Quota 100 esce dalla Legge di Bilancio 2019 e dovrebbe vedere la luce entro fine anno, ne abbiamo parlato in questo articolo Quota 100: cos’è e simulazione calcolo pensione. La riforma consente l’accesso alla pensione ai soggetti che raggiungono il numero 100, sommando età anagrafica e anni di contributi. Ma ci sono due vincoli:
- l’età anagrafica minima deve essere 62 anni;
- gli anni contributivi devono essere almeno 38.
Questo significa che per molti la quota potrebbe superare 100.
Pensione: con quota 100 taglio dell’assegno anche del 30%
Definiti i contorni della riforma, vediamo alcuni aspetti da tenere presente. Claudio Durigon, sottosegretario del Ministero del Lavoro, aveva dichiarato che chi andrà in pensione con Quota 100 non avrebbe subito penalizzazioni, in realtà le simulazioni eseguite da diverse fonti sono di parere opposto:
- l’INPS ha stimato un perdita sull’assegno pensionistico del 4% per ogni anno di anticipo rispetto al pensionamento di vecchiaia.
- L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, nell’audizione sulla Manovra di lunedì 12 novembre, ha calcolato che la riduzione dell’assegno pensionistico potrà variare da un minimo del 5,6% per chi andrà in pensione con un solo anno di anticipo rispetto alla legge Fornero, fino al 34,17% per un anticipo di 6 anni.
- Massimiliano Romeo, senatore e capogruppo della Lega al Senato, ad Agorà su Rai Tre, ha affermato: dai calcoli che abbiamo fatto, se uno va in pensione 3-4-5 anni prima, la penalizzazione potrà essere dal 5% al massimo dell’8%.
Insomma, sembra chiaro: si potrà andare in pensione prima ma versando meno contributi, si avranno meno soldi nell’assegno.
Quota 100: solo un pensionando su 10 sarà donna
I motivi? Ragioni da cercare nella vita lavorativa delle donne:
- accesso al mondo del lavoro in ritardo rispetto agli uomini;
- lavori precari;
- fuoriuscita dal mondo del lavoro dopo il primo o il secondo figlio;
- situazione contributiva molto più segmentata;
- richiesta più frequente del part-time;
- necessità di andare in pensione in anticipo per occuparsi di famigliari anziani o disabili.
Problemi che esistono con l’attuale sistema pensionistico e che molto probabilmente rimarranno anche in quello futuro nelle bozze di governo.
Per cambiare le cose oltre alla riforma delle pensioni occorrerebbe ripensare agli strumenti volti a riequilibrare le disparità di genere fin dall’accesso al mercato del lavoro, in modo da non costringere le donne a congedi prematuri e con assegni molto ridotti.
Sul tema interviene anche il presidente dell’INPS, Tito Boeri, nel corso del convegno “Le donne nell’istituto, ieri, oggi, domani” affermando che la ricetta ideale sarebbe, appunto, quella di consentire alle donne di restare nel mondo del lavoro e di prevedere opportunità di “non lavoro” anche per gli uomini.
raffaele
Salve dott:sa, a proposito di questa uscita dal mondo del lavoro (pensione) con 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione, vorrei sapere se il sottoscritto dipendente comunale con 64 anni di età e 39 anni di contribuzione può andare in pensione con questa variazione e quanto eventualmente perderebbe sulla quota mensile pensionistica. Grazie per una eventuale risposta.