food sharing e food swapping
La distanza tra chi ha fame e chi ogni giorno getta pacchi di pasta, scatole di biscotti e bottiglie di latte non consumati è sempre più evidente. Nel 2011 la FAO ha posto l’accento su dati davvero incredibili: 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecato ogni anno.
Un vero e proprio allarme che ha scatenato diverse campagne di sensibilizzazione per imparare a gestire con intelligenza le risorse alimentari disponibili. In Germania è nato il cosiddetto food sharing, fenomeno che è sempre più diffuso anche in Italia. Per saperne di più, ecco alcune informazioni utili.
Food sharing: condividi il cibo invece di buttarlo!
Una piattaforma web, online dal 12 dicembre 2012, attiva nelle città di Berlino, Monaco di Baviera, Colonia, Francoforte (ma presto disponibile anche in altri territori) incentiva cittadini privati, commercianti e produttori a condividere il cibo in eccedenza a favore di chi ne avrebbe bisogno.
Lo spirito che muove questa pratica è di dire no allo spreco, educando al recupero di tutto ciò che, ancora in ottime condizioni, finirebbe di certo nella spazzatura. Le persone disponibili a condividere gli alimenti che avrebbero difficoltà a consumare possono aderire al servizio registrandosi gratuitamente sulla piattaforma. Una mappa geolocalizzata facilita le operazioni perché permette di creare un contatto rapido tra chi cerca e chi offre.
Il 2013 ha inaugurato un servizio simile anche in Italia: I Food Share è una piattaforma online creata da un gruppo di ragazzi siciliani che ha l’obiettivo di sensibilizzare soprattutto il cittadino comune a compiere un gesto di solidarietà all’interno del proprio territorio (senza dimenticare anche piccola e grande distribuzione e aziende agricole).
Una scelta che, tra l’altro, non solo rispecchia il proprio impegno sociale, ma favorisce anche la sostenibilità ambientale. Ricordiamo che per agevolare lo smaltimento dei rifiuti è importante ottimizzare la suddivisione degli scarti attraverso la raccolta differenziata e il riciclo creativo per tutto ciò che non rientra nel settore alimentare.
I Food Share, così come avviene per la piattaforma tedesca, prevede una registrazione semplice e gratuita per mettere a disposizione i propri prodotti. Tramite un servizio di messaggistica interna è possibile concordare le modalità di consegna o ritiro e verificare le disponibilità in tempo reale.
Food Swapping: scambia il cibo con altri utenti
Si chiamano swapper: sono coloro che barattano pane, barattoli di marmellata, uova, riso, zucchero e altri prodotti durante eventi ad hoc. Ricordate quando abbiamo parlato degli swap party dedicati ai capi d’abbigliamento? Ecco, negli Stati Uniti, in Canada, Gran Bretagna e Paesi Bassi, più che per arricchire l’armadio, ci si riunisce per rinnovare la propria dispensa.
I primi 30 minuti sono dedicati all’organizzazione: disposizione dei prodotti sui tavoli, realizzazione cartellini descrittivi, presentazione partecipanti. Gli swapper hanno circa un’ora di tempo per esaminare gli alimenti, prendere appunti e decidere cosa portare a casa.
Rimane mezz’ora da dedicare allo scambio vero e proprio: ogni “food swap” ha, quindi, una durata complessiva di circa 2 ore. Potete trovare maggiori informazioni su Food Swap Network, community di food swapper.
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Food swapping: baratta pane e pasta con burro e marmellata! http://bit.ly/1575vim via @6sicuro
Infine, se oltre a risparmiare e promuovere il consumo etico, volete anche rafforzare la collaborazione in famiglia e coltivare un buon rapporto di vicinato, potete prendere ispirazione dal progetto Casserole: l’agenzia londinese FutureGov ha ideato una piattaforma utile per ottenere pasti a domicilio, realizzati appositamente e volontariamente per chi, nel quartiere, ne faccia richiesta. Un progetto che, anche da noi, aiuterebbe molte famiglie in difficoltà e anziani, risolvendo al tempo stesso due problemi: la solitudine e lo spreco di cibo. Voi che ne pensate?
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