Mantenersi in salute costa. E anche tanto. Non solo in termini di denaro, ma anche di tempo: per una mammografia o una Tac è facile dover aspettare almeno un anno. La conseguenza più immediata e drammatica? Sempre più persone decidono di rinunciare alle cure, a discapito della propria salute. Questo è ciò che emerge dal 17° Rapporto Pit Salute 2014 del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato a Roma un paio di settimane fa.
Rapporto Pit Salute 2014: ecco alcuni dati
Il Servizio Sanitario Nazionale si allontana ogni giorno di più dai suoi cittadini: tra il 2007 e il 2013 la spesa sanitaria pubblica è rimasta praticamente invariata, mentre è aumentata quella delle famiglie. Il Rapporto Pit Salute 2014 presenta le segnalazioni di tutti coloro che durante il 2013 hanno contattato Cittadinanzattiva per ricevere informazioni e assistenza in base ai problemi riscontrati. Solo nell’arco temporale analizzato, gli italiani hanno speso circa 3 miliardi di euro per ticket sanitari, con un incremento del 25% dal 2010.
Tra le voci di spesa “out of pocket” possiamo annoverare:
- L’acquisto di farmaci
- Le prestazioni intramoenia
- Ticket per esami diagnostici e visite specialistiche
Le uscite annuali per nucleo familiare comprendono, in media, circa 650 euro per farmaci necessari non rimborsati, circa 900 euro per i parafarmaci, più di 500 euro per protesi e ausili, più di 700 euro per dispositivi medici monuso. Si superano abbondantemente i 1.000 euro per le visite mediche specialistiche, la riabilitazione, il supporto di una badante o la permanenza in strutture residenzali o semi-residenziali. Tenendo presenti le difficoltà economiche attuali, proviamo solo a immaginare quanto sia complicato trovare il necessario, ogni mese, in situazioni disagiate e con l’aggravante di dover gestire una malattia. Consideriamo il peso economico unito, soprattutto, alla frustrazione psicologica.
Prestazioni sanitarie: lunghe attese e disservizi
Gli estenuanti tempi di attesa limitano l’accesso alle prestazioni sanitarie: per una semplice visita oculistica o una risonanza magnetica possono trascorrere anche 9 mesi, per un’ecografia 8 mesi. Se facciamo riferimento alle terapie oncologiche il discorso non cambia e la pessima gestione rischia di far peggiorare casi altrimenti recuperabili senza eccessiva difficoltà.
Secondo gli ultimi dati del Censis, almeno 12 mln di italiani hanno dato preferenza alle strutture private con l’obiettivo principale di anticipare i tempi, oltre alla possibilità di scegliere un medico di fiducia. Ma non tutti possono seguire questa strada e l’unica alternativa attuale è di rimanere invischiati in un sistema che non funziona.
Inoltre, osservando la situazione dal basso, territorio per territorio, è facile riscontrare ulteriori disservizi: molti medici e pediatri di base, infatti, secondo le segnalazioni del 25% circa dei cittadini, spesso si rifiutano di fornire assistenza con regolare visita a domicilio.
Una burocrazia lenta e la mancanza di strutture ospedaliere attrezzate rappresentano la cosiddetta “ciliegina sulla torta”: ottenere un certificato o completare una riabilitazione diventa quasi impossibile in molte zone.
Ciò che emerge dal Rapporto Pit Salute 2014 è l’esigenza di un Servizio Sanitario Nazionale più forte e presente, in grado di supportare le richieste dei cittadini in tempi decorosi senza ulteriori pressioni economiche sui redditi già deboli delle famiglie.
Ciascuno di noi cerca di risparmiare come può, dalla spesa quotidiana all’assicurazione auto, ma non è possibile risparmiare sulla salute. Speriamo, quindi, che alla luce di questi dati allarmanti vengano presi seri provvedimenti.
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