Brexit: in arrivo una nuova crisi?
Il 23 Giugno sarà una data da ricordare per l’Europa ed il suo futuro. Giovedì si terrà in Gran Bretagna il referendum in cui i cittadini potranno scegliere se far restare il paese nell’Unione Europea. Il Brexit, parola che sta appunto a significare l’uscita “exit” britannica, si appresta ad essere un vero spartiacque per la vita dell’Unione, momento che potrebbe sancirne un deciso rafforzamento o il peggior colpo dalla sua nascita.
Un evento che porterebbe con sé probabili conseguenze anche a livello economico, portando secondo alcuni analisti ad una forte, nuova, recessione. Troppo rilevante la Gran Bretagna perché la sua uscita non porti conseguenze, conseguenze che sarebbero sia per l’Europa, ma molto probabilmente anche per la nazione stessa.
Le ragioni del Brexit
Il referendum è  supportato da un certo numero di fazioni politiche britannici tra cui spicca il Partito Conservatore del primo ministro David Cameron. Altri, come l’UK Independence Party (UKIP), continua invece ad essere di idea opposta.
Le principali ragioni dell’adesione stanno nelle possibilità di scambio e commercio legate al mercato unico, ma soprattutto i grossi timori legati all’eventuale uscita. Secondo uno studio della Fondazione Bertelsmann Stiftung, il Brexit costerebbe ai britannici circa 300 miliardi di euro in 12 anni e un netto calo del PIL. Una preoccupazione certo da non sottovalutare, soprattutto dopo il fresco ricordo della grave crisi degli ultimi anni. Ma non solo. Uscire dall’Eurozona significherebbe anche isolarsi, perdendo parte di quel ruolo primario a livello internazionale che Londra interpreta da sempre.
Una preoccupazione che sembra non toccare troppo i cittadini, preoccupati anzi delle imposizioni derivanti dall’essere parte dell’UE. Sintomatico in tal senso, il crescente consenso dell’UKIP, il partito antieuropeo britannico. Una Gran Bretagna “libera” potrebbe tornare a scegliere il da farsi su ogni tema, immigrazione in primis. Gli enormi costi dell’Unione sono un altro tema caldo, molto sentito dai cittadini britannici.
Brexit e banche: cosa succederà ?
Il sistema bancario, già sotto pressione, è uno di quelli che più preoccupa e che andrà tenuto sotto controllo a seconda del risultato del 23 Giugno.
Il referendum ha spinto Kepler Cheuvreux a rivalutare l’allocazione del loro portafoglio, fatto che ha interessato anche il settore bancario europeo. Ma non c’è da stupirsi: un esito pro Europa porterebbe ad un portafoglio con qualche “rischio” in più, mentre l’uscita spingerebbe su approcci più difensivi e sicuri.
Ma i risultati del voto cosa cambierebbero? Pare certo che i risultati negativi di un Brexit saranno certamente più evidenti di quelli positivi di una Gran Bretagna ancora nell’UE. Ne è dimostrazione l’incertezza che sta accompagnando questi giorni di avvicinamento al voto, segno di una preoccupazione palpabile.
Se lo spettro del Brexit sarà rimosso molto probabilmente porterà con sé questo clima di dubbio ed incertezza, dando impulso positivo ai mercati e ulteriore sostegno alla ripresa. Intesa Sanpaolo, Société Générale, Deutsche Bank, Natixis, Ing e Kbs saranno i titoli da cui aspettarsi performance notevoli. Banche meno esposte alla zona Euro registreranno invece andamenti ridotti.
Brexit e banche italiane
I timori del Brexit toccano anche le banche del Belpaese. Assodato ciò bisogna però dire che le profonde turbolenze dell’ultimo anno e le conseguenti azioni di sostegno (Fondo Atlante su tutte) dovrebbero aver maggiore rilevanza rispetto all’uscita britannica.
Intesa Sanpaolo ha registrato 3 miliardi di euro di dividendo sul bilancio 2016, un sintomo di salute rilevante. Con tutta probabilità la banca performerà  bene in caso di “remain”, ma non avrà grossi sconvolgimenti neanche difronte al Brexit (i legami economici con il Regno Unito non sono così rilevanti).
Non è certo il momento di cantare vittoria però. L’uscita sarebbe un evento preoccupante per l’economia dell’Eurozona, consigliando quindi gli investitori ad indirizzarsi verso azioni di qualità  ed evitando progetti legati alla stessa Eurozona (tra cui le obbligazioni). Come in tutte le situazioni di crisi l’idea è quella di preferire la sicurezza, ponendosi l’obiettivo non di guadagno, ma di salvaguardia.
VINCENZO PICARIELLO
Buongiorno,
a seguito di risultati avvenuti chiedo quali conseguenze ci saranno per chi ha stipulato un contratto di mutuo per l’acquisto della 1° casa con un istituto britannico?
Grazie.