La percezione del lavoro a tempo indeterminato
Nel corso dell’evento “Gli italiani e il lavoro a tempo indeterminato, tra miti e desideri” organizzato da Adecco, specializzata nel reclutamento di personale, sono stati presentati i risultati di un’interessante ricerca commissionata a Community Media Research su un campione rappresentativo della popolazione attiva italiana per analizzare comportamenti e desideri dei lavoratori.
La fotografia che viene fuori da questa analisi è molto diversa da quella che si potrebbe immaginare: il lavoro a tempo indeterminato sembra non essere il sogno di qualsiasi lavoratore, sempre più attenti alla carriera, sempre meno interessati alle sicurezze di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
“La ricerca – dichiara Andrea Malacrida, amministratore delegato del Gruppo Adecco – dimostra come il mito del posto fisso stia pian piano tramontando, e lascia spazio ad un cambiamento culturale che privilegia il merito, la crescita delle competenze, la varietà di esperienze rispetto alla staticità del lavoro a tempo indeterminato tradizionale. C’è voglia di essere più pronti, più preparati a competere sul mercato globale del lavoro per avere maggiore occupabilità, e in questo senso, l’acquisizione di skill sia soft che hard diventa prioritaria rispetto al mantenere un livello di sicurezza di impiego, sempre meno tutelato nell’oggi e nel domani, a causa delle riforme del lavoro e delle pensioni”.
Infatti solo il 38,5% mette in primo piano avere un lavoro a tempo indeterminato, mentre il 56,9% è disposto a rinunciare al tempo indeterminato a patto che il lavoro garantisca una crescita professionale.
Il 42% degli intervistati associa il termine “tempo indeterminato” ai concetti di tutela e prospettiva oltre che ad altri termini chiave quali autonomia, risparmio, potere d’acquisto e sicurezza. In questa percentuale rientrano soprattutto laureati tra i 25 e i 44 anni residenti al Centro-Sud.
A sorpresa, invece, il 19% pensa che il lavoro a tempo indeterminato sia una costrizione. Spaventa l’idea di essere vincolati e subordinati, mentre emerge la paura di incertezza e povertà. A dirlo sono soprattutto uomini dai 25 ai 34 anni del Centro-Nord, impegnati in ruoli dirigenziali.
Lo smart working: lavorare da casa piace davvero?
Come visto precedentemente, oltre il 50% punta ad un lavoro che garantisca una crescita professionale e molti credono che questo sia possibile solo con un’attività in proprio, per valorizzare al massimo le proprie capacità. Un’idea sicuramente innovativa è quella dello smart working, il “lavoro agile”. Si tratta di una nuovo sistema lavorativo che punta a conciliare le esigenze del lavoratore con l’efficienza aziendale attraverso un orario più flessibile e la possibilità di lavorare da casa.
L’idea, sicuramente stuzzicante, fa però fatica a trovare applicazione: è anche per questo motivo che il 59,2% ritiene impossibile applicare lo smart working al suo lavoro, mentre il 15,3%, pur potendo, rifiuterebbe questa nuova modalità lavorativa. Tra i motivi del no c’è principalmente la non volontà di lavorare da casa (67,3%) mentre il 9,1% teme così di dover lavorare di più. Quasi il 20%, invece, si dichiara favorevole allo smart working: il motivo più appetibile risulta essere la possibilità di conciliare lavoro e famiglia (74,2%) mentre interessano altrettanto l’idea di lavorare in autonomia e la possibilità di svolgere altre attività, anche lavorative.
Le donne sognano un lavoro come dipendenti
Un ultimo interessante aspetto emerso dall’analisi di Adecco riguarda il futuro immaginato dai lavoratori. Sono ampiamente diversi gli scenari idealizzati da uomini e donne, con queste ultime desiderose per il 74,7% di svolgere un lavoro come dipendenti, a differenza del 22,3% che sogna di svolgere un’attività in proprio. Gli uomini, invece, sono divisi tra il sogno di più tempo libero a loro disposizione (59,6%) e un maggiore guadagno (40,4%). Anche alla luce di questi dati, urge riflettere sulla disparità uomo-donna nel mondo del lavoro. Una disparità che, nonostante i notevoli passi avanti, continua tristemente a persistere anche nel 2016.
Adecco, primo datore di lavoro in Italia
Ho partecipato all’evento Adecco con molto piacere, anche perché si festeggiava un traguardo straordinario: con oltre 160 mila rapporti di lavoro attivi a fine 2015 Adecco è diventato il primo datore di lavoro in Italia. Nel solo 2015 Adecco ha assunto a tempo indeterminato circa 5.000 lavoratori ai quali offre, oltre alla collocazione in azienda, percorsi di ampliamento delle competenze e di formazione continua.
Formazione e Riqualificazione
Come sottolineato più volte durante l’evento da Andrea Malacrida, gioca un ruolo fondamentale nell’attuale mondo del lavoro la formazione, la capacità di aggiornarsi e aggiungere nuove competenze. Molti hanno capito che a rendere sicuro il proprio futuro non è la tipologia di contratto, ma le proprie capacità e competenze. Inoltre assisto a un’enorme attività di riqualificazione, sono infatti letteralmente esplosi corsi di formazione di ogni genere. La reputo una cosa estremamente positiva e spero che il governo voglia in qualche modo incentivare attività formative, ne gioverebbe l’intero sistema.
Lascia un commento