Un recente intervento della Cassazione ha riacceso una diatriba da sempre molto discussa: le differenze tra dipendenti pubblici e privati. La sentenza ha stabilito che i licenziamenti degli statali continueranno ad essere regolati dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, senza dover tenere conto delle nuove normative introdotte dalla Riforma Fornero e dal Jobs Act.
Una notizia per molti versi inaspettata, che segna una situazione di diversità tacciata dai più come iniqua. Ma andiamo per ordine.
Dipendenti pubblici e articolo 18
Da dove nasce la sentenza della Cassazione? Innanzitutto dall’esclusione dell’applicazione della Riforma Fornero nel rispetto dell’articolo 2 del decreto legge del 30 marzo 2001, articolo che regola le norme generali sul lavoro pubblico e che prevede la tutela elargita dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
La Cassazione ha quindi sottolineato che il diritto di reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa è inviolabile per i dipendenti pubblici per la natura del contratto: i dipendenti pubblici sono assunti attraverso un concorso e sono garantiti non dal datore di lavoro, ma dallo Stato. Un elemento che porta la norma ad essere inviolabile.
Detto ciò la Cassazione ha comunque evidenziato la necessità di diminuire le sostanziali differenti presenti tra pubblico e privato, puntando ad una maggiore uguaglianza.
Dipendenti pubblici e privati: mal comune mezzo gaudio
Il Governo ha di recente dato vita ad una serie di decreti che puntavano ad un’ottimizzazione del lavoro in campo pubblico, spingendo per una crescente omologazione con prassi e diritti di quello privato. Un cambiamento da tempo discusso, ma che fino ad oggi non aveva visto la luce.
Su tutte il giro di vite nei confronti dei così detti “furbetti” del cartellino, quei dipendenti cioè “pizzicati” a timbrare senza ottemperare però ad orari e mansioni. Scene purtroppo comuni in giornali e TV, ma che devono essere prese per quello che sono, brutte eccezioni.
Non solo differenze in “positivo” per gli statali però. Rispetto a molti dipendenti privati, quelli pubblici vedono numerose mancanze, spesso poco considerate, ma certamente non da sottovalutare:
- 14° mensilità ;
- Anticipo TFR;
- Rinnovo tempestivo dei contratti e loro adeguamento.
Mancanze quasi mai valutate e pubblicizzate, esempi utili a comprendere una situazione sì diversa, ma non per forza migliore.
Conclusioni
Una situazione eterogenea, troppo frammentata, che non trova punti di contatto e che, invece, dovrebbe cercare una maggiore vicinanza. Pro e contro che tendono a premiare ora il dipendente pubblico ora il privato, ma che a voler ben vedere vede nella maggior sicurezza del lavoro in ambito statale l’unico reale elemento distintivo. Almeno per oggi.
Toni
A differenza con i privati , noi statali prenderemo la liquidazione dopo 2 anni dalla pensione. Noi statale abbiamo il contratto di lavopro fermo da 8 o piu’ anni.