Cosa significa food blogger?
Si tratta di uno dei lavori digitali più ambiti, a dire il vero. E per chi ama cucinare – e, perché no, mangiare – può diventare la chiave di volta di una vita! Una famosa frase dice “Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua”: può essere applicata a qualsiasi cosa, ma ancora meglio per i food blogger che con un blog di cucina possono sposare una professione digitale (in costante forte crescita) e la passione per i fornelli. Ma come diventare food blogger? E cos’è esattamente? Si guadagna bene? Si può diventare un influencer come Chiara Maci, uno dei grandi esempi italiani?
Per avere le idee più chiare ho parlato con Luca Sessa, un professionista della rete (e grande cuoco) che coniuga grande entusiasmo, comunicazione e abilità: 41 anni, napoletano di nascita, romano d’adozione, Luca ha una compagna, due bimbi, due gatti. Statistico di giorno, blogger e chef di notte. Il blog come vetrina dei suoi esperimenti quotidiani, un luogo nel quale scrivere, raccontare, confrontarsi. Capo Redattore di “iFood” e collaboratore di “Dissapore“, “2night” e “Il Giornale del Cibo“.
Food blogger: cos’è? Cosa non è? |
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Fondamentalmente il food blogger è un appassionato di cibo. Ama cucinare, assaggiare, scoprire piatti ed ingredienti. Compra libri, è in cerca di segreti per la perfetta riuscita di una ricetta, spesso la passione diventa ossessione, perché il cibo diventa il protagonista di ogni discussione, viaggio, esperienza. |
Sei un food blogger… O qualcosa di più? |
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Sono nato food blogger ma sono diventato qualcosa di più. Un po’ per merito mio, penso al corso professionale da chef che ho seguito e che mi ha permesso di lavorare spesso in cooking show ed eventi; un po’ grazie agli altri, in particolare ad editori e direttori di redazione che hanno apprezzato il mio modo di scrivere, decidendo di affidarmi rubriche in varie testate e portali (iFood, Dissapore, Il Giornale del Cibo, 2night). |
Come è iniziato il tuo amore per la cucina e la comunicazione? |
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Il mio amore per la cucina parte da lontano: sono il primo di 4 figli ed ho dovuto occuparmi spesso del pranzo, poi la curiosità e la voglia di imparare hanno fatto il resto. L’amore per la comunicazione è nato scoprendo i nuovi strumenti (mi riferisco ai social) che mi hanno consentito di sfruttare il mio amore per il “palcoscenico” (ho fatto teatro per anni) sviluppando un modo tutto personale di comunicare con i lettori. |
Come diventare un food blogger? |
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Dipende da che tipo di food blogger si vuol diventare. Mi spiego: tecnicamente basta aprire un blog su una delle piattaforme disponibili (blogger, wordpress) ed iniziare a pubblicare ricette. Se si ambisce a far altro, a trasformarlo in qualcosa di più strutturato e che possa offrire opportunità professionali e/o di guadagno, è importante studiare. Io ho seguito vari corsi amatoriali, poi uno professionale, ho fatto uno stage di un anno presso un ristorante e sul comodino ho i libri dell’Alma. Il nostro messaggio può arrivare ad una platea sempre più ampia, è importante esser sicuri di scrivere cose corrette per acquisire credibilità. |
Quali sono i food blogger più famosi? Coincidono con quelli più bravi? |
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I più famosi in valore assoluto non saprei dire, perché magari ne esiste qualcuno che ha numeri incredibili ma che non seguo. Posso dirti quali ritengo essere i più bravi e che possono giustamente contare su un importante seguito di lettori: Chiara Maci, Teresa Balzano, Vatinee Suvimol, Francesca e Pietro Singerfood, Fedora D’Orazio, Sandra Salerno. Come in tanti altri ambiti, può esistere qualche food blogger molto gettonato ma non così bravo, e che ho visto andare in panico quando si è dovuto cimentare dal vivo ai fornelli. Da casa, con una buona macchina fotografica ed un piatto “costruito”, tutti possono sembrare bravi. |
Si può vivere con un blog di cucina? |
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Alcuni, pochi, ci riescono. Io ci sto provando, a da 3 anni a questa parte le opportunità lavorative sono in costante crescita. Ma sono serviti 3 anni senza guadagnare un solo centesimo prima di iniziare a veder riconosciuto il valore economico di quanto faccio. È difficile, ma possibile. |
Food blogger italiani: lobby o community? |
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Ci sono lobby e community. La passione, che nella fase iniziale ha contraddistinto il cammino di ogni food blogger, è stata spesso sostituita dall’ego o dall’amore per il guadagno. Alcune opportunità di lavoro hanno creato contrasti e dissapori, con la conseguente nascita di qualche lobby che ha cercato di accaparrarsi tutto ciò che era disponibile. Ma il futuro è delle community, del lavoro condiviso, del riconoscimento del valore individuale. |
I food blogger possono diventare influencer? |
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Sembra che alcuni lo siano diventati. Sempre più spesso aziende, brand ed agenzie di comunicazione contattano i blogger più seguiti sperando in un tweet o in una foto su instagram per pubblicizzare i loro prodotti. Da quello che noto, dai commenti che leggo, ai lettori piace avere l’opinione di un food blogger che seguono e stimano per essere indirizzati versi i prodotti di qualità. Il lettore deve però esser bravo a capire se quel blogger sta pubblicizzando un prodotto solo per contratto o perché ci crede davvero. Coerenza e credibilità permettono di crescere: ho spesso rifiutato soldi da aziende che producono semilavorati o prodotti commerciali di bassa qualità perché non in linea con il messaggio che cerco di portare avanti. |
Consigli per essere un food blogger di qualità? |
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Studiare, documentarsi, esser curiosi. Ma soprattutto scegliere una “linea editoriale”, rendere il proprio modo di scrivere e raccontare il cibo molto personale, per evitare di omologarsi ai tanti altri blogger presenti in rete. |
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