Come avviene il contagio? Quali precauzioni prendere? Quali sono i sintomi? Le mascherine servono davvero? Diamo una risposta alle principali domande riguardanti il nuovo coronavirus. La raccomandazione è quella di seguire le fonti ufficiali e non farsi prendere dal panico. Sul sito Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie puoi recuperare tutte le informazioni utili e seguire l’evoluzione del nuovo coronavirus. I casi accertati in Europa sono 22.
L’attuale valutazione del rischio di contagio è la seguente:
- alta probabilità  di infezione per i cittadini UE / SEE che risiedono o visitano la provincia di Hubei
- moderata probabilità   di infezione per i cittadini UE / SEE in altre province cinesi
- probabilità da moderata a elevata di ulteriori importazioni di casi nei paesi UE / SEE
- bassa probabilità  di trasmissione da uomo a uomo sostenuta all’interno dell’UE / SEE.
Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie infettive al Dipartimento di Scienze della salute dell’università degli Studi di Genova e presidente della Società italiana terapia antinfettiva, dichiara con un post sul suo account Facebook:
Per capire quanto sia aggressivo questo nuovo virus occorre valutare i suoi ‘cugini’ coronavirus del passato, ovvero quello della Sars del 2003 e quello della sindrome respiratoria mediorientale (Mers) diffusosi tra il 2013 e il 2019. La Sars ha provocato 813 decessi e 8.400 casi con una mortalità intorno al 10%, mentre la Mers ha colpito 2.500 persone portandone 858 alla morte con indice di letalità superiore al 30%. Stando ai numeri attuali si parla di circa 4.000 casi con 100 morti, ovvero una mortalità del 3%.
La situazione va vigilata attentamente ed è bene tenere alta la guardia sugli eventuali casi sospetti provenienti dalle aree epidemiche, ma non bisogna creare allarmismi. Non andare più al ristorante cinese per la paura che questo virus si attacchi attraverso il cibo, o rinunciare a un viaggio, è a mio parere eccessivo. Il rischio è quello di far diventare un problema di alcune province cinesi un problema molto più grande, forse troppo grande, non facendo in tal modo un buon servizio a nessuno.
Il periodo di incubazione del virus è asintomatico e dura 14 giorni, i sintomi sono del tutto simili ad un normale virus influenzale: febbre e/o tosse. Meno frequenti, dolori muscolari, difficoltà a respirare, mal di testa e stato confusionale. Alcuni pazienti manifestano tutti i sintomi di una polmonite. Ecco perché è difficile avere delle stime precise sui contagi.
Cosa fare se si avvertono i primi sintomi?
Essendo i sintomi del tutto simili a una normalissima influenza di stagione, non bisogna prima di tutto entrare nel panico. Non conviene andare al pronto soccorso, ma contattare il proprio medico di famiglia o contattare il numero verde 1500 del Ministero della Salute.
Il contagio avviene attraverso la saliva, quindi si può trasmettere il virus tossendo o starnutendo. Oppure toccando un oggetto che è venuto a contatto con il virus e poi portando le mani, non lavate, agli occhi, al naso o alla bocca. Solitamente il contagio avviene in famiglia oppure in ambienti piccoli e chiusi.
Evitare il contatto ravvicinato con i malati. Mantenere una distanza di almeno un metro da qualcuno con sintomi di influenza ed evitare situazioni affollate. Quando le persone malate o le situazioni affollate non possono essere evitate, ridurre il tempo possibile in queste situazioni.
Lavare spesso le mani con acqua e sapone strofinando per almeno 20 secondi, rimane la difesa primaria e più importante. Vediamo altri consigli pratici:
- in assenza di acqua e sapone, usare un disinfettante con almeno il 60% di alcol;
- non toccare mai occhi, naso e bocca con le mani sporche;
- in attesa di istruzioni, se si avvertono i primi sintomi, restare in casa evitando il contatto con i familiari;
- usare sempre fazzoletti usa e getta quando si starnutisce o si tossisce, in mancanza di fazzoletti portare la bocca nell’incavo de braccio all’altezza del gomito (anziché portare la mano davanti alla bocca).
Mascherine per il viso
Vi sono poche prove che indossare maschere per il viso (ad esempio di tipo chirurgico) al di fuori delle strutture sanitarie durante la stagione influenzale o una pandemia offra una protezione efficace o riduca la trasmissione e l’ECDC non ne raccomanda l’uso. Tuttavia si possono usare, seguendo però tutte le precauzioni indicate in precedenza.
Uso della mascherina da parte dei malati
L’uso di una maschera per il viso da parte di persone che soffrono di sintomi influenzali può aiutare a contenere le secrezioni respiratorie quando la persona tossisce o starnutisce e riduce il rischio di infezione tra contatti stretti. Le situazioni in cui ciò può essere utile includono:
Uso di una mascherina da parte di chi si prende cura di un malato
L’uso di una maschera facciale da parte di qualcuno che sta bene ha lo scopo di prevenire il contatto involontario della bocca e del naso della persona con contaminazione sulle loro mani e da tosse e starnuti di altre persone. Le persone che stanno bene per le quali una maschera può fornire protezione aggiuntiva includono:
- familiari o altri in casa o in un altro ambiente non sanitario che forniscono assistenza a qualcuno malato con sintomi influenzali e che deve avere uno stretto contatto (entro un metro).
- Badanti se la persona con sintomi sta usando un nebulizzatore per ricevere farmaci respiratori; si può prendere in considerazione una maschera di tipo respiratore antiparticolato.
Come utilizzare e smaltire correttamente le maschere per il viso
- Le maschere devono essere posizionate con cura sopra la bocca e il naso e legate in modo sicuro.
- Fissare le fascette o gli elastici al centro della testa e del collo.
- Montare la fascia flessibile sul ponte nasale.
- Adatta perfettamente al viso e sotto il mento.
- Mentre la indossi, evita di toccare la maschera con le mani.
- Sostituire le maschere quando diventano umide.
- Dopo aver rimosso una maschera facciale, le mani devono essere pulite mediante lavaggio con acqua e sapone o con un disinfettante per mani a base alcolica.
Allo Spallanzani di Roma 2 casi accertati di coronavirus, 12 persone ricoverate e 32 soggetti sotto osservazione in totale. Sono due turisti cinesi, marito e moglie, i primi due casi di coronavirus in Italia. Ricoverati in isolamento in ospedale a Roma da giovedì 30 gennaio.
Ecco le prime dichiarazioni dei sanitari che li stanno seguendo:
I due contagiati sono in condizioni discrete. Sotto osservazione, ma a casa e senza sintomi, tre persone che hanno avuto contatti con loro.
I due sono arrivati in Italia, a Milano, il 23 gennaio scorso. Poi con un’auto a noleggio, quindi non usando mezzi pubblici, hanno prima fatto tappa a Parma per poi raggiungere Roma.
Ricordiamo che il periodo di incubazione del virus è asintomatico e dura 14 giorni, dunque nemmeno il controllo della temperatura direttamente sul volo con cui sono atterrati a Milano, sarebbe servito ad individuare i due soggetti contagiati.
Il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, intervenuto su Radio Capital nella mattina del 31 gennaio, afferma:
Ci aspettavamo questi casi, eravamo preparati. Li abbiamo identificati precocemente e isolati. I pazienti sono in buone condizioni, sono giovani, con un quadro da normale influenza.
I cittadini devono stare tranquilli perché il rischio reale di trasmissione si verifica con persone sintomatiche e appena i due turisti hanno avuto i sintomi sono state seguite tutte le procedure. Siamo quasi del tutto tranquilli che non ci siano stati altri contagi.
In concomitanza con l’annuncio dei primi due casi, il governo ha comunicato la sospensione di tutti i voli da e per la Cina.
L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità , ha invece dichiarato l’emergenza globale per il coronavirus, che consente una migliore gestione della questione a livello mondiale, appunto, con la collaborazione di sanitari e scienziati di tutto il globo.
Psicosi e fake news
Purtroppo in casi come questi si possono diffondere numerose notizie false oltre a tentativi di sciacallaggio. Generando psicosi e nuovi rischi per la salute. Vediamo qualche esempio:
- Uno studente canadese sul suo profilo Tik Tok, social network frequentatissimo dai più giovani, ha simulato il contagio soltanto per raccogliere visualizzazioni e apprezzamenti, ma era tutto falso.
- La tesi complottistica secondo cui il virus è stato coltivato in laboratorio, insieme al suo vaccino, è stata diffusa a partire dagli Stati Uniti e smentita dalle principali organizzazioni di fact-checkers come Politifacts, Factcheckers.org e Lead Stories.
- Ancora complottisti americani alla base della pericolosissima teoria secondo cui il coronavirus si curerebbe bevendo candeggina. Ecco, ingerire candeggina può provocare dei danni gravissimi ad esofago, stomaco e intestino.
Nel frattempo Facebook, Google e Twitter, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità , si stanno attivando per la rimozione forzata delle notizie false sul coronavirus.
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