L’aspartame è un dolcificante usato da molti anni nell’industria alimentare. Recentemente l’aspartame sta subendo un poderoso quanto ingiustificato declino a causa di alcuni studi che ne avrebbero rivelato la pericolosità per la salute umana, provocando cancro, danni cerebrali ed effetti sulla riproduzione e lo sviluppo. Cerchiamo di capire meglio quanto di vero c’è in queste affermazioni e quanto, invece, possiamo annoverare nella categoria bufale.
Aspartame: cos’è
L’aspartame è un additivo entrato in commercio poco più di trent’anni fa. È in forma di polvere bianca e ha un potere dolcificante 200 volte superiore allo zucchero. Viene utilizzato nell’industria alimentare e come dolcificante da tavola, e il suo consumo è stato regolarmente autorizzato in Europa. Il suo utilizzo, ha però dei limiti:
- non deve essere assunta una dosa giornaliera superiore a 40 mg per chilo corporeo (per fare un esempio pratico, un bambino di 30 kg non dovrebbe consumare più di 4 lattine al giorno di bibite dietetiche dolcificate con aspartame);
- l’aspartame non deve assere assunto dai malati di fenilchetonuria, un disturbo genetico che non consente al corpo umano che ne è affetto di metabolizzare la fenilalanina, contenuta tra gli altri nell’aspartame.
Questi dati sono presenti nell’ultimo rapporto dell’Efsa (European Food Safety Authority), l’agenzia europea finanziata dall’Unione europea che opera in modo indipendente dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e dagli Stati membri ed è fonte indipendente di consulenza scientifica e comunicazione sui rischi associati alla catena alimentare.
Aspartame: le bufale
L’aspartame è uno dei composti più studiati degli ultimi anni, ma recentemente è aumentata esponenzialmente la diffusione di studi che proverebbero la pericolosità dell’aspartame e il coinvolgimento di poteri forti economici e politici per insabbiare questi studi. Cerchiamo, quindi, di fare chiarezza.
L’aspartame riceve il primo via libera alla vendita negli Stati Uniti dalla FDA (Food and Drug Administration) nel 1974. Ricerche successive avevano portato al blocco dell’autorizzazione e al ritiro dal mercato dell’aspartame (mettendo in dubbio la serietà delle ricerche effettuate e insinuando il dubbio che la casa produttrice, la G.D. Searle, avesse tenuto nascosto informazioni relative ai danni alla salute provocati dall’aspartame).
Solitamente, le teorie complottistiche si fermano a questo punto della storia, dimenticando che la FDA fece ulteriori e approfondite analisi e nel 1981 concesse nuovamente alla G.D. Searle l’autorizzazione a commercializzare l’aspartame, che veniva perciò considerato sicuro dalla stessa FDA.
Per avvalorare l’ipotesi di complotto, gli oppositori dell’aspartame sostengono che la FDA concesse l’autorizzazione alla commercializzazione dell’aspartame nel 1981 (e nel 1983 l’autorizzazione ad utilizzarlo nelle bevande) solo perché il CEO della G.D. Searle, Donald Rumsfeld, nel tempo divenne uomo di fiducia di Reagan, divenuto Presidente degli Stati Uniti d’America proprio nel 1981.
Nel 1985, inoltre, la G.D. Searle venne acquisita dalla multinazionale Monsanto, una società accusata a più riprese di produrre additivi con effetti poco chiari sulla salute umana. Nessuno, però, sembra ricordare, che il brevetto per produrre aspartame è scaduto nel 1992, quindi nessuno di noi oggi sta foraggiando la Monsanto mentre tenta di perdere qualche chilo in vista della prova costume.
Aspartame: gli studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna
I sostenitori della cancerogenicità dell’aspartame portano a riprova della loro teoria gli studi eseguiti presso l’Istituto Ramazzini. Studi che, però, né la FDA americana, né l’EFSA europea ritengono possano aggiungere nulla di nuovo sulla sicurezza dell’aspartame. Questo perché questi studi contraddicono trent’anni di ricerche sull’aspartame (che ne hanno decretato la non cancerogenicità ), ma anche perché questi studi sembrano essere stati condotti secondo criteri errati.
L’Istituto, infatti, si vanta di aver sottoposto le cavie (ratti svizzeri) a studi che sono durati per tutto il ciclo di vita del ratto, per testarne, cioè, gli effetti a lungo termine: questo tipo di analisi ha concluso che vi è un’alta incidenza di morti per cancro nei ratti analizzati, quindi riconducibili all’assunzione di aspartame. La ricerca, però, parte da presupposti sbagliati.
Seguire l’intero ciclo di vita di un ratto (non limitandosi alle 104 settimane raccomandate per questo tipo di studi), significa seguirlo fino alla sua vecchiaia, un momento in cui il ratto sarà più sensibile alle malattie e potrà sviluppare tumori spontanei non direttamente correlati all’uso dell’aspartame. Inoltre, i ratti utilizzati sono conosciuti per essere un tipo di ratti che sviluppa più facilmente, rispetto ad altre specie, tumori epatici e polmonari. Diventa quindi difficoltoso dare credito ad una sperimentazione basata su queste premesse.
L’aspartame è sicuro?
Trent’anni di ricerche scientifiche ci dicono che l’aspartame è sicuro. Ma non ci dicono, ovviamente, che fa bene. Rimane infatti da stabilire se l’aspartame possa cambiare il microbioma di alcune persone provocando un’intolleranza al glucosio (un tema ancora dibattuto, ad oggi).
Il consiglio che mi sento di dare, alla luce di quanto detto sopra, è di non demonizzare l’aspartame e di utilizzarlo senza patemi d’animo, soprattutto quando alcune patologie impongono di limitare l’assunzione di zuccheri (diabete, insulinoresistenza, ecc…), ma anche in caso di diete dimagranti.
Resta ovviamente inteso che l’uso dell’aspartame debba essere moderato e non trasformarsi in abuso, soprattutto fino a che le ricerche scientifiche non avranno stabilito gli effetti sul corpo umano di alte dosi di questa sostanza.
Lascia un commento