Ok, non fermatevi alle apparenze. Ad un campionato dominato dalla Juventus, perché in realtà c’è molto di più. È vero, i bianconeri sono illegali, viaggiano a ritmi spaventosi e non sembrano patire nemmeno quello che era l’unico punto debole di Allegri fino ad un anno fa: le partenze diesel.
Ma forse è proprio questa l’unica speranza di un campionato che potrebbe essere non dico equilibrato, ma almeno combattuto. E in settimana inizia la Champions, il vero grande obiettivo di una squadra che tra le prime quattro d’Europa può starci tranquillamente. A movimentarci la giornata ci hanno pensato Totti, De Boer e Icardi, il flop del Milan e il tempo bizzarro che ha costretto Marassi al rinvio (ne riparleremo) e la Roma ad aspettare 80′ minuto prima che Francesco Noè Totti risollevasse l’Arca dalla tempesta.
Fuori dal gioco, e soprattutto fuori dalle polemiche, ecco i sei punti chiave della terza giornata di serie A:
- Illegali: Higuain gioca la prima partita da titolare, e la chiude nel giro di venti minuti con una doppietta. Ammettiamolo, così non vale. Già erano fortissimi, già Gonzalo non faceva altro che segnare. Adesso diventa un mix tra tracotanza e bullismo. Mettiamoci che il terzo gol lo segna Pjanic e viene da chiedersi: ma perché nelle altre squadre i nuovi hanno sempre bisogno di ambientarsi mentre alla Juve sono immediatamente decisivi? Higuain appare addirittura migliorato rispetto alle stagioni di Napoli. Più altruista, ma sempre e comunque letale, certamente più affamato. Dopo i successi personali, ha voglia di vincere con il club e si vede. Continuando a segnare a ripetizione. Que mà s?
- Eterno Capitano: quando sull’Olimpico si è abbattuto un alluvione di quelli epici, in molti sono rientrati a casa. Altri, i giocatori, sono rientrati negli spogliatoi. Lui, Francesco Totti, è rimasto in campo, da solo, a riscaldarsi sotto l’acqua. Come se avesse già previsto quello che stava per succedere. Assist al bacio per Djeko, poi la trasformazione, al 93′ del rigore assegnato alla Roma. Tra qualche giorno questo ragazzo compirà 40 anni, di cui quasi 25 sui campi della Serie A. Inutile andare alla ricerca di aggettivi, forse la cosa più bella l’ha fatta lo stesso Francesco che in una partita di beneficenza contro il San Lorenzo (la squadra per cui tifa Bergoglio) ha scelto di sostituire la scritta Totti, con un più semplice, ma fortissimo “Francesco“. Se prima aveva il potere temporale della città , adesso il Re di Roma ambisce anche a quello spirituale. Chiamatelo Er Papa.
- Aeroplanning: l’aeroplanino Montella non riesce a prendere il volo. Fino a questo punto la sua unica colpa è quella di aver avallato una campagna acquisti imbarazzante. A sua discolpa va detto che non avere un referente in società per il mercato (potrebbe essere Fassone), non aiuta a far decollare (tanto per restare in tema) un progetto. Per il momento sarebbe sufficiente restare in pista, eppure il Milan sbanda paurosamente. La sconfitta contro l’Udinese non è così causale, come Montella vuol far credere. Non è sfortuna, non è un peccato di gioventù. È proprio che questo Milan vale la classifica che ha, fermo restando che se non fosse per il rigore parato da Donnarumma all’ultimo minuto della partita contro il Torino, oggi staremmo parlando di una squadra con 1 punto solo in tre partite. C’è tanto tempo per recuperare, ma bisogna invertire la rotta per evitare l’aeroplanning.
- Ebony and Ivory: Nato in costa d’Avorio, 19 anni, è il vero crack di questo inizio campionato. Il suo nome è Franck Kessié e gioca nell’Atalanta. Ha una personalità disarmante, tanto da litigare con Gasperini per un rigore tolto a Paloschi. Nel frattempo ha già fatto svenare i fantallenatori che lo schierano come titolare fisso in formazione. Per la potenza ricorda Drogba, per l’opportunismo un altro giocatore africano, il vecchio leone del Camerun Roger Milla. Se l’Atalanta ha trovato un tesoro lo scopriremo presto. Alcuni club inglesi sono già alla finestra. Ma Gasperini predica calma: il ragazzo ha ancora bisogno di tempo. Se lo conosco un minimo è un modo per distogliere l’attenzione mediatica e continuare a godere del suo oro nero.
- Giochi senza frontiere: quando De Boer a 15 minuti dalla fine ha azzardato tre cambi in una sola mossa, gli interisti si sono alzati dal divano. Quella che a molti è apparsa una mossa scontata è stato l’apice dell’interismo degli ultimi 6 mesi. In quel momento Frank De Boer si è giocato jolly a Giochi senza Frontiere, ha sfidato lo spirito di Mourinho alla roulette russa ed azzardato la sboronata teorica di quello che dice “Io vengo dall’Olanda e metto tre punte in colpo solo, voi no“. Sboronata ancora più coraggiosa dal momento che fino a quel punto De Boer aveva raccolto un solo pareggio tra Chievo, Palermo e Pescara. La verità , al di là del risultato che ha premiato, anche con un po’ di fortuna a fronte di un ottima prova del Pescara, l’Inter, è che se alla prima giornata abbiamo visto il buon Frank seduto per tutto il tempo in panchina, e nella seconda un accenno di maniche arrotolate, domenica sera l’abbiamo visto tarantolato fino al momento dei tre cambi. Quando ha inserito tre attaccanti per far segnare una doppietta all’unico rimasto in campo, Icardi. Provaci ancora Frankie.
- Duellanti: vero, non si tratta di campionato italiano, ma la sfida tra Manchester United e Manchester City merita la nostra attenzione, se non altro perché il duello tra Mou e Guardiola è stato magistralmente raccontato dal giornalista italiano Paolo Condò nel libro I duellanti. “Se Mourinho riesce a sconvolgere l’imperturbabilità di Guardiola, trascinandolo in una rissa nel fango, le sua chance crescono in maniera esponenziale. Guardiola lo soffre perché a un fabbricante di universi come lui la resistenza del fattore umano risulta un intralcio quasi ingestibile“. Il primo round è stato giocato lontano dal fango, ed ha vinto Guardiola. Uno che in tre mesi ha cambiato il volto di una squadra ricca, brutta e individualista trasformandola in una ricca (ma i soldi li spende per l’allenatore e non per presunti campioni), bella e collettiva. La sfida, anzi il duello, è appena iniziata.
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