Il Bel Paese, lodato in tutto il mondo per le sue bellezze storiche, culturali ma soprattutto paesaggistiche, per adattarsi ai tempi moderni e alle nuove tecnologie fa arrabbiare qualche italiano, in particolare i tradizionalisti, gli ambientalisti e (ben più legittimamente) i proprietari di un immobile: l’articolo 29 del Decreto Sviluppo 2, infatti, prevede che non ci si possa più opporre all’installazione e/o manutenzione di un’antenna, un ripetitore o cavi e apparecchi utili al loro funzionamento.
Anche se il lavoro dev’essere fatto sul tetto di casa nostra o del nostro condominio. Le grandi aziende delle telecomunicazioni festeggiano, naturalmente, anche perchè le norme (pur se sono ancora in bozza) accorciano i tempi con cui i Comuni devono autorizzare il lavoro a queste stesse aziende: l’attesa per scavi e tubature quindi si dimezzano.
Ma aggiungiamo pure che queste ditte non dovranno più pagare per l’occupazione di suolo pubblico, ed ecco che il quadro per comprendere un Decreto che mira a ridurre il digital divide è completo. O quasi…
- Ma che cos’è il digital divide e che cosa c’entrano le antenne?
Dei 15 Paesi che compongono l’Europa, il nostro è 12esimo nella classifica di accessibilità alla rete: viva la tradizione, si, ma una nazione arretrata sotto l’aspetto delle infrastrutture digitali e dei collegamenti a Internet, è anche una nazione penalizzata a livello sociale ed economico.
Ecco dunque che cos’è il digital divide: “il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione, in particolare personal computer e internet, e chi ne è escluso in modo parziale o totale” (fonte: Wikipedia). Non è un problema da sottovalutare, se pensiamo che a livello mondiale siamo meno tecnologici di Kazakistan e Qatar. E qui entrano in campo antenne e ripetitori: anche se sono utili soprattutto alla telefonia, si stanno sviluppando nuove forme di collegamento a onde radio e il Ministro Passera è deciso a non rimanere più indietro in tema d’innovazione, anche perchè la volontà è principalmente quella di riuscire quanto prima a digitalizzare milioni di documenti di ogni genere e natura, riducendo drasticamente il cartaceo e rendendo più svelta la burocrazia.
Eppure….
Eppure c’è chi non ci sta a dover cedere il proprio tetto senza avere voce in capitolo e senza potersi opporre, accettando un’idennità (il cui importo lo decide il Ministero dello Sviluppo economico); c’è chi se ne frega del digital divide e chi rinuncia allo smartphone per amore della natura incontaminata che lo circonda. Nonostante il Decreto ponga basi ragionevoli allo sviluppo comunicativo italiano, non manca chi lo reputa “anticostituzionale”.
Voi che ne pensate?
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