Le premesse e il decreto Salva Banche
Il 22 novembre scorso il Governo ha varato il decreto “Salva Banche” con il quale ha provato a risolvere la crisi profonda di quattro banche italiane: Banca delle Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara. Quattro istituti regionali da tempo quasi in bancarotta, con sofferenze nei bilanci per un totale di 8,5 miliardi di euro.
Per risolvere la situazione sono state create quattro banche ponte (“good bank”) che hanno la responsabilità di gestire le attività “in salute”, le filiali e i dipendenti. Si è costituita inoltre una “bad bank” per gestire i crediti deteriorati che si avviano verso la liquidazione. I soldi per il salvataggio provengono da un Fondo di Risoluzione creato con contributi di tutte le banche italiane.
Le nuove scadenze
Entro fine aprile 2016 la situazione dev’essere sanata, ovvero si deve procedere alla vendita della banca ponte, dopodiché questa cesserà ogni attività diversa dal recupero crediti, non svilupperà nuovi rami di business e non si aprirà verso nuovi mercati alla ricerca di clienti.
Queste novità fanno parte della lettera inviata al governo dalla Commissione Europea alla concorrenza in merito alle quattro banche regionali salvate con il provvedimento del bail-in. La crisi degli ultimi anni ha messo in difficoltà molte banche europee -pensiamo ai casi delle banche spagnole e tedesche- e, se fino a poco tempo fa era la norma ricorrere al bail-out (ovvero una procedura di salvataggio che attingeva ai fondi degli Stati o a quelli europei) oggi questa procedura è stata lentamente abbandonata per evitare che i problemi delle banche ricadano su tutta la comunità , come successo negli USA nel 2009.
I dettagli della lettera
Il recupero crediti da parte delle banche ponte deve avvenire entro la fine di novembre 2017, data entro la quale la banca ponte sarà messa in liquidazione e la licenza bancaria non sarà più valida. Sono in corso delle trattative per ottenere una proroga poiché il Ministero dell’Economia non ha ancora a disposizione i conti del 2015 delle banche in questione. Si dà per scontato quindi che l’iter di cessione non si concluderà prima dell’autunno.
In ogni caso il segreto d’ufficio avvolge la procedura, è perciò difficile scoprire le motivazioni che sono causa dei ritardi accumulati nella pulizia dei bilanci.
Salva Banche: le preoccupazioni dei correntisti
A farne le spese sono i correntisti. Se non si riuscirà ad ottenere una proroga al termine del 30 aprile cosa succederà ai correntisti, famiglie e imprese, che hanno mutui o fidi presso le quattro banche? A novembre i crediti in sofferenza sono stati stimati dalla Banca d’Italia il 17,6% del nominale contro il 40% iscritto in bilancio.
In teoria, secondo la direttiva UE, la valutazione ex post dovrebbe essere fatta da terzi indipendenti, ma così non è stato in questo caso e nella lettera della commissaria Vestager sembra di capire che i crediti siano stati svalutati per garantire alla “bad bank” un profitto da riversare nel Fondo di Risoluzione gestito dalla Banca d’Italia.
La commissaria avrebbe dato il via libera al salvataggio proprio per evitarne uno configurato come aiuto di stato. Questi i dubbi avanzati dai maggiori quotidiani italiani, mentre intanto continuano le proteste dei risparmiatori truffati.
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