Ventiquattresima giornata di Serie A
Juve, Roma e Napoli hanno vinto. La distanza è rimasta invariata, le gare da giocare sono sempre di meno. La corsa di Higuain e soci sembra infermabile, ma alle spalle nessuno ha voglia di fermarsi.
In alto non ha praticamente steccato nessuno: Inter, Atalanta e Fiorentina hanno portato il bottino a casa, mentre Lazio e Milan si sono annullate nello scontro diretto. È tornato a sorridere il Toro che porta qualche polemica nella schiacciante vittoria sul Pescara, archiviato nel primo tempo sul 5-0 e rimesso in discussione con un parziale di 0-3 nella ripresa. Copertina all’Atalanta, vera macchina da punti che attende il lato più ostico del calendario.
Prova di maturitÃ
L’Atalanta è una macchina da record. All’andata la sconfitta di Palermo suonava come un’imminente premonizione di Serie B. Un girone dopo tutto è cambiato e la squadra di Gasperini, che dal turno successivo ha inanellato vittorie su vittorie, ha devastato tutti i record.
Il tecnico ha toccato uno dei suoi migliori risultati di sempre e anche la sua squadra viaggia con diciassette punti in più rispetto alla scorsa stagione. Sono quarti e in campo fanno sembrare tutto facile. Adesso l’ultimo turno teoricamente morbido (Crotone a domicilio) e poi un trittico di gare che svelerà le reali potenzialità di Gomez e soci: Napoli al San Paolo, Fiorentina a Bergamo e Inter a San Siro. All’andata tirarono fuori 7 punti su 9, ma ne giocavano due in casa. Oggi la musica potrebbe cambiare e la prova di maturità è ad un passo.
L’importante è aspettare
Insistere, insistere e insistere. Nel calcio bisogna crederci e buttare tutto all’aria dopo una stagione è il peggior errore che si possa fare. Lo sanno tanti attaccanti della Serie A, che l’anno scorso non segnavano nemmeno con le mani e quest’anno hanno ritrovato una confidenza col gol tale da gonfiare settimanalmente la porta. Edin Dzeko è senza dubbio il primo della lista. Lo scorso anno vedeva la porta tanto stretta da bucare qualsiasi intervento. Quest’anno, pur con qualche errore (rigore sbagliato a Crotone), ha segnato già 25 gol in stagione e potrebbe tranquillamente toccare quota 40 a fine anno.
C’è chi invece più che di motivazioni aveva bisogno di un cambio di posizione per assaporare la porta. Se Mertens è il nome più facile ed eclatante, vale la pena spendere due parole per Bernardeschi, lo scorso anno tanto lontano dalla porta da non segnare quasi mai. Quest’anno i metri di distanza dal portiere son molti meno e la via del gol è molto più semplice da raggiungere. A volte basta crederci. E aspettare.
Comodato Suso
Il Milan probabilmente non ce la farà più a raggiungere l’Europa. Forse avrebbe dovuto fare un colpo più pesante contro la Lazio, forse avrebbe dovuto dimostrare più continuità . Forse, forse, forse. Una cosa la possiamo dire. È che sì, il Milan ha pochissime possibilità di agganciare l’Europa. Ma ha trovato dei giocatori che ci proveranno fino alla fine.
Ha trovato un gioiello, uno in particolare, che nasconde il pallone agli avversari e che quando decide che il ritmo va alzato, alza il ritmo. Suso è il mancino fatato che lascia a galla il Milan in un’altra bolla di speranza, in un altro pareggio che ai punti dice poco, ma che ai milanisti dice tanto. Suso è il giovane talento più evoluto in mezzo a una squadra di baby pronti a fare il salto di qualità . Ecco, lui il salto l’ha già fatto e ha imparato come si fa a non far scottare il pallone a cinque minuti nell’area di rigore degli avversari.
La teoria di Liedholm
È tornata in voga la teoria di Liedholm: giocare in 10 è meglio. La settimana scorsa il Milan ha coraggiosamente vinto in 9 contro 11 a Bologna lasciando invariate tutte le sue pedine d’attacco. Il Sassuolo ha rischiato di far lo stesso con il Chievo e ha paradossalmente pagato la mossa difensiva della ripresa. In sintesi: Di Francesco perde dopo 4 minuti il suo difensore centrale per espulsione. Se ne frega del difensivismo e lascia tre punte.
Viene premiato, perché Matri segna e in inferiorità numerica è in vantaggio. Succede poi che alla fine del primo tempo il Chievo pareggia sull’unica azione offensiva prodotta e Di Francesco nella ripresa si cautela e inserisce un  difensore per una punta. Pochi secondi dopo perderà la partita 1-3.
Quando ha lasciato l’atteggiamento offensivo è stato col naso davanti all’avversario, quando si è coperto per proteggere il risultato l’ha persa. Se avesse lasciato tutti gli attaccanti, chissà …
Kondo è risorto
Stefano Pioli ha fatto rinascere tanti giocatori dell’Inter sotto la sua gestione. Geoffrey Kondogbia è uno di questi. Da emarginato con De Boer (col Bologna lo sostituì dopo 25 minuti)  a titolare inamovibile. Kondogbia è diventato un metronomo, uno di quei giocatori di cui l’Inter non può fare a meno nel suo percorso (dovrà col Bologna, dove mancherà per squalifica). Abile in chiusura, preciso nei passaggi, furbo nelle giocate: Kondo è diventato un altro giocatore e ha finalmente fatto il salto di qualità .
Paracadute finanziario = speranza di retrocedere
C’è un’idea che ha avuto la Lega che si è rivelata una vera e propria porcata. Si chiama paracadute finanziario e in un certo senso premia le squadre che retrocedono in Serie B. Ma premi veri, succosi. Mica un aiutino da niente. Quasi quasi i presidenti in lotta per non retrocedere ci sguazzano su tutti questi introiti che potrebbero arrivare in caso di scivolone in cadetteria.
È uno dei motivi per cui Oddo (triste vederlo disperato in lacrime a Torino) e Nicola non sono stati esonerati da Pescara e Crotone. Perché i loro presidenti sono consapevoli di aver messo in piedi due squadre che in Serie B farebbero fatica a toccare i play-off. Inutile metter mani al portafogli e cambiare tecnici dove i demeriti non sono certo degli allenatori. Pescara e Crotone sono retrocesse ad agosto, quando hanno deciso di loro spontanea volontà di sostituire l’interesse del paracadute alla voglia di salvezza.
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