La Commissione Europea ha reso nota la nuova normativa Euro 7, in materia di emissioni inquinanti. Secondo quanto proposto dalla normativa, che dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio 2025, sia le automobili che i veicoli commerciali diesel e benzina dovranno ridurre le emissioni di ossido di azoto, portandole a 60 mg/km.
ACEA, l’associazione europea dei costruttori di auto, ha dimostrato che questa manovra porterebbe risvolti negativi nelle tasche degli automobilisti a causa dei costi di produzione. In particolare, ha stimato che se la normativa entrasse in vigore, i costi di produzione delle auto aumenterebbero di circa 2.000 €, mentre quelli dei mezzi pesanti registrerebbero un aumento di circa 12.000 €, provocando un aumento dei prezzi di vendita.
L’Italia, insieme ad altri paesi, è fermamente contraria all’introduzione della direttiva Euro 7 perché avrebbe un impatto negativo sull’industria automobilistica. L’opposizione di questi paesi potrebbe far slittare l’entrata in vigore della normativa fino al 2028 o, addirittura, al 2035.
Euro 7: la proposta della Commissione Europea
La nuova proposta Euro 7 della Commissione Europea ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni inquinanti delle vetture per rispettare gli standard sulla qualità dell’aria, proposti nell’ottobre dello scorso anno. In accordo con quanto già stabilito, nel 2035 i veicoli circolanti nel territorio dell’Unione Europea dovranno avere emissioni zero. Questo è il motivo per cui si è rivelato necessario modificare la normativa vigente.
Le regole Euro 7 valgono per tutti tipi di veicoli che dovranno limitare le emissioni di ossido di azoto a 60 mg/km e si prevede anche un limite per le emissioni di ammoniaca che non dovranno superare i 20 mg/km. Le regole introdotte dalla nuova normativa andranno rispettate per 10 anni e fino al raggiungimento di 200.000 km, un periodo più lungo rispetto a quello previsto dalle regole Euro 6.
La proposta della Commissione Europea si concentra anche sulla regolamentazione delle batterie delle auto elettriche. Secondo quanto previsto dalla normativa Euro 7, le batterie a 5 anni o a 100.000 km non possono avere uno State of Health (SOH) inferiore all’80%, mentre per le batterie a 8 anni o a 200.000 km non può scendere al di sotto del 70%. L’inserimento di questa manovra è finalizzato ad aumentare la fiducia degli automobilisti verso le auto elettriche al fine di velocizzare il processo di elettrificazione del parco veicoli.
La normativa dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1° luglio 2025 per le automobili e i furgoni e dal 1° luglio 2027 per i mezzi pesanti, salvo opposizione di Stati contrari. Tuttavia, la nuova proposta Euro 7 della Commissione Europea potrebbe portare a degli aumenti dei costi di produzione dei veicoli, incidendo negativamente non solo per le tasche degli automobilisti, ma andando a penalizzare l’intero comparto industriale già impegnato nel passaggio all’elettrico.
Lo studio ACEA: aumento dei costi di produzione
L’ACEA, tramite un recente studio di Frontier Economics, dimostra quanto la manovra Euro 7 possa avere un impatto negativo sui costi di produzioni di veicoli.
Sono previsti aumenti che vanno da circa 2.000 € per la costruzione di automobili e di circa 12.000€ per la produzione di mezzi pesanti. Queste cifre sono nettamente superiori a quelle stimate dalla Commissione Europea che ha previsto un aumento di 180-450 € per le auto e i furgoni e di circa 2.800 € per i mezzi pesanti.
Secondo l’ACEA, questi aumenti riguardano i costi di produzione diretti, necessari per l’aggiornamento dei macchinari di produzione. Questo significa che gli aumenti dei prezzi di listino dei veicoli subirà un aumento ancor più alto.
La manovra produrrebbe sicuramente effetti positivi sull’inquinamento ambientale, andando a contribuire al raggiungimento del Green Deal, ma andrebbe allo stesso tempo a gravare in maniera estremamente elevata sulle tasche degli automobilisti.
Per questo motivo, l’Italia, insieme ad altri paesi europei, ha espresso la sua contrarietà alla manovra, dicendosi preoccupata degli effetti che la normativa produrrà su un comparto già penalizzato dall’aumento del costo dell’energia.
L’Italia contraria all’EURO 7
L’Italia, insieme ad altri sette paesi europei: Ungheria, Bulgaria, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia ha inviato una un documento alla Commissione Europea in cui esprime le sue perplessità circa l’introduzione della normativa Euro 7.
Gli otto paesi hanno definito la manovra europea come irrealistica e difficilmente raggiungibile dalle case automobilistiche.
Il comparto, che ha già avviato un processo di elettrificazione delle automobili prodotte, rischierebbe di subire nuove pressioni per riuscire a rispettare gli standard proposti dalla Commissione Europea. Il governo italiano si è detto consapevole della necessità di intervenire prontamente per ridurre le emissioni entro il 2035, ma ha richiesto che la normativa Euro 7 rispetti in maniera realistica l’analisi costi-benefici.
Fermarsi adesso è impossibile,tanto è troppo grande l’urlo
di trasformare tutti i nostri veicoli dal piccolo al più grande
in energia elettrica.La spesa di euro 2000 per macchine e
euro 12000 per i mezzi pesanti è solvibile e naturale; lo
stato che rimane l’alveolo più modulante per tutta la società.