Influencer: esistono veramente?
Dopo i gattini, l’Harlem Shake ed i post sulle scie chimiche un nuovo fenomeno invade prepotentemente il web: gli influencer. Sono diventati negli ultimi mesi il centro dell’attenzione del pianeta social, tra fan accaniti, critici arrabbiati e giovani wannabies che non vedono l’ora di fregiarsi di cotanto titolo.
Ma la realtà , come spesso accade, è molto più complessa di ciò che si pensa. Dietro il termine influencer si nasconde un mondo tutto da scoprire, un mondo tra tecnologia, comunicazione digitale e sociologia. Fenomeno complesso che non può certo risolversi nello sport preferito da milioni di italiani, la generalizzazione, ma che invece, come tutti quelli che investono la società e l’uomo, necessita un’indagine approfondita.
Chi sono davvero questi “influencer”?
So che i più staranno già pensando ai vip o alle tante celebrità che invadono TV e rotocalchi. I più tech, forse, agli utenti che registrano grandi seguiti di follower e fan sui principali social network. Acqua. Gli influencer sono utenti che grazie a qualità e competenze riconosciute sono riusciti a guadagnare la fiducia della gente, diventando veri e propri punti di riferimento, persone talmente autorevoli da meritare attenzione ed essere, quindi, ascoltate.
Come è facile desumere non si tratta solo di selfie, né tantomeno di imperversare ai party o agli eventi più in delle aziende, chiedendo, anzi pretendendo, omaggi e prodotti in regalo. È vero, persistono situazioni spesso limite, con persone che con estrema nonchalanche, parlano di tutto: da accessori moda a prodotti per la casa, passando addirittura per cibo e  bevande.
Questo è proprio uno dei problemi, una delle motivazioni che ha portato confusione sul termine (con tutte le critiche annesse). Ma come dico sempre il problema nella maggior parte dei casi non è lo strumento, ma come questo viene usato. Tradotto significa che troppe aziende non hanno abbastanza sensibilità e attenzione per distinguere trai cialtroni e chi, invece, influente lo è per davvero. Una errata percezione che può costare molto ai brand, anche e soprattutto in chiave d’immagine.
Lo so bene, ho rovinato sul nascere molti dei tuoi progetti con queste affermazioni, ma essere un influencer va molto oltre tutto ciò. Una figura che racchiude la sua essenza nella reputazione positiva, nel guadagnare rispetto e fiducia dal proprio network di riferimento. Una fiducia che si conquista a colpi di competenza, ma soprattutto dando supporto alle necessità degli utenti, dando risposte concrete ai loro problemi. Influente è chi riesce a smuovere le opinioni ed, in molti casi, a indirizzarle.
Un esempio? Il meccanico del paese. Talmente autorevole e rispettato da far diventare i suoi consigli una certezza e da farti propendere per una scelta o l’altra. I nuovi pneumatici, un cambio d’auto, una sua dritta in materia merita sempre particolare attenzione.
Come diventare influencer
Lo status di influencer non è un punto di partenza, né tantomeno un punto di arrivo: è una condizione nella quale ti trovi grazie a ciò che hai costruito con la tua professione e la tua immagine. Un percorso fatto di buon uso dei social e un personal branding ad hoc. Ma sempre e solo se rivolto a guadagnare la fiducia delle persone. Se ti muovi solo per la fama e ingigantire la tua immagine non farai molta strada. Sarà gratificante certo, ma durerà poco, molto poco, lasciandoti, alla lunga, al punto da cui eri partito.
“Influencer” non è un titolo che ci si addossa da soli, ma va conquistato, ricevuto dal tuo seguito. L’influencer è negli occhi di chi ti guarda, non certo nei tuoi quando conti i like al tuo ultimo selfie. Solo così puoi essere spontaneo, altrimenti si sentirà lontano un gigabyte la puzza di falso (e la gente sul web non ammette falsità , se non la propria).
L’influencer ha solo un potere, ma straordinario agli occhi delle aziende: creare conversazioni e dare visibilità positiva ad un prodotto. Un potere che lo porta ad essere contattato e nella stragrande maggioranza dei casi remunerato per il suo aiuto. Non male è?
Ma non fraintendere, ciò non significa dire sempre sì e raccogliere gruzzoletti a destra e manca. Per restare credibile e mantenere la fiducia di chi ti segue non devi mai perdere la strada che fin qui ti ha portato, restando trasparente e libero. Rinunciare potrebbe far alzare leggermente il tuo conto in banca a breve, ma segnarti il futuro alla lunga. Liberi significa infatti anche e soprattutto liberi di dire no!
Perché altrimenti diventi buono solo per le marchette, diventi quello dei selfie, quello che mangia le pizzette ai party. Troppo troppo poco per essere un modello ed influenzare, ma al massimo per essere chiamato cialtrone sui giornali o gridare sul web: “Guarda mamma, faccio l’influencer!“.
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