Innovazione e tecnologia, ma non solo
Tecnologia, competitività, innovazione, rilancio. E leadership: non solo in azienda ma anche nella vita di ogni giorno. Questi i punti principali del World Business Forum, tenutosi il 5 e 6 novembre presso il centro congressi MiCo di Milano. Un evento giunto alla sesta edizione che ha saputo fare da catalizzatore di esperienze e intelligenze diverse, attirando l’attenzione di oltre 2.700 partecipanti, oltre a portare sul palco una schiera di speaker d’eccezione.
Ce n’era bisogno. In un momento molto particolare a livello socio-economico, con i mercati a interrogarsi su come affrontare le difficoltà all’orizzonte, il World Business Forum è parso l’occasione ideale non solo per riflettere sulle sfide che ci attendono nei prossimi anni, ma soprattutto per fare il punto della situazione su un cambiamento che, ancor prima dell’economia, investe la cultura. Si è parlato di comunicazione, relazioni, esperienze, open innovation, modelli produttivi, consumatori, ma soprattutto, grazie all’intervento di relatori di assoluto livello, si è saputo cogliere il “mood” di un’epoca di profonda transizione, qual è quella attuale.
Ad aprire le danze, martedì 5 novembre, Tom Peters, indiscusso esperto di fama mondiale in tema di management e leadership, nonché uno dei maggiori pensatori contemporanei in tema di impresa. Peters, padre di tutti i “management guru”, ha condotto i partecipanti in un viaggio al termine del business, parlando di profitto inteso principalmente come la capacità di sviluppare le persone che lavorano in azienda e connotato da un obbligo morale verso se stessi e verso la società. Un business il cui vero marchio di fabbrica è il talento, rispetto al quale l’impresa del futuro è innanzitutto un luogo che valorizza il potenziale umano e progressivamente integra gli aspetti del vissuto personale e quello strettamente lavorativo.
Dopo di lui, Kevin Roberts, CEO mondiale di Saatchi&Saatchi, una delle principali agenzie creative al mondo, che ha parlato della possibilità di reinventare i marchi, trasformandoli in “Lovemark” e sapendo creare idee e connessioni emotive tra la marca e il consumatore. La mattinata è stata chiusa dagli interventi di Peter Korsten, uno dei principali consulenti a livello mondiale, e Paolo Ainio, fondatore di Banzai, la ptima azienda italiana di ecommerce nonché editore online, già in passato fondatore di Virgilio.it e responsabile internet di Seat Pagine Gialle.
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World Business Forum di Milano: tra innovazione e leadership http://bit.ly/1aEB7yV @6sicuro
Nel pomeriggio, spazio a Martin Lindstrom, acclamato autore e consulente, nonchè punto di riferimento mondiale per il neuro marketing, che ha spiegato nel dettaglio le nuove dinamiche di marketing, advertising e branding per attirare l’attenzione del consumatore partendo dai processi mentali che spingono all’acquisto.
Dopo Luke Williams di Frog Design, che ha parlato di idee dirompenti e di come tradurle in strategie di business, la giornata è stata chiusa dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroder e dalla sua riflessione su sfide e soluzioni per la crisi che sta attanagliando il mercato europeo.
La seconda giornata si è aperta con Chris Anderson, giornalista americano già direttore di Wired dal 2001 al 2012, teorico della “long tail” e ora impegnato su progetti che riguardano le stampanti in 3D e i droni a uso civile. Anderson ha parlato per un’ora e mezza della nuova Rivoluzione Industriale in atto – la terza per essere precisi – che avviene in un momento storico molto preciso in cui la disponibilità di nuove tecnologie rende molto più semplice trasformare le idee in prodotti. A tutti i livelli, soprattutto quello “micro”, intravedendo persino l’avvento ormai prossimo di una nuova epoca della micro-manifattura di massa, in cui il mercato sarà arricchito da beni di consumo ideati e pensati dal singolo, lontano dai classici luoghi di produzione e consumo, anche grazie (guarda caso) alle stampanti 3D, con cui “costruire” un oggetto partendo da un progetto realizzato al computer.
Dopo gli interventi della mattinata, tenuti da Mauro Porcini, Chief Design Officer di PepsiCo, e Alex Rovira, esperto nel campo dello sviluppo personale e delle risorse umane, il pomeriggio è stato inaugurato dall’acclamata Susan Cain. Autrice del bestseller “Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare”, dopo una carriera come avvocato a Wall Street, la Cain ha parlato di introversi, estroversi e leadership, e soprattutto di come l’azienda possa organizzarsi per valorizzare le idee migliori di entrambi, coltivando i talenti e approcciando il concetto di leadership in modo innovativo.
Dopo di lei ha parlato Daniel Pink, autore di numerosi bestseller, che ha parlato di motivazione, innovazione e creatività sul posto di lavoro, riallacciandosi idealmente al ragionamento della Cain e approfondendolo.
A chiudere la sesta edizione del World Business Forum ci ha degnamente pensato Andre Agassi, stella del tennis che, appesa la racchetta al chiodo già da qualche tempo, ha deciso di condividere la sua storia personale, già contenuta nel libro “Open” pubblicato nel 2011. Costretto ad allenarsi già dalla più tenera età da un padre determinato a farne un campione e, proprio per questo, abituato a metodi prepotenti, Agassi ha raccontato del sentimento che più di ogni altra cosa lo ha accompagnato in questi anni: l’odio per il tennis. Sì, proprio così, un odio fortissimo alternato, non senza frizioni, alla crescente consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Da qui una parabola sportiva esaltante, fatta di successi a ripetizione, ma anche un percorso umano doloroso, ribelle, lontano dalle regole austere del tennis. Fino ad arrivare alla fondazione, nel 1994, della Andre Agassi Charitable Foundation, che offre ai giovani svantaggiati del Nevada la possibilità di studiare e formarsi. Tutte attività che lo stesso Agassi avrebbe voluto per sé. Ben più del tennis. |
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