale 8:1 a 4:1. Questo vuol dire che il numero dei pensionati aumenterà mentre la base di chi paga i contributi necessari a sostenere le pensioni diminuirà costantemente, portando al collasso l’intero sistema.
Secondo Michael Drexler, capo del settore finanza e infrastrutture del WEF:
“L’atteso aumento della longevità e il conseguente invecchiamento della popolazione è l’equivalente finanziario del cambiamento climatico.”
Nel 2050 andremo in pensione a 70 anni
Secondo il World Economic Forum c’è bisogno di legare l’andamento dell’età pensionistica all’aspettativa di vita, cosa che in Italia già succede in parte.
Per evitare il collasso dei sistemi pensionistici bisogna fare in modo che il momento del pensionamento sia sempre più vicino alla soglia dei 70 anni. Già entro i prossimi dieci anni i maggiori Paesi mondiali dovranno spostare in avanti il limite di età per poter andare in pensione. Tra il 2020 e il 2030 dovrebbero tutti allinearsi alla soglia dei 67 anni e il limite sarà ulteriormente portato in avanti, per arrivare a 70 anni attorno al 2050.
Le previsioni del World Economic Forum non sono una sorpresa. Lo scorso anno il presidente dell’INPS Tito Boeri aveva già lanciato l’allarme, parlando del rischio concreto che i nati a partire dagli anni ’80 potessero andare in pensione solo a 75 anni. A ben guardare il problema è duplice: non solo lavoreremo fino a un’età molto avanzata, ma quando finalmente arriveremo alla tanto agognata pensione, con ogni probabilità , ci troveremo a incassare assegni molto bassi.
WEF: educazione finanziaria e piani pensionistici integrativi
Per contrastare il rischio di avere in futuro un esercito di pensionati poveri, il WEF suggerisce di mettere in piedi progetti di educazione finanziaria e di incentivare l’adozione di piani pensionistici integrativi. Secondo la fondazione è importante sensibilizzare i lavoratori su questi temi e far comprendere loro l’importanza di integrare la pensione pubblica con piani di risparmio privati.
Secondo le stime, per poter affrontare la vecchiaia con serenità sarebbe sufficiente riuscire a risparmiare tra il 10 e il 15% del proprio reddito. Oltre a incentivare i risparmi, sarà ancora più importante che gli Stati lavorino per creare politiche per l’invecchiamento attivo.
Novità pensioni sul fronte italiano
Nel frattempo, ci sono novità sulle pensioni italiane. Dopo attese e rinvii, il Governo Gentiloni ha dato il via libera all’APE social, con la firma dei decreti attuativi che introducono in via sperimentale l’anticipo pensionistico per disoccupati e lavoratori precoci. Chi ha maturato i diritti per l’anticipo pensionistico potrà farne richiesta entro il 15 luglio, mentre per chi maturerà i requisiti nel 2018 il termine per la domanda è fissato al 31 marzo prossimo.
Slitta invece l’entrata in vigore dell’APE volontaria. Chi attende questa misura per l’uscita anticipata dal lavoro dovrà aspettare ancora qualche settimana.
Lascia un commento