Voleva una vita in divisa, ma mai avrebbe pensato di spiegare le ali e volare ad alta quota. Carla Brocolini, oggi capitano dell’Esercito, si è arruolata nel 2000. Una ragazza tra le tante che ogni anno affrontano le dure selezioni e sperano di entrare in Accademia. Secondo fonti ufficiali, le “quote rosa” in mimetica rappresentano il 7% dei militari, circa 7.200 unità: una percentuale più bassa rispetto a paesi come Francia (14%), Spagna (12%) o Gran Bretagna (9%). Tuttavia molti segnali indicano che le cose stanno cambiando, e in fretta. E anche la storia di Carla Brocolini è un primo, importante indizio in questo senso.
Lei è la prima donna che ha conseguito il brevetto di pilota militare, nel 2009, assieme a Pamela Sabato, oggi impegnata sugli elicotteri. L’abbiamo incontrata al Motor Show di Bologna, durante la giornata dedicata a stampa, operatori e blogger. Presso lo stand 97 del Padiglione 26, infatti, si ripete anche quest’anno il tradizionale appuntamento dell’Esercito italiano con il salone internazionale dell’automobile. Tema conduttore dell’area espositiva, le pari opportunità e il progresso tecnologico dei veicoli in dotazione.
“Ho avuto l’opportunità di seguire un corso di 18 mesi presso lo US Navy – ci ha spiegato la Brocolini. – Un iter diviso in due parti: la prima dedicata al monomotore T34 Charlie, la seconda al bimotore Texas T44. Dopo aver ottenuto il brevetto di volo statunitense, sono tornata al centro di addestramento di Viterbo per il corso di formazione all’impiego operativo”. Proprio il confronto tra queste due realtà è oggi ricordato come uno dei suoi punti di forza. “Mi ha consentito di avere una visione più completa e di unire due modi di operare diversi, permettendomi allo stesso tempo un’importante crescita dal punto di vista culturale e umano”.
Dopo aver ottenuto le ali da pilota studiando tra Florida e Texas è tornata in Italia, a Viterbo, dove ha conseguito il passaggio macchina e ottenuto l’abilitazione per il Dornier DO-228 e il Piaggio P-180. “Due velivoli molto interessanti”, commenta il capitano Brocolini raccontandoci per sommi capi l’addestramento ricevuto, che comprende il saper operare in missioni tipiche e operative dell’Esercito e gestire situazioni non meno impegnative. Le calamità, ad esempio, come avvenuto in occasione del sisma dell’Aquila, ma anche il trasporto tattico di personale, feriti o materiali, la collaborazione con le Forze speciali o le missioni multinazionali in aree di crisi.
Il suo è stato un iter molto duro e selettivo, in un settore che lei stessa definisce “specialistico”. Con i colleghi mai un problema o imbarazzo. “Vedono la divisa, non la donna”. E le colleghe? Gli attestati di stima non le sono mai mancati in questi anni e probabilmente (immaginiamo noi) anche un po’ di sana invidia. Tuttavia, quando le chiediamo se si sente un esempio per le altre, scuote la testa. “Molte sono felici per l’esperienza che ho potuto fare e condividono la mia stessa passione per la divisa. Ma io non sono un simbolo: mi ritengo semplicemente una donna che è riuscita a coronare il suo sogno”.
Ci resta il tempo per un consiglio a tutte le ragazze che, nella vita di ogni giorno, si trovano a confrontarsi con un paese rimasto un po’ indietro sul fronte pari opportunità. “Provateci, credete nei vostri sogni e non ponetevi limiti. Io stessa ho passato momenti in cui credevo di non farcela; poi ho capito che la forza di volontà aiuta molto. Per questo dico che è giusto tentare la scalata ai propri sogni. A prescindere dall’esito, in nessun caso si potrà parlare di fallimento”.
Photo credits: Stefano D’Amico
Sante Miranda
Brava carla sei l’orgoglio di trani ce ne fossero come te ciao sante