La mancanza di verde rende le città meno vivibile per la mancanza di un posto dove entrare in contatto con la natura, rilassarsi e magari scaricare lo stress dell’intera settimana. Negli ultimi anni, però, le grandi città italiane, seguendo il modello delle capitali europee soprattutto del nord, organizzano eventi e strutture che possano riavvicinare le persone alla terra. Il numero di orti urbani cresce in modo esponenziale e sorprendentemente Roma ne conta più di 90, che vanno dai quartieri storici come la Garbatella ai piccoli spazi del centro come Villa Rospigliosi. L’associazione romana Zappata Romana è una delle prima in Italia a pianificare, strutturare, educare e rivalutare spazi pubblici al fine di sviluppare pratiche ambientali. Si va dalla semplice aiuola condominiale trasformata con erbe e spezie, al più complesso e dinamico “orto errante” costituito da cassette di legno ottimizzate per la coltivazione e che può essere spostato da un punto all’altro delle città. Coltivazioni collaborative che non prevedono un fine lucrativo visto che i frutti della terra vengono distribuiti tra tutti i “contadini” e/o messi in vendita per supportare l’eventuale organizzazioni che c’è dietro l’orto urbano.
Non stiamo parlando di una novità – ci sono sempre stati piccoli appezzamenti di periferie trasformati in orticelli – ma questa volta c’è l’approvazione e in alcuni casi anche il sostegno delle amministrazione locali. Succede anche a Milano, dove la Giunta ha approvato il progetto “Coltivami” volto alla socializzazione tra i cittadini attraverso l’esperienza dell’agricoltura condivisa. Un progetto come quello romano, che parte con la voglia di recuperare e migliorare spazi abbandonati per arrivare a mettere in contatto con la natura e l’agricoltura chi, per diversi motivi, non ci è mai riuscito. La Giunta ha individuato già nove aree comunali, ovvero più di 25 mila metri quadri da dividere in 309 particelle, idonee ad accogliere il progetto e stipulato le linee guida di collaborazione con tre enti (pubblici e privati) di Milano.
Che si parli di spazi auto-regolamentati, spontanei, associativi o comunali, gli orti cittadini recuperano zone degradate anche se è sempre più difficile creare una “mappatura” di questa realtà. Separare gli ufficiali da quelli abusivi, le organizzazioni no profit da quelle lucrative, gli spazi per anziani da vere e proprio organizzazioni è un lavoro che richiede investimento di tempo e di denaro. La potenza di questa “struttura” sta nei cittadini e nelle connessioni tra le organizzazioni, sempre più dinamiche e multimediali.
I romani di Zappata hanno realizzato una mappa, di facile lettura e utilizzo, che è un vero e proprio censimento territoriale degli spazi adibiti alla coltivazione collettiva, dei parchi naturali, community garden, fattorie e tanto altro che viene ospitato dalla capitale. Un lavoro certosino fatto esclusivamente dall’organizzazione per rendere sempre più consapevole il cittadino.
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