Il 46% della popolazione femminile italiana ha un lavoro, la media europea è del 58%. Dodici punti percentuale che fanno male, ma non tanto quanto il 27% di donne che decide di abbandonare il proprio posto di lavoro all’arrivo del primo figlio.
Non sempre si tratta di una scelta voluta e/o pianificata, capita che si è costrette ad abbandonare la propria carriera lavorativa perché mancano aiuti e infrastrutture giuste per far coincidere lavoro, casa, vita e bambini. Un tour de force quotidiano che molte donne sono costrette ad “ammorbidire” rinunciano alla crescita professionale, ma soprattutto ad una remunerazione certa. Il Governo vuole tentare di invertire questa tendenza, favorendo il rientro nel mondo del lavoro a termine del congedo per maternità, attraverso un bonus economico.
Il contributo ammonterà a 300€ mensili, per un massimo di sei mesi, che potrà aiutare le mamma a pagare la baby sitter o la retta dell’asilo nido. Il versamento sarà effettuato direttamente dallo Stato alla struttura, quindi ci sarà un passaggio diretto di denaro, mentre nel caso delle baby sitter verranno utilizzati i buoni per i lavori occasionali. Ne potranno usufruire a partire dal nuovo anno tutte le neomamme lavoratrici durante il primo anno di vita del bambino, ma solo rinunciando per lo stesso periodo al congedo facoltativo successivo alla maternità obbligatoria.
Chi richiederà il bonus dovrà rinuncia ai mesi di aspettativa, retribuiti con il 30% dello stipendio, che si possono richiedere fino al compimento del terzo anno del bambino. La richiesta si potrà effettuare via informatica in un solo giorno (click day) e le domande andranno a costituire una graduatoria nazionale. Godranno del bonus le mamme che hanno il valore Isee (indicatore di ricchezza di una famiglia) più basso, nel caso ci sia una “parità” verrà presa in considerazione l’ordine di presentazione della domanda.
Una procedura che escluderà molte mamme, ma inevitabile visti i 20 milioni di euro all’anno messi a disposizione per i prossimi tre anni. Una somma di denaro che basterebbe a soddisfare solo 11 mila domande, nel caso tutte le mamme richiedessero il massimo contributo (1.800€), sulle potenziali centinaia di migliaia di richieste che potrebbero pervenire durante l’anno. Un piccolo passo che però tenterà di cambiare, per la prima volta in Italia, un meccanismo quasi sempre ignorato.
Sono state fissate delle direttive anche per i papà, che potranno godere di un giorno di permesso obbligatorio pagato al 100% e di altri due facoltativi, sempre pagati al 100%, ma solo se la mamma rinuncerà a due giorni delle sua maternità obbligatorio. Nessun altro giorno per i papà da passare con i bambini, se non con la richiesta di ferie.
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