In questi ultimi si è vista un’impennata della richiesta di certificati bianchi, aumentando ancor di più l’attenzione sull’efficienza energetica e sul risparmio dati dagli incentivi statali sulle materie ad essi collegati. Capiamo cosa sono e come funzionano.
Cosa sono i certificati bianchi?
L’Autorità Garante definisce ii certificati bianchi come documenti che
“attestano il conseguimento di risparmi energetici attraverso l’applicazione di tecnologie e sistemi efficienti. Vengono emessi dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) sulla base delle certificazioni dei risparmi conseguiti, effettuate dall’Autorità. Un certificato equivale al risparmio di 1 tonnellata equivalente di petrolio (tep), che è l’unità convenzionale di misura usata comunemente nei bilanci energetici per esprimere tutte le fonti di energia tenendo conto del loro potere calorifico”.
In pratica sono i Titoli di efficienza economica (TEE) introdotti nel 2005 per promuovere un utilizzo sempre più attento dell’energia. I titoli certificano i risparmi energetici conseguiti da vari soggetti attraverso la realizzazione di alcuni interventi ai quali corrisponde il riconoscimento di un contributo economico. Questo rappresenta un incentivo alla riduzione del consumo energetico in relazione al bene distribuito, elettricità oppure gas.
I certificati bianchi consistono in titoli acquistabili e successivamente rivendibili il cui valore è stato originariamente fissato a 100 €/tep (tonnellate equivalenti petrolio), valore soggetto a variazioni stabilite anche in funzione dell’andamento del mercato. Il valore energetico di un tep è comparabile al consumo annuale di energia elettrica di una famiglia media.
A cosa servono i certificati bianchi?
Il Protocollo di Kyoto ha fissato degli obiettivi da raggiungere a livello europeo rispetto al pacchetto “clima-energia 20-20-20” e i certificati bianchi sono un incentivo per:
- ridurre le emissioni di CO2 del 20%;
- portare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili;
- aumentare del 20% il risparmio energetico, tutto entro il 2020.
Chi può ottenere i certificati bianchi?
Per dimostrare di aver conseguito gli obiettivi, i distributori devono consegnare annualmente all’Autorità dell’Energia un numero minimo di titoli equivalenti all’obiettivo obbligatorio annuale. Dopo un’attenta valutazione dei dati, vengono emessi i titoli.
In poche parole se poniamo degli interventi nelle nostre case favorendo l’efficienza energetica, le nostre azioni (opportunamente documentate) vanno a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del nostro distributore. Il tutto infine si traduce in un contributo economico per la realizzazione dei lavori, ultimati i quali avremo anche un risparmio sulla bolletta grazie alla maggiore efficienza energetica. Ecco perché ai certificati bianchi possono accedere:
- Società controllate dai distributori obbligati;
- Distributori di energia elettrica o gas non soggetti all’obbligo;
- Società di Servizi Energetici (SSE) ovvero «società che alla data di avvio del progetto hanno come oggetto sociale, anche non esclusivo, l’offerta di servizi integrati per la realizzazione e l’eventuale successiva gestione degli interventi»;
- Società con obbligo di nomina dell’Energy Manager (SEM)- art. 19 L. 10/91;
- Imprese ed Enti Pubblici con un sistema di gestione dell’energia in conformità alla certificazione ISO 50001 o che abbiano nominato volontariamente un Energy Manager.
La situazione odierna dei certificati bianchi
Ad oggi però si rileva la necessità di riformare il meccanismo poiché la gran parte dei risparmi energetici è stata conseguita grazie ad interventi nei consumi elettrici del settore civile. Sono stati premiati interventi semplici e di piccole dimensioni, che richiedono un limitato investimento iniziale e tempi brevi di ritorno, generando ridotti risparmi unitari.
Il meccanismo dei certificati bianchi non ha invece saputo promuovere la diffusione di interventi più strutturali, che richiedono un maggiore investimento iniziale, ma che consentono un maggiore risparmio.
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