Il campionato sta silenziosamente emettendo altri verdetti: Lazio e Atalanta andranno in Europa a discapito delle milanesi, talmente incapaci a mantenere il loro ritmo che anche uno scontro diretto favorevole potrebbe non bastare. Il Napoli ha fatto un passo indietro nella corsa al secondo posto, incappando sul 2-2 contro il Sassuolo e spianando la strada alla Roma. In basso le vittorie del Crotone sono respinte colpo a colpo dall’Empoli, che tiene la distanza di sicurezza e rischia di spegnere la favola dei calabresi, rientrati miracolosamente in corsa in questo finale. Ma la copertina va a un uomo che non c’entra con la Serie A, ma c’entra con la voglia di amare questo sport. Signori e signori: Lionel Messi.
L’epica di Leo
Lo sappiamo che Real Madrid-Barcellona non c’entra niente con la Serie A. Che non avremmo dovuto parlarvene. Che il nostro commento potrebbe essere uno dei tanti. Ma come fai a tacere quando uno dei ventidue giocatori in campo utilizza tutto il suo corpo e tutta la sua anima per dare un senso di epicità al gioco? Perché è inutile nasconderlo: Lionel Messi ha fatto una partita epica. Non per i gol (belli, sì, ma ne ha fatti tanti così) e non per l’importanza della partita (ha segnato 23 gol al Real e probabilmente la vittoria di oggi non toglierà il titolo al Real).
Messi è stato epico perché si è letteralmente impossessato di una partita che tutti aspettavano per cantare il de profundis al ciclo del Barcellona. Nell’anno in cui Ronaldo sembrava aver scalzato definitivamente lo strapotere di Messi, Leo ha ricordato a tutti che per quest’anno potrebbe anche aver lasciato coppe e onori agli altri; ma che ad imporre il peso specifico a questo gioco è sempre e solo lui.
Ha strappato il Real al 92′ e mostrato al mondo il suo cognome, casomai dovessimo dimenticarci di avere la fortuna di aver vissuto nella sua stessa epoca. Di aver goduto della sua epica.
fonte goal.com
Come trasformare le cose difficili in cose facili
Intanto El Clasico ci ha dimostrato una cosa: la Juventus fa sembrare facili cose che non sono facili. La stratosferica vittoria del Barcellona sul Real porta in casa di Allegri la consapevolezza di aver devastato una squadra  tutt’altro che finita. Mentre anche il Genoa si è dovuto sottoporre alla tortura dello Juventus Stadium, Dybala & Co. stanno già pensando alla semifinale. Com’è andato il sorteggio? Bene, ma non benissimo. Forse l’avversario ideale, per tipologia di gioco, era l’Atletico Madrid. Quello più suggestivo era addirittura il Real, che in un doppio scontro potrebbe essere addirittura più gestibile che in una eventuale finale secca.
Quello che arriva è il Monaco, sulla carta la più debole delle quattro, ma in pratica la mina vagante che non ha assolutamente niente da perdere. Che ha un attacco fresco, veloce e imprevedibile. Insomma, servirà un’altra gara esemplare dal punto di vista tattico (soprattutto in trasferta). Ma Allegri sa come si fa e noi tutti ci aspettiamo di vedere la Juventus completare l’opera con una finale degna del cammino fatto fin qui.
P.S Postilla dedicata alla gestione di Higuain: quando convinci un attaccante del suo calibro a rinunciare a qualche gol per giocare per la squadra e lui accetta, significa che hai colpito nel segno.
Milano resta in Italia
Da chi l’Europa la vuole vincere a chi in Europa proprio non ci vuole andare. Le milanesi stanno sputando sull’Europa League e probabilmente la eviteranno per la prossima stagione. Il fallimento di Pioli è tangibile e l’Inter, dal 2-2 di Torino in poi, ha deciso che se non sarebbe arrivata la Champions, non sarebbe arrivata nemmeno l’Europa League. La squadra ha tirato i remi in barca e la vergognosa prestazione di Firenze, quasi addolcita dallo scatto d’orgoglio finale di Icardi, è sintomatica del fatto che forse Pioli non ci aveva capito proprio tutto e che l’Inter, che sul piano dell’organico ci sembrava inferiore solo alla Juventus, deve modificare parecchi tasselli.
Il Milan, invece, è scivolato in modo incomprensibile contro una squadra che fino a due settimane fa faticava a mettere tre passaggi in fila. Perdere 1-2 con l’Empoli significa abbassare la serranda e alzare bandiera bianca con largo anticipo. Perché con ritmi del genere recuperare anche solo cinque punti all’Atalanta appare pura utopia.
Esordio per la Var: usare con cautela
Proiettandoci sulla prossima stagione, la novità grossa è che da agosto avremo la VAR in campo. Questo significa che le polemiche saranno di gran lunga allentate, ma non cancellate. Non si potrà verosimilmente adottare per ogni situazione, altrimenti il senso del gioco sfumerebbe e quello dell’arbitro pure. Le partite non possono durare 10 ore e non ha senso fermare il gioco ad ogni azione. L’uomo che decide resterà uno, e cioè il fischietto, che potrebbe essere aiutato da chi avrà uno schermo davanti agli occhi. Sarà una rivoluzione utile se verrà utilizzata con grande cautela e senza troppi complottismi.
Evitate altri Palermo
Se la rivoluzione tecnologica è arrivata, aspettiamo quella riguardante il paracadute finanziario. È inaccettabile vedere squadre come il Palermo, che rovinano l’immagine di un campionato che sta lentamente recuperando posizioni nel ranking e che contemporaneamente perde credito a livello estero.
Il Palermo è una squadra inadeguata, costruita con la consapevolezza di retrocedere, con 15 allenatori cambiati nelle ultime due-tre stagioni e con il solo obiettivo di ritrovare moneta fresca in Serie B. Non si possono premiare squadre del genere dopo stagioni così orribili. Il 6-2 contro la Lazio è solo uno dei risultati collezionati da una squadra che non è stata vicina alla salvezza nemmeno una volta dall’inizio dell’anno. Cambiate le regole, perché il Palermo è l’esatto contrario di ciò che vorremmo vedere nello sport.
Colpi di coda
Empoli e Crotone, invece, continuano a spalleggiarsi per cercare la salvezza. Hanno fatto più punti nelle ultime quattro giornate che in tutto il resto del campionato. La cosa assurda è che l’Empoli ha ricominciato a correre nel momento in cui Nicola aveva trovato la chiave di volta per il suo Crotone, talmente spigliato e intraprendente da trovare dieci punti nelle ultime quattro giornate. Questo ha ridotto il gap dall’Empoli, che con le ultime due clamorose vittorie esterne ha leggermente spento la fiammella del Crotone che non perde il passo, ma perde del tempo prezioso per recuperare cinque punti.
Di certo c’è che Nicola ci ha insegnato che quando ci si mette una sciarpa al collo e si sposa un progetto – perdente o vincente che sia – si lotta fino alla fine.
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