Mediobanca: perché è tra le migliori?
A raccontare un quadro ben diverso arriva però Mediobanca e l’utile netto del primo semestre 2015-16, ben lontano da una situazione definibile critica. I numeri parlano di un ragguardevole 321 milioni di euro (l’anno prima furono 261), in aumento del 23% rispetto all’anno precedente (261 milioni di euro) e alle previsioni (310 milioni). Le ottime notizie sembrano merito soprattutto delle attività di credito al consumo (utile netto raddoppiato per Compass) e dal buon semestre di Chebanca (5 mln).
Dati che insieme all’incremento del margine di interesse del gruppo (+10% a 604 milioni), le commissioni in ripresa e la riduzione delle rettifiche su crediti (-25% a 224 mln) porta Mediobanca ad essere tra le migliori realtà bancarie per qualità degli attivi creditizi.
Un’eccezione che conferma la regola? I prossimi mesi diranno sicuramente di più a riguardo, ma almeno possiamo essere certi che Mediobanca non fa parte dell’elenco che la BCE tiene sotto controllo.
Mediobanca: aumenta il dividendo?
L’a.d. Nagel, ha confermato che potrebbe esserci dunque spazio per un dividendo maggiore nell’esercizio 2015/2016, rispetto all’annata precedente. Nonostante sia stata confermata la politica del gruppo per un “payout” al 40%, è indubbio che se i numeri continuassero in questa direzione positiva potrebbe esserci realmente la possibilità di un aumento.
Una previsione certo ancora prematura data l’attuale congiuntura, ma che potrebbe essere più concreta di quanto si possa ipotizzare, dando altresì un segnale importante a tutto il settore.
L’uscita di Greco da Generali
Unica eccezione alle buone notizie c’è senza dubbio la recente uscita di Mario Greco, ceo di Generali che dal 7 marzo prossimo passerà  al vertice del gruppo Zurich. Sul tema Nagel conferma l’assenza di problemi o incomprensioni, ma non lesina qualche stoccata all’ex collaboratore, definendolo poco adatto a situazioni e realtà in crescita.
Dal canto suo l’ormai quasi ex ceo aveva palesato un rapporto non certo perfetto con i soci ed (in provato) una politica della compagnia verso un management più giovane, composto da manager quarantenni. Due voci da cui è difficile comprendere la reale situazione. Pare invece molto caldeggiata dagli azionisti la scelta di puntare sulla continuità , su una figura interna che ben conosca la realtà di Generali.
Intanto i problemi in borsa degli ultimi giorni confermano la difficoltà per Mediobanca di diminuire al 10% la partecipazione in Generali, come da ultimo piano industriale. Una volontà che, sempre secondo Nagel, non è un obbligo. Certo è che l’andamento del titolo nei prossimi mesi sarà fondamentale per dettare strada e strategie.
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