Quante volte ci si ritrova a cercare un idraulico, un meccanico, una sarta? Spesso è difficile reperire questi professionisti quando si ha bisogno di un lavoretto veloce e, allora, si pensa di chiedere aiuto al vicino, all’amico, al collega, con la promessa di sdebitarci il prima possibile. Più o meno su questo meccanismo di “aiuto reciproco” si basano le cosiddette Banche del Tempo, che hanno l’obiettivo di promuovere un moderno concetto di solidarietà locale: dai quartieri alle città, dai luoghi di lavoro alle abitazioni. Si risponde ad una necessità con una risorsa e l’unità di misura non è il denaro, ma il tempo: si crea, in sostanza, una rete amica per uno scambio di prestazioni alla pari (senza differenze d’età, istruzione, ceto sociale).
L’ora del pensionato che si offre per annaffiare le piante vale esattamente quanto l’ora della baby-sitter o del commercialista che aiuta a compilare un modulo. Analizziamo più in dettaglio questa interessante realtà.
- Come funzionano
Chi sceglie di aderire ad una BdT decide in piena autonomia quali attività e/o servizi mettere a disposizione nella propria comunità di riferimento, aprendo un conto corrente. La particolarità? Non si depositano euro, ma ore. Se, ad esempio, il signor Antonio ripara la lavatrice alla signora Anna e impiega 2 ore del suo tempo, acquisterà un credito “di pari importo” per usufruire a sua volta di un altro servizio presente in banca (ad esempio la spesa a domicilio).
Le BdT, infatti, permettono a tutti gli aderenti di aiutarsi per incombenze quotidiane o per scambiare conoscenze (organizzando corsi di computer, di lingue, di pittura ecc.): si dà per ricevere, a costo zero. Antonio non dovrà essere “risarcito” delle sue 2 ore obbligatoriamente da Anna, ma da qualsiasi altro aderente all’associazione.
- Come creare una Banca del Tempo
L’adesione è volontaria e l’unico “obbligo” è quello di rendere il tempo ricevuto, mantenendo il proprio “conto corrente tempo” in pareggio. Come in una vera e propria banca, infatti, si ragiona in termini di crediti (ore spese) e debiti (ore ricevute): si riceve un “libretto assegni tempo” (per tener nota degli scambi) e si consulta la lista offerte/richieste degli associati. Non si tratta di volontariato perché la prestazione non è unilaterale, ma presuppone un ritorno, e non si tratta di un’attività lavorativa: richiama piuttosto il cosiddetto “buon vicinato”, rafforzando la socializzazione. La prossima volta che avrete bisogno di una mano per un trasloco… saprete a chi rivolgervi!
Chiunque può fondare una Banca del Tempo, sono sufficienti 4 – 5 persone che siano in grado di coinvolgerne altre (una ventina circa). Si costituisce il gruppo Promotore, si pubblicizza l’iniziativa e si cercano nuovi soci. Come qualsiasi altra associazione sono necessari un Atto Costitutivo e uno Statuto. Il Comune può supportare i suoi cittadini mettendo a disposizione uno sportello informativo per tutti gli interessati.
- Origini
Le Banche del Tempo sono delle associazioni (nate alla fine degli anni Ottanta) che utilizzano il tempo come valore di scambio, unito a collaborazione e reciprocità tra coloro che ne fanno parte. Alla fine del 1995 “Il Cittadino ritrovato”, organismo nato da un accordo con l’Università di Siena e la CGIL (Sindacato), costituisce l’Osservatorio Nazionale Tempomat con scopo divulgativo e promozionale (diffusione delle BdT in Italia, raccolta delle esperienze, organizzazione di convegni, attività formative).
La maggior parte di queste banche nascono al centro-nord: alla fine del 2002, quando l’Osservatorio in CGIL chiude, se ne contano circa 250. Per recuperare tutto il lavoro e i contatti creati nasce nel 2007 l’Associazione Nazionale BdT, che crea una rete tra cittadini ed enti locali anche nel sud d’Italia.
Una legge che si occupa delle Banche del Tempo è la n.53 dell’8 marzo del 2000 ed esiste anche una nutrita bibliografia per approfondire il tema. Un titolo? “Banca del Tempo – L’esperienza e il valore sociale di una grande rete di relazioni e saperi tra cittadini” (Altreconomia Edizioni).
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